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Voto
Quella del reboot è un pratica ampiamente consolidata nell’odierno panorama cinematografico, che va assumendo spesso configurazioni spurie, come nel caso di questo The Strangers, primo capitolo di una trilogia già annunciata. Sebbene si tratti di un vero e proprio remake della pellicola diretta nel 2008 da Bryan Bertino, qui accreditato come autore del soggetto, quel ‘Capitolo 1’ che fa bella mostra di sé accanto al titolo stesso, suggerisce appunto un dopo (il trailer del Capitolo 2 già visibile in rete).
Evidentemente si tratta di strategie industriali e di marketing ben rodate, di cui colpisce, come altrove notato, la sempre minore distanza tra il titolo originale e il remake, e le sempre più basse ambizioni autoriali (tranne rare eccezioni). L’originale di Bertino è sì un horror solido e di discreto successo, ma non si può certo annoverare tra i titoli fondamentali del genere. A parziale conferma di quanto sopra evidenziato, bisogna aggiungere che a dirigere questa nuova trilogia è stato chiamato Renny Harlin, regista solido e di lungo corso, che però non vanta tra le pellicole da lui dirette titoli memorabili. Con premesse simili, certo non mancavano motivi che destassero potenziali preoccupazioni.
Partiti da New York in direzione Portland, Maya (Madelaine Petsch) e Ryan (Froy Gutierrez), nel giorno del loro quinto anniversario di fidanzamento, si fermano per un pranzo veloce nella sperduta Venus, 468 anime in Oregon. Ben prima di sapere che la loro auto non ripartirà, costringendoli a passare lì la notte, la coppia percepisce una certa aria di ostilità provenire da quel luogo sperduto, non fosse altro perché, nel tipico diner di provincia nel quale hanno deciso di fermarsi, i locali avventori non risparmiano alla coppia occhiate diffidenti e ostili. I due non immaginano, tuttavia, che il luogo potrebbe essergli fatale, come lo è stato all’uomo che, a inizio pellicola, viene inseguito da tre sconosciuti armati di asce, nel bosco che circonda la cittadina e il cui avviso di scomparsa è appeso in bella mostra all’interno del locale stesso. Trovato riparo per la notte, in un accogliente, ma isolato, B&B situato (guarda caso) proprio all’interno del bosco, la giovane e affiatata coppia già pregusta i momenti piacevoli che li attendono, sdraiati sul divano posto di fronte al camino acceso. Ma l’idillio è destinato a rompersi pochi minuti dopo il loro ingresso in casa, quando alla porta si ode bussare sonoramente per tre volte. Fuori c’è una donna, il volto per niente illuminato, che chiede di Tamara, ovviamente non presente in casa. Da lì in avanti gli eventi precipitano irrimediabilmente. Maya e Ryan sono stati, infatti, presi di mira dalle stesse persone che hanno ucciso l’uomo raffigurato nell’avviso di scomparsa. La casa si rivelerà presto un rifugio non sicuro e da assediati, anzi, si ritroveranno presto a vestire i panni di fuggitivi, verso una salvezza che apparirà loro come un miraggio lontano.

Riutilizzando quasi pedissequamente la storia ideata e scritta da Bryan Bertino nel 2008 (persino alcune battute chiave sono trasposte tal quali), da questa pellicola forse era lecito non attendersi elementi di grossa novità: l’intreccio rimane lo stesso, fatta eccezione per l’antefatto delittuoso e il lungo prologo che introduce lo spettatore nel contesto rurale dove la vicenda si svolge. Sono, dunque, i minuti iniziali a determinare lo slittamento maggiore che intercorre tra le due opere.
Se nella versione originale è la crisi, palpabile, del rapporto di coppia dei due protagonisti, unita ad alcuni dettagli dal forte sapore allegorico (i petali di rosa sparsi in casa e l’acqua rossa che sgorga dal rubinetto della vasca da bagno) a fungere da innesco per l’incremento della tensione, in questo remake (o reboot, scegliete voi) tale compito è affidato ai luoghi e alle persone. Anzitutto la piccola cittadina di Venus, con i suoi abitanti dai lineamenti lombrosiani, rappresentati come una comunità chiusa e diffidente, propensa al fanatismo religioso, dalla scarsa cultura di base.
In secondo luogo, naturalmente, la casa, dall’aspetto sinistro, che rimanda alle case infestate da spiriti maligni, sul modello di quella di Sam Raimi, e forse, infestata, lo è davvero.
Muovendosi comodamente sui binari del genere horror durante l’intero arco dei novanta minuti, tra atmosfere claustrofobiche e asfittiche, citazioni varie e cliché da slasher movie ben utilizzati, la pellicola risulta meno convincente nella rappresentazione (un po’ troppo piatta e stereotipata) della comunità locale e in quella dei due protagonisti, evidentemente privi di elementi chiaroscurali. La scelta di far interpretare i due protagonisti da Madelaine Petsch e Froy Gutierrez risponde, probabilmente (speriamo), all’esigenza di contrapporre candore e innocenza alla violenza cieca tipica dello slasher. Peccato però che questa scelta paia nascondere altro.
Se l’assunto del film parte dal dato statistico che negli Stati Uniti si contano 1,4 milioni di omicidi l’anno, le cui motivazioni per lo più sfuggono, in realtà nel film, neanche troppo celata, una tesi, una spiegazione, pare esserci eccome. Il fatto che i tre assassini mascherati operino nel medesimo territorio, elimina in partenza l’ipotesi della casualità del fatto e, verosimilmente, sono del luogo.

Ma chi sono, in definitiva, le vittime designate? Non sono giovani in cerca di evasione, di emozioni forti, magari sessuali. No, Maya e Ryan non assomigliano alle tipiche vittime dei maniaci omicidi dello slasher: sono persone mature, hanno un progetto di vita in cantiere e, in definitiva, pensano al futuro e non solamente al qui e ora. Provengono, però, anche dalla città, appartengono a una classe piuttosto agiata e sono, evidentemente, ben in arnese da un punto di vista economico, così come la prima vittima, nientemeno che un rappresentante delle istituzioni finanziarie. Su tutti loro ricadono, dunque, le colpe dei mali che affliggono le piccole comunità rurali come quella di Venus qui (superficialmente?) rappresentata?
Nel gioco di rimandi e riproposizione dei cliché di genere, voluta o meno che sia, è proprio questa contrapposizione tra due facce di una stessa nazione a rendere controversa una pellicola che, seppur priva di particolare spunti di originalità, ha comunque il pregio di tenere alta la tensione per tutta la sua durata.
Attendiamo (preoccupati?) i capitoli successivi.
In sala dal 28 novembre 2024.
The Strangers Capitolo 1 (The Strangers: Chapter 1) – Regia: Renny Harlin; Sceneggiatura: Alan R. Cohen, Alan Freedland (Basato su The Strangers scritto da Bryan Bertino); fotografia: José David Montero; montaggio: Michelle Harrison; musica: Justin Caine Burnett; interpreti: Madelaine Petsch, Froy Gutierrez, Rachel Shenton, Gabriel Basso, Ema Horvath, Ella Bruccoleri; produzione: Courtney Solomon, Mark Canton, Christopher Milburn, Gary Raskin, Alastair Burlingham, Charlie Dombek; origine: Stati Uniti, 2024; durata: 91 minuti; distribuzione: Vertice 360.
