Festa del Cinema di Roma: The Courageous di Jasmin Gordon ( Alice nella città- Concorso)

  • Voto

Difficile che dal TIFF (Toronto International Film Festival) arrivino film deludenti. La regola è confermata anche dall’originale, seppur tardivo, esordio di Jasmin Gordon, regista di doppia nazionalità (americano-elvetica) che alla non giovanissima età di 46 anni presenta il suo primo lungometraggio, intitolato Les Courageux. Il film è girato in Svizzera, nel cantone del Vallese, in una zona di pianura, non particolarmente attraente dal punto di vista paesaggistico e antropico, con le montagne, comunque, a incombere, come si conviene alla grandissima parte dei film svizzeri. E per la stragrande maggioranza dei film svizzeri le montagne stanno, abbastanza ovviamente, a rappresentare oppressione e claustrofobia – così anche qui, dove ciò che anima la protagonista è una costante voglia di fuga, di libertà, di sottrarsi alle pressioni e alle aspettative che la società le impone. Lo stesso titolo, che viene spiegato verso la fine, sta a significare proprio questo, laddove si dice che le persone coraggiose sono quelle che anelano alla libertà e provano a praticarla.

Peccato che la protagonista Jule, per ragioni che non sapremo ma che immaginiamo (secondo una logica piuttosto laconica e allusiva a cui il film risponde e a cui, dopo qualche esitazione, lo spettatore si affeziona) si ritrova sulla quarantina, senz’arte né parte o, volendo citare un’autrice che vedendo questo film non può non venire in mente ossia Agnès Varda, “senza tetto né legge”, con probabili trascorsi con la giustizia, tanto che alla caviglia porta una specie di braccialetto elettronico, ma – soprattutto – con tre figli, due maschi e una femmina, a occhio e croce fra i 6 e i 12 anni.

Figli, che nella scena iniziale, di straordinario impatto, tenta di abbandonare in uno dei molteplici non-luoghi di cui è popolato questo film (che, per ambientazione e laconismo, mi ha ricordato certi film della Berliner Schule: una marea di scene in auto, le stazioni di servizio, il vento, il bosco, promessa di fuga ma luogo di smarrimento, un po’ Christian Petzold prima maniera), tanto che il film sembra, almeno all’inizio prendere una piega magico-fantastica, stile Hänsel e Gretel (un bel film della Berliner Schule, intitolato Milchwald, Bosco di latte, girato al confine fra la Germania e la Polonia, variava proprio questo motivo, ne era autore Christoph Hochhäusler, correva l’anno 2003), salvo poi, invece, colorarsi di venature ad alto gradiente di critica sociale, un film alla Ken Loach, per intenderci, sulle disavventure di una madre single che deve inventarsi (è proprio il verbo giusto, dato il carattere tendente alla millanteria di Jule) come sbarcare il lunario, un autentico slalom fra le istituzioni che ovviamente intralciano più che aiutare, massimamente in Svizzera, paese mai contraddistintosi per particolare umanità e flessibilità.

La cosa accattivante e originale di Les Courageux è che la madre, pur sempre sull’orlo della disperazione e della rabbia, cerca in qualche modo, dopo l’episodio iniziale, di preservare un’immagine minimamente solare, a tratti addirittura splendida che la faccia sembrare agli occhi trasognati e rassegnati dei bambini, dalla cui prospettiva il film è spesso narrato, una persona affettuosa e soprattutto affidabile.

Questo continuo e alla fine plausibile slittamento fra tante e diverse situazioni, fra numerosi grovigli psicologici costituisce il frutto di uno stile registico molto personale, di una scrittura che oscilla fra autoconclusività e una logica alla fine ferrea e una recitazione notevolissima, sia dell’attrice protagonista, Ophélia Kolb che dei bambini, selezionati dopo un accuratissimo casting. Convince infine la brevità del film, che riesce in meno di ottanta minuti a raccontare tutto.


Les Courageux  – Regia: Jasmin Gordon; sceneggiatura: Jasmin Gordon, Julien Bouissoux; fotografia: Andi Widmer; montaggio: Jan Mühlethaler; interpreti: Ophélia Kol (Jule), Jasmine Kalisz Saurer (Claire), Paul Besnier (Loïc), Arthur Devaux (Sami); produzione: Maximage; origine: Svizzera, 2024; durata: 80 minuti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *