Vincitore della Palma d’oro a Cannes e ora nelle sale italiane, Anatomia di una caduta (Anatomie d’une chute) è l’ultima formidabile opera di una regista, Justine Triet, che ha sempre avuto i suoi lavori nelle varie sezioni del Festival sulla Croisette, a partire, ormai un decennio fa, da La Bataille de Solférino (2013). E questo anno ha fatto pienamente centro, come si è detto, grazie ad un splendido dramma psicologico, ben studiato nei dettagli, dove risalta la magnifica, articolata e sfuggente recitazione dell’attrice tedesca Sandra Hüller che a buon titolo dovrebbe essere considerata, idealmente, come la totale co-autrice di questo superbo film. Tra l’altro la Hüller (Requiem, Amour Fou, Vi presento Toni Erdmann) era presente a Cannes 2023 in un altro ruolo importante – e anch’esso non facile – e cioè come coprotagonista di The Zone of Interest del regista inglese Jonathan Glazer, giustamente vincitore del Gran Premio della Giuria, presentato in anteprima italiana alla Festa di Roma, qualche giorno fa. Infine da ricordare ancora che la grande attrice tedesca aveva già lavorato insieme e con successo con Justine Triet nel precedente Sybil – labirinti di donna (2019). Ma passiamo a dire di Anatomia di una caduta.
Siamo in una grande casa luminosa sulle Alpi francesi. Fuori, sulla neve, splende il sole. La musica in versione strumentale e suonata al pianoforte di P.I.M.P., il brano del rapper ’50 cent’, rimbomba nella grande stanza ad un volume altissimo, tanto che Sandra (Sandra Hüller) scrittrice di successo, è costretta ad interrompere un’intervista che stava rilasciando ad una giovane ricercatrice. Poco dopo, il figlio Daniel (Milo Machado Graner), ipovedente, rientra a casa da una passeggiata con al guinzaglio il suo indispensabile cane-accompagnatore. Lo aspetta una tragica scoperta. Quello che noi vediamo disteso sulla neve insanguinata – mentre il bambino no – è il corpo inerme di Vincent (Samuel Theis), il padre di Daniel. Nonostante il caso si presenti, apparentemente, come uno sfortunato incidente, venuto ad interrompere una felice vita familiare, non può venir chiuso con facilità: gli indizi trovati dall’accurata analisi della magistratura portano in rilievo dei dettagli nascosti nella fragile e non sempre rosea relazione di coppia tra Sandra e Vincent. La donna viene incolpata di omicidio colposo. E segue un processo.
Una sceneggiatura impeccabile scritta da Triet a quattro mani insieme al compagno Arthur Harari, nulla ha da invidiare ai grandi classici del cinema del dramma psicologico, dove la tensione non accenna mai a calare, anzi nuovi e inaspettati punti di vista emergono all’improvviso a spiegare o meglio intrigare ulteriormente i fatti. Quanto sembrava chiaro, ad un certo momento non lo è più. Dato che la narrazione degli eventi del processo non lascia spazio alle grandi emozioni, sono proprio le crepe di una relazione sentimentale ormai arrivata al limite di un baratro pericoloso a venir poste in evidenza, a venir appunto sezionate e rese pubbliche durante l’udienza. Sì, perché, che la protagonista Sandra sia colpevole o meno, e comunque finisca il processo, non ci sono né vincitori né vinti, rimane soltanto il terribile dramma della vicenda, e soprattutto un inquietante dubbio, che scuote la fiducia reciproca fra madre e figlio. Questo il vero “sale” di un film sull’ambiguità e sulla forse inutile impossibilità ad avere una sola, unica, definitiva verità.
Di certo uno dei migliori film dell’anno, assolutamente da non mancare, quello che si dice a ragione un capolavoro.
In sala dal 26 ottobre 2023
Anatomia di una caduta (Anatomie d’une chute) – Regia: Justine Triet; sceneggiatura: Justine Triet, Arthur Harari; fotografia: Simon Beaufils; montaggio: Laurent Sénéchal; interpreti: Sandra Hüller, Samuel Theis, Swann Arlaud, Jehnny Beth, Milo Machado Graner, Saadia Bentaïeb; produzione: Les Films Pelléas, Les Films de Pierre; origine: Francia, 2023; durata: 150 minuti; distribuzione: Teodora.