Ennio Doris – C’è anche domani di Giacomo Campiotti

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Confesso di aver vacillato sulla poltrona quando, in sottofinale, sono partite le note di Uomini soli dei Pooh, laddove s’alza l’acuto Dio delle città e dell’immensità. Lo so, da giorni su Facebook si celia su Ennio Doris – C’è anche domani, la cine-biografia di colui che fondò la banca Mediolanum insieme a Silvio Berlusconi: per via del sottotitolo, che sembra fare il verso al film di Paola Cortellesi, e di una certa dimensione agiografica che permea l’operazione. In realtà C’è anche domani è il titolo di un libro autobiografico, scritto con Leopoldo Gasbarro, che lo stesso Doris pubblicò nel 2014 (Sperling & Kupfer). Il biopic di Giacomo Campiotti ad esso s’ispira fedelmente. Arriverà nelle sale con Medusa solo per tre giorni, a mo’ di “evento speciale”, e più in là, in autunno, sarà trasmesso su Canale 5.

Massimo Ghini, esperto del ramo-ritratti (Enrico Mattei, Giorgio Amendola, Antonio Meucci, Roberto Rossellini, Papa Roncalli da giovane, eccetera), incarna Doris da grande, diciamo sessantottenne, partendo la storia dal cruciale 15 settembre del 2008, quando crollò la Lehman Brothers e fu l’inizio di una catastrofe mondiale. Il film prende l’avvio da lì: tornato nella natia Tombolo, nel Padovano, per giocare a carte con gli amici, l’ormai ricchissimo e potente banchiere riceve una telefonata dal figlio Massimo: i mercati sono impazziti, deve tornare subito a Milano per capire cosa fare. Durante il viaggio in elicottero ripensa alla propria infanzia povera ma dignitosa (parte primo flashback), e intanto decide di seguire una strada audace, a suo modo sconsigliata da tutti, all’inizio pure da Berlusconi, socio al 50 per cento di Mediolanum: rimborsare 11 mila clienti, che avevano acquistato titoli con sottostante Lehman, per un totale di 120 milioni di euro, sborsati direttamente da lui.

Io non saprei dire se Doris (1940-2021) sia stato davvero un “banchiere gentile”, come vuole la leggenda. Come molti di noi, ricordavo lo spot girato in Sudafrica nel 2000, con l’imprenditore che con un bastone disegna un cerchio sul lago salato, mettendosi al centro, a ricordare la “filosofia” della casa, e poco altro, a parte l’amicizia proverbiale con il Cavaliere. Immagino che valga anche per Campiotti e il suo sceneggiatore Carlo Mazzotta, i quali solo dopo aver letto il libro del 2014 hanno accettato di dedicarsi al film su commissione.

Certo apologetico, pieno zeppo di musica e canzoni, anche di scene madri e sottolineature drammatiche in stile fiction Mediaset, se non fosse, così assicurano i due autori e l’intera famiglia Doris, alla proiezione stampa al cinema Quattro Fontane di Roma insieme agli attori e a Cesara Buonamici a fare da conduttrice, che sarebbe tutto vero, al millesimo, anche ciò che pare uscito da un copione scritto per abbellire le situazioni. Poi, certo, conta lo stile, onesto, adottato da Campiotti, che nacque come allievo di Olmi e autore ambizioso, via via intonandosi agli standard della narrazione televisiva, anche di forte impatto emotivo, come Braccialetti rossi.

Massimo Ghini

Nell’andirivieni temporale, si risale al cruciale 2008 partendo dal 1950, quando il biondissimo tredicenne Ennio, gran tifoso di Coppi insieme al padre Alberto mediatore di bestiame, mostra subito di aver senso pratico e dimestichezza coi numeri (si farà sempre chiamare “ragioniere”, non “dottore”). Secondo la formula classica della biografia, ecco i primi morsi della nefrite infantile, la penuria di cibo in casa, l’assunzione in banca, l’incontro con la quindicenne Lina che sarà l’amore della sua vita, il sogno della Citroën Ds 21, l’intuizione di “portare” la banca alle persone di campagna, il sodalizio con Berlusconi nato per caso a Portofino…

Massimo Ghini è misurato nell’accostarsi a Doris, per restituirne il legame con le radici e quel suo stare coi piedi per terra, mentre Lucrezia Lante della Rovere fa Lina da adulta, premurosa e solidale. Variamente coinvolti, nello scorrere del tempo, Antonio Nicolai, Daniel Santantonio, Emma Benini, Eugenio Franceschini, Maurizio Donadoni, Claudia Marchiori e Luigi Diberti (con il parrucchino, sembra al Pacino e un attimo dopo Eli Wallach).

So bene che il film, prodotto da Guido Borghi, si presta al sarcasmo e allo sfottò, ma, dentro il perimetro stabilito, Ennio Doris – C’è anche domani si può vedere. Non capisco perché farlo uscire al cinema, magari per una questione di tax-credit: avrebbe avuto più senso spedirlo direttamente sul piccolo schermo.

In sala il 15-16-17 aprile 2024


Ennio Doris – C’è anche domani Regia: Giacomo Campiotti; sceneggiatura: Giacomo Campiotti, Carlo Mazzotta; fotografia: Stefano Ricciotti; montaggio: Davide Miele; musica: Carmine Padula; scenografia: Enrico Serafini; interpreti: Massimo Ghini, Lucrezia Lante della Rovere, Daniele Santantonio, Antonio Nicolai, Emma Benini, Eugenio Franceschini, Carlo Favero, Giulia Vecchio, Alice De Zan, Luigi Di Berti, Alessandro Bertolucci, Maurizio Donadoni, Alessandro Bressanello, Elles Case, Anis Gharbi; produzione: Guido Borghi per Movie Magic International S.r.l.; origine: Italia, 2024; durata: 122 minuti; distribuzione: Medusa Film.

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