Scrivere di un attore appena scomparso e che molto probabilmente, se potesse leggere, sarebbe attento a qualsiasi cosa a lui dedicata, mette molto timore e responsabilità, ma crediamo di poterlo fare grazie a numerose testimonianze intercorse in questi anni e alla sua inimitabile stoffa di attore noto e regista esordiente.
Non è un elogio, quello che vogliamo fare a Libero De Rienzo, né un triste ricordo della sua vita spezzata da un infarto a soli 44 anni, ma un reiterare la sua personalità sia come interprete che come essere umano.
Speravamo di poterlo apprezzare ancora in lavori coraggiosi e ben diretti, seppur poco distribuiti, come Sangue la morte non esiste (2005), con un intenso Elio Germano nei panni del protagonista, invece dobbiamo accontentarci di riepilogare i suoi validissimi lavori d’attore.
A confermare il suo talento di regista seppur appena agli inizi, c’è anche un ‘intervista di Germano, che risponde alla domanda del giornalista di quale sia il film a cui è più legato: proprio l’opera prima di Libero.
Indubbiamente tra i due c’erano molti elementi di condivisione sia ideologici che di visione artistica, e non è mai un caso, quando un pluripremiato attore scelga tra i tanti importanti lavori proprio quello di un collega agli esordi.
Chi non lo ricorda con il personaggio di Bart in Santa Maradona, che gli fece guadagnare un David di Donatello come miglior attore non protagonista nel 2002, un film scritto e diretto da Marco Ponti, in cui interpreta un personaggio che per la nostra generazione ha rappresentato un’icona e una sorta di presagio rispetto a quello che sarebbe stato il presente di quarantenni.
Libero de Rienzo è rimasto sempre vincolato a Bart, al suo divano, all’ironia sulle nostre paranoie su esseri irrisolti, di illusi idealisti, di non più giovani vittime, come allora, di un sistema che ci ha schiacciati a cui pensavamo di sopravvivere nonostante gli enormi cambiamenti sociali e politici.
Questo personaggio sedimentato nelle nostre coscienze non sminuisce comunque il suo talento, mai utilizzato abbastanza, ed espresso in film piuttosto riusciti come A/R Andata+Ritorno di Ponti al fianco di Vanessa Incontrada. Nel 2005 fa appunto il suo esordio alla regia con Sangue – La morte non esiste. Seguito poi da una serie di apparizioni in TV. Nel 2009 viene diretto da Marco Risi interpretando Giancarlo Siani in Fortapàsc. Nel 2011 appare nel film La kryptonite nella borsa di Ivan Cotroneo. Poi ancora lo vediamo in Smetto Quando Voglio (2014) diretto da Sydney Sibilia e nel 2019 in A Tor Bella Monaca non piove mai di Marco Bocci.
Nonostante il suo essere un po’ fuori dal sistema delle grandi produzioni, Libero De Rienzo è stato in grado di centrare tutti personaggi interpretati e di renderli umani, più di quanto noi possiamo immaginare.
L’attore napoletano riusciva a racchiudere in un unico personaggio due anime senza mai tradirne una: quella del fanciullo irriverente e scanzonato e quella dell’attore consumato, dando vita a una profondità che solo un attore di talento, ma con tanta umanità riesce a trasformare in arte.
I suoi personaggi non erano mai casuali, in tutti infatti risiedeva un fondo di voglia di riscatto dalla brutalità della nostra esistenza; era evidente, infatti, come, sia nella commedia che nel dramma, emergesse forte la personalità di chi si è sempre sentito “libero” di agire e manifestare il dissenso contro un sistema che sforna spesso molti colleghi mercenari, frutto di distorsioni professionali che sviliscono l’alto compito di ogni artista.
Grazie Libero, rappresenti tutti coloro che sia in luce che nell’ombra delle vite continuano a combattere attraverso la fede in quella famosa citazione di Fëdor Michajlovič Dostoevskij per cui vogliono credere che la “bellezza salverà il mondo”.
Foto ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
