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Stando all’Enciclopedia Treccani, Agone era per “gli antichi greci [una] gara (ginnica, ippica e musicale) disputata per la conquista di premi”. Da questa antica competizione atletica parte l’idea dell’esordiente Giulio Bertelli di concepire il suo Agon come un finto documentario sulla preparazione atletica e i sofferti destini di tre atlete partecipanti a dei giochi fittizi chiamati “Ludoj 2024”. Le atlete competono in tre diverse discipline, fra le più classiche, dei giochi olimpici: il tiro a segno, la scherma e il judo.
In un montaggio che ci sembra essere cronologico, i tre episodi si sviluppano procedendo e alternandosi fra loro senza però mai intrecciarsi, nemmeno durante le gare competitive dei suddetti “Ludoj”, verso la fine. Agon ci presenta le tre atlete e descrive vagamente la loro routine quotidiana fatta di allenamenti, controlli medici, videogiochi per ammazzare i tempi morti etc. Inoltre, il regista sembra divertirsi ad aprire parentesi extra temporali dove ci mostra, per esteso e in dettaglio, particolari tecnici per quanto riguarda l’attrezzatura, i materiali e l’ottenimento dei requisiti; nonché primi piani che esaltano il corpo e l’eccezionale forma fisica e dei muscoli, richiesta per prepararsi ad uno sport di alto livello competitivo ed agonistico come quello olimpico.
La prima storia interessa la figura (fittizia) di una giovane atleta di tiro a segno, Alex Sokolov, nel film già vincitrice di una medaglia d’oro alle Olimpiadi di Tokyo e però ormai ridotta sul lastrico, e ora per giunta finita in disgrazia e abbandonata dal suo sponsor principale per aver violato il regolamento morale della sua disciplina. Il ruolo affidato all’attrice Sofija Zobina (La Chimera) prende il nome dalla figura storica di Nadezhda Durova, amazzone russa ferita durante le guerre napoleoniche, famosa per il fatto che si travestiva da uomo.
Yile Vianello (Corpo celeste, La Chimera) invece interpreta un’atleta di scherma dal nome enigmatico di Giovanna Falconetti. Luigi Bertelli volutamente mescola il nome della storica figura di Giovanna d’Arco al cognome dell’attrice francese Renée Falconetti che ne impersonò l’iconica figura nel capolavoro di Carl Theodor Dreyer La passione di Giovanna d’Arco (1928). Scelta che rimane però alquanto oscura fino al momento in cui la giovane atleta partecipa in lacrime ad un’intervista verso la fine del film, dove racconta della sua dolorosa esperienza. Questo episodio si basa su fatti reali e racconta di un incidente mortale avvenuto durante i campionati mondiali di scherma di Roma nel 1982. Solo che Agon, invece che sulla vittima, si concentra sulla figura dell’avversario che ha scagliato il colpo.
L’unico episodio che porta sullo schermo una vera atleta olimpica, Alice Bellandi, e non un’attrice di professione, è invece quello dedicato alla disciplina del judo. E qui, sempre riferendoci al film di Dreyer, è proprio lei a subire una vera e propria passione, una via crucis, perché costretta all’operazione ad un ginocchio che le procura dolore durante gli allenamenti. E Giulio Bertelli qui non si limita ad accennare all’evento chirurgico, ma arriva a mostrarci l’operazione stessa, nuda e cruda, in una realistica ripresa in sala operatoria. E non ci risparmia nemmeno le diverse fasi della terapia di riabilitazione successiva.
Tornando a parlare delle parentesi extratemporali di cui dicevamo, dopo aver letto la breve biografia del regista, potremmo dire che rivelano il profondo interesse di Bertelli per la tecnologia e per l’estetica dell’assemblaggio tecnico, ma risultano, e questo nonostante la loro funzione nobilitante dal punto di vista estetico, se non fuori luogo, comunque poco integrate nel contesto del film.
Per certi versi guardando Agon, tornano in mente sia per la tematica, sia per l’estetica filmica spesso composta da inquadrature inconsuete e non frontali, Life is not a Competition, but I’m winning della regista tedesca Julia Fuhr Mann del 2023. Pure quest’ultimo film cercava di unire figure storiche di atlete in un’opera di finzione travestendola però da documentario. Entrambi inoltre sono opere altamente concettuali, e in parte rigidamente strutturate in un montaggio che scorre poco fluido e tende quindi a non curarsi di accompagnare lo spettatore a capire fino in fondo la complessa costruzione e le motivazioni da cui l’intero progetto è nato.
In sala dal 29 agosto.
Agon – Regia e sceneggiatura: Giulio Bertelli; fotografia: Mauro Chiarello; montaggio: Tommaso Gallone, Francesco Roma, Giulio Bertelli; musiche: Tom Wheatley; scenografia: Ludovica Ferrario; interpreti: Yile Vianello, Alice Bellandi, Sofjia Zobina; produzione: Art+Vibes, Big Red Films, Mia Film; origine: Italia/ Stati Uniti/ Francia, 2025; durata: 100 minuti; distribuzione: Mubi.
