Festival dei Popoli: E tu come stai?  di Filippo Maria Gori e Lorenzo Gori

  • Voto

Parlare in Italia oggi di uno sciopero generale può apparire anacronistico. Parlando del mondo del lavoro, assistiamo ad una miriade di situazioni di crisi, di fabbriche sull’orlo della dismissione, nelle quali le vite e gli interessi di centinaia di lavoratori sono in pericolo. Ma mai ad un discorso che sia in grado di proporre soluzioni che possano andare bene per tutti. Di una lotta che possa coinvolgere tutti.

Ogni situazione sembra essere particolare. In ogni fabbrica sembra che il problema sia sempre e solo la colpa di una singola società, di un solo padrone, che pensa esclusivamente ad aumentare in maniera esponenziale i propri guadagni, indifferente alla realtà sociale nella quale questi insediamenti produttivi sono collocati, indifferente alla vita dei singoli.

Ed ogni volta i lavoratori si scoprono deboli e fragili, sorpresi di vedere che gli effetti dell’assenza di una seria politica industriale possa cadere su loro, indignati contro un sindacato che per molti anni hanno loro stesso contribuito a rendere sempre più marginale, a favore di piccole firme che rappresentano più che altro interessi corporativi.

I lavoratori si trovano così in una società che si trasforma in qualcosa che ancora non riusciamo a capire cosa potrà essere. Perché è chiaro che una società con sempre maggiori diseguaglianze, è destinata alla crisi totale.

Il cinema documentario ha sentito questa urgenza e non è rimasto indifferente rispetto a quello che sta accadendo, raccontando e mostrando alcune di queste situazioni limite. Gli esempi sono tantissimi. È stato il caso, per esempio, della fabbrica della Whirlpool di Napoli – una occupazione durata un anno e terminata con il licenziamento di 316 operai – documentata in Via Argine 310 di Gianfranco Pannone, o, come adesso, E tu come stai?, documentario diretto da Filippo e Lorenzo Gori, autori che hanno già lavorato in progetti sempre con un taglio di inchiesta e giornalistico, e che hanno messo in scena la mobilitazione degli operai della GKN di Firenze, una fabbrica di Campo Bisenzio, specializzata nella costruzione di componenti automobilistiche, e che, dopo essere stata acquistata da dei fondi di investimento, ha licenziato, senza preavviso, i suoi dipendenti.

I lavoratori non sono rimasti con le mani in mano. Hanno costituito il Collettivo di Fabbrica – Lavoratori Gkn Firenze, hanno occupato la fabbrica, ma soprattutto sono riusciti ad organizzare un movimento che ha coinvolto anche studenti e cittadini comuni, una collettività che è scesa in  piazza a manifestare per le giuste rivendicazioni degli operai, seguendo uno slogan formato da una sola parola, che può voler dire molto come può voler dire niente: “Insorgiamo”.

La vicenda è andata avanti per moltissimo tempo. Ha iniziato ad occuparsene la televisione e, timidamente, anche la politica. La magistratura ha dichiarato  licenziamenti illegittimi, un’altra società ha rilevato la fabbrica, ne ha cambiato il nome, la lotta sembra essere stata vinta.

Notizia di questi ultimissimi giorni, però, è che il nuovo proprietario non sta pagando i lavoratori, e nuove manifestazioni si stanno organizzando, nelle strade come nelle Università, perché i lavoratori hanno capito bene che senza il sostegno della comunità non si va lontano.

Sono storie queste sulle quali è molto difficile mettere la parola fine, perché la realtà si trasforma continuamente e il capitalismo è vorace. Dicono i registi: “questo non è un film su una storia che è avvenuta, ma su come la Storia possa avvenire”. Il documentario infatti vive un tempo diverso. Racconta una storia che deve avere un inizio ed una fine, anche forzata a volte, perché più di tanto una situazione non la si può riuscire a seguire. Ed è encomiabile lo sforzo di chi cerca di raccontare proprio queste situazioni: i problemi della fabbrica di questi anni, il senso del sentirsi soli, le lotte collettive, le politiche industriali, gli egoismi. Non sono questi film che chiariscono le situazioni. Le voci che ascoltiamo sono sempre e solo quelle dei lavoratori. I padroni non parlano, come se facessero parte di un’altra specie umana, intoccabile e inarrivabile, che non si degna di comunicare con noi.

Sono però film nelle quali si sente tantissimo il bisogno dell’altro, e si sentono anche le contraddizioni di questa richiesta. Come quando, anche all’interno delle proprie realtà produttive, si tutelano solo i lavoratori dipendenti e ci si disinteressa ai lavoratori che lavorano in appalto, o alle partite Iva o alle altre mille forme di precarietà alle quali la politica di questi anni ci ha abituato con la falsa idea della mobilità come sinonimo di modernità.

E tu come stai? cerca di rivoltare la domanda, di rivolgersi anche a chi questi documentari li guarda. Uno sforzo destinato, purtroppo, probabilmente a cadere nel vuoto, fin quando si confonde l’inchiesta con il documentario destinato alle sale, che è un po’ il limite di questo film che verrà visto principalmente solo da chi su questo tema ha maggiori sensibilità, ma che comunque ha l’enorme pregio di parlare ad alta voce di una lotta sacrosanta, e di essere – si spera – di aiuto verso chi questa lotta porta avanti.

In anteprima al Festival dei Popoli


E tu come stai?  – Regia: Filippo Maria Gori, Lorenzo Gori; Sceneggiatura: Filippo Maria Gori, Collettivo di Fabbrica – Lavoratori Gkn Firenze; Fotografia: Filippo Maria Gori e Lorenzo Gori; Montaggio: Filippo Maria Gori; Produzione: Luca Ricciardi per Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, Istituto Ernesto de Martino, Filippo Maria Gori; Origine: Italia, 2022; Durata: 100’;  Distribuzione: OpenDDB (Distribuzioni dal Basso).

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *