Sorda (Deaf) di Eva Libertad (Berlinale – Panorama) – Premio del pubblico

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Quanto inclusiva è la nostra società? Quanto siamo veramente preparati ad accogliere, capire, incontrare chi ha abilità diverse dalle nostre? A tutte queste domande il film Sorda non risponde, o meglio, forse lo fa indirettamente, mostrandoci un momento della vita di Ángela, una non udente spagnola, alle prese con le sue difficoltà individuali nei momenti nei quali si ritrova a confrontarsi con la società in cui viviamo. Sorda è il secondo lungometraggio deIla regista spagnola Eva Libertad e riprende il tema di un cortometraggio con lo stesso titolo, pure scritto insieme ed interpretato dalla sorella Miriam Garlo.

 

 

Ángela (Miriam Garlo) lavora in una piccola ditta che produce ceramiche artistiche ed è felicemente sposata con Héctor (Álvaro Cervantes). Vive una vita normale e appagante e convive bene con la sua sordità. Parole e voci sono stati sostituiti dal linguaggio dei segni e da quello del corpo. La famiglia, i colleghi e gli amici formano le sue isole felici, delimitano il suo mondo protetto e accogliente. Il tempo è ben organizzato fra amicizia, lavoro e famiglia. Ma per quanto la sua esistenza sia ben strutturata, rivela presto la sua vulnerabilità e il suo fragile equilibrio. L’arrivo di un bambino, per quanto voluto e aspettato, mette in crisi non solo la sua relazione con Héctor, ma forza Ángela a rimettersi in discussione. Si deve scontrare con il mondo esterno e meno protetto; non quello della sua cerchia familiare e amicale, ma quello ‘normale’, meno accogliente e meno comprensivo delle sue difficoltà. In particolar modo è la fiducia in sé stessa come madre che viene a mancarle all’improvviso.

Se all’inizio la paura principale di Ángela è che pure il bambino possa essere sordo, alla buona notizia che il suo udito sia a posto, subentrano per Ángela altri problemi che, se da un lato sono tipici per una madre, senza dubbio tendono ad intensificarsi nella particolare situazione di non udente. La frustrazione e la paura di non capire la figlia si sommano alle insicurezze personali. In situazioni nuove e non precedentemente preparate a sufficienza Ángela si trova incapace di reagire con disinvoltura e mostra tutte le sue fragilità. Dovrà accettare di crescere un figlio diverso da lei in una realtà diversa da quella che lei si è costruita per proteggersi, e quindi ammettere sconfitte, e sopportare – che non significa però accettare –  incomprensioni da un mondo esterno al suo.

Verso la fine il film riesce con bravura a trasmette la necessità di una accettazione reciproca dei limiti, o se vogliamo, delle diverse capacità percettive ai quali siamo inevitabilmete sottoposti. Pure il pubblico in sala viene messo nella condizione di confrontarsi con le proprie barriere sensoriali. Proprio per questo la musica minimalista di chiusura, il Neskaren Kanta della solista basca Verde Prato (all’anagrafe Ana Arsuaga) ci lascia a fine proiezione con la complice dolcezza e la rara potenza evocativa ed emotiva di un sonoro dell’assenza. Un film interessante e necessario, realizzato nella forma di una narrazione classica che si concentra sulla continua lotta dell’individuo per l’inclusione e per una società rispettosa per tutti.


Sorda  – Regia: Eva Libertad; sceneggiatura: Eva Libertad, Nuria Muñoz; fotografia: Gina Ferrer; montaggio: Marta Velasco; musica: Aránzazu Calleja;  scenografia: Anna Auquer; interpreti: Miriam Garlo, Álvaro Cervantes, Elena Irureta, Joaquín Notario; produzione:  Miriam Porté, Nuria Muñoz Ortín, Adolfo Blanco per Distinto Films  (Barcelona)  Nexus CreaFilms (Murcia/Spagna)  A Contracorriente Films (Barcellona) ; origine: Spagna, 2025; durata: 99 minuti.

 

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