Arcane (Stagione 1)

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Scienza o magia?

Non è mai semplice trasporre su schermo un’opera complessa e già ben avviata, sia essa letteraria o, come nel caso della nuova serie Netflix Arcane, videoludica. Nato dalla fervida e pirotecnica fantasia dei produttori della casa Riot Games, quello di League of Legends è un franchise ormai conosciuto, apprezzato e giocato da migliaia di utenti e appassionati in tutto il mondo, per questo al contempo oggetto di culto e bersaglio di alte aspettative.

La prima stagione – già rinnovata, visto l’enorme successo di pubblico e critica, per una seconda in programma nel 2022 – della serie animata Arcane, ideata da Christian Linke e Alex Yee è un’autentica, piacevolissima sorpresa. Innanzitutto, perché adatta a chiunque ne sia semplicemente incuriosito, essendo a sua volta un prologo della creatura digitale della Riot, quindi a suo modo distaccata e disinteressata a qualsivoglia rimando videoludico. Liberi da legacci indissolubilmente – e inevitabilmente – connessi al quadro generale della narrazione – in riferimento a un videogioco si preferisce chiamarla “lore” -, gli showrunner sono stati in grado di realizzare un prodotto fresco e vitale, partendo da zero, ma abili a scegliere personaggi “già esistenti” in grado di offrire allo spettatore potenzialità di crescita e di interesse davvero notevoli. Su tutti, la vera protagonista della storia, l’innocente Powder, destinata a trasformarsi nella psicotica e anarchica Jinx, una sorta di Harley Quinn steampunk, vittima senza (quasi) possibilità di salvezza di un destino avverso fin dalla preadolescenza. Ma ogni personaggio protagonista delle vicende narrate in Arcane offre intensi e interessanti spunti di riflessione, magari familiari ai più smaliziati, ma non per questo meno funzionali alla narrazione o capaci di stimolare un certo livello di empatia: dall’ambizione del talentuoso Jayce Tallis, ai patemi fisici ed esistenziali del collega Viktor; dal coraggio dell’eroina Vi, al morboso desiderio di controllo dell’ambiguo Silco – in assoluto il personaggio più ammaliante di questa prima stagione.

Ma, oltre una struttura narrativa affatto semplicistica, ma livellata su diversi strati di macchinazioni sovversive, doppiogiochisti, ambienti borderline, intrighi politici e riflessioni sociali sul contrasto tra classi povere e un’aristocrazia refrattaria al benessere collettivo, che perfezionano un “world building” a dir poco accurato, Arcane stupisce e cattura per la coordinata e stupefacente alternanza tra animazione a suo modo “analogica” e computer grafica. Coloratissima, ultrapop – esemplari in questo senso le eruzioni di colori ed effetti che contraddistinguono le scene d’azione e gli sbalzi umorali dell’ossessionata Jinx -, mai sottotono nell’accompagnare lo svolgimento della narrazione, l’estetica di questo gioiello animato e il timbro espressivo, sia grafico che verbale, usato da Linke e Yee, indirizza Arcane verso un pubblico maturo, senza girarci intorno. Grazie a questa saggia presa di posizione, Arcane abbandona ogni legaccio con la sua sorgente videoludica e si prepara a diventare una delle serie più seguite e amate dell’intero palinsesto nella “N” rossa.


Arcane –  genere: animazione, azione, steampunk; showrunner: Christian Linke, Alex Yee; stagioni: 1 (rinnovata); episodi miniserie: 9; produzione: Riot Games, Fortiche Production; network: Netflix; origine: U.S.A., 2021; durata: 39′-44′ minuti; episodio cult: 1×08 – Olio e acqua

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