Il ragazzo e l’airone di Miyazaki Hayao (Oscar per il miglior film d’animazione)

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Fortunatamente non sempre le promesse vengono mantenute. In questo caso la promessa del grande regista di animazione giapponese Miyazaki Hayao (Orso d’oro a Berlino e Oscar nel 2003 per La città incantata) di ritirarsi dal lavoro dopo il film Si alza il vento (2013). E così, dopo quasi sette anni di lavorazione esce, senza il minimo bisogno di venir pubblicizzato, il nuovo – e speriamo a questo punto non ultimo – film del regista in produzione allo Studio Ghibli: Il ragazzo e l’airone.

In Giappone, dove il film è uscito in anteprima, è già stato un gran successo, e non solo di pubblico, ma anche di critica. Ad aumentare le aspettative in patria ha sicuramente aiutato molto il fatto che l’anime sia liberamente ispirato al classico della letteratura giapponese per ragazzi E voi come vivrete? di Genzaburō Yoshino, e che, non a caso, è anche il titolo originale del film. Mentre il titolo italiano – tradotto da quello inglese e scelto per la distribuzione internazionale –, tende a ridurre la storia ad una semplice amicizia uomo-uccello, cosa che il film non è, e che non aiuta molto chi vi cercasse una chiave di lettura all’intricata trama.

Certo, perché in questo complesso, in parte autobiografico, comunque profondamente intimo anime, Miyazaki si appresta a dare una sua (ottimistica) interpretazione, animista e in chiave fantasy, di questo nostro mondo imperfetto e ci indica un modo per affrontarlo con saggezza.

Sono immagini molto drammatiche quelle che aprono il film. Mahito, il protagonista, è ancora un bambino quando la sua mamma muore in uno dei bombardamenti che hanno devastato la città di Tokyo, durante la guerra del Pacifico.

Per Miyazaki, nato sotto quei bombardamenti, la guerra è sempre stata un tema cruciale, che ha sentito di dover trattare spesso nei suoi film (vedi Porco Rosso, Nausicaä nella Valle del vento, Principessa Mononoke). Ma qui, come dicevamo, le immagini, raggiungono una particolare intensità: le forme umane tendono a sfaldarsi nel movimento della fuga e nel fuoco. Scene così drammatiche in un anime si erano viste solo in Una tomba per le lucciole (1988) di Isao Takahata.

Mahito si trasferisce con il padre in campagna, dove quest’ultimo ha deciso di sposarsi con la sorella minore della moglie morta, e quindi zia del bambino, Natsuko. La nuova dimora è situata vicino ad un antico palazzo e ad un’alta torre in rovina, sulla quale trova riparo uno strano ed enigmatico airone.

Il ragazzino sebbene curioso del luogo, non sembra però contento della nuova situazione familiare, e per giunta non viene ben accolto dai nuovi compagni di scuola. Per evitare di dover andare in quest’ultima, Mahito, servendosi di un sasso, si auto ferisce con violenza alla testa. A letto malato, sogna l’airone cenerino che lo sfida a raggiungere la sua mamma, la quale – gli confida bleffando – in verità non è morta, ma lo attende in un’altra dimensione.

Quando la zia Natsuko all’improvviso scompare nel bosco sarà Mahito stesso, seguito dalla vecchia Kiriko, a obbligare l’airone a fargli da guida perché lo accompagni a cercare entrambe le ‘mamme’ perdute. Il passaggio verso l’aldilà si trova entrando nel rudere abbandonato della torre-meteorite e oltrepassando il portone con la scritta “Fecemi la divina potestate”. Quest’esplicita citazione alla Divina Commedia dantesca segna per Mahito l’inizio di un viaggio allegorico, un pellegrinaggio nel regno dei morti, che lo aiuterà a redimersi spiritualmente.

Traghettato sull’isola ‘dove si nasce e si muore’ da una Kiriko-Caronte, Mahito incontra i pellicani golosi di mangiarsi i Warawara: gli spiritelli dei non-ancora-nati. Il suo viaggio prosegue in un complesso labirinto di situazioni anche pericolose, in mondi paralleli e diversi spazi temporali. Ogni porta, ogni tunnel, ogni corridoio attraversato, farà crescere e maturare moralmente Mahito, così da ottenere di poter tornare finalmente alla realtà, seppur imperfetta del suo mondo, nella consapevolezza di poter (e dover) essere lui l’artefice della propria e altrui felicità.

Chi già conosce Il castello errante di Howl, o La città incantata non avrà difficoltà a ritrovare da subito, anche in questo film, caratteristiche simili ai vari personaggi dell’immaginario mitico di Miyazaki: le anziane dame dai grossi nasi, in particolare Kiriko, sono kami: spiriti buoni, solitamente custodi di luoghi sacri, che proteggono il ragazzino; poi c’è Himi, la versione giovane, immaginata come fuocherello, della sua mamma; o il prozio, figura canuta e autoritaria, che riconoscendo i suoi errori, preferirebbe abdicare al nipote il suo ruolo di patriarca e regolatore del mondo. Nel corso della narrazione anche i simboli si incalzano uno dopo l’altro: l’arco e la freccia, le porte, le pietre, le tante torri (la torre meteorite, l’instabile torre giocattolo dai tredici pezzi di pietra); infine, sono da ricordare le varie tipologie di uccello che popolano i diversi mondi: l’airone, i pellicani, gli uomini-pappagallo. Anche se solo questi ultimi sono i veri malvagi del film, nessuno degli alati pennuti è veramente affidabile, nemmeno l’airone, che anzi, sembra pure lui, alla stregua degli uomini-pappagallo, sottostare solo alla legge del più forte. L’ambiguità è intrinseca alla loro metamorfosi.

Sicuramente è il film più visionario di Miyazaki, e vuole essere un suo lascito pieno di speranza nelle giovani generazioni. Inoltre il regista riesce a concepire immagini che fondono ottimamente l’iconografia cara all’animismo con il simbolismo di radice occidentale. Qui e là è facile per una spettatrice o uno spettatore occidentale ritrovare parallelismi visivi con Böcklin e Dante risolti con grande creatività e maestria.

Insomma, chissà quante storie fantastiche e quanti mondi meravigliosi nasconde ancora la magica matita di Hayao Miyazaki!

In sala dal 1 gennaio 2024
Per approfondire il cinema del grande regista giapponese si veda anche: Miyazaki Hayao: il cinema, il volo, le figure femminili – Una rassegna lo ricorda


Il ragazzo e l’airone (Kimi-tachi wa dō ikiru ka?); regia, sceneggiatura: Hayao Miyazaki; montaggio: Takeshi Seyama, Rie Matsubara, Akane Shiraishi; musica: Joe Hisaishi; produzione: Studio Ghibli; origine: Giappone, 2023; durata: 124 minuti; distribuzione: Lucky Red.

 

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