The Menu di Mark Mylod

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Spranga contro spranga produce un rumore metallico e asettico. Mano contro mano crea un suono secco e disturbante. Il primo battito è la novità, il secondo ti riempie le orecchie, il terzo te le assorda e il quarto inizia a spaventarti. Sempre più, sempre peggio.  Presentato in anteprima alla passata Festa di Roma, The Menu per la regia di Mark Mylod è un horror minimalista che indaga una società sempre più all’osso finché le ossa premute e raschiate sono quelle dei personaggi stessi. Lo fa prendendo un ambito, la cucina, e investigando come la meravigliosa ricerca del gusto possa portare alla perdita del gusto stessa. Giunti a quel punto si tocca la sterilità più divorante, tanto di coloro che mangiano, tanto di coloro che cucinano.

Margot (Anya Taylor-Joy) e Tyler (Nicholas Hoult) stanno al molo. Una navetta viene a prendere loro e un gruppo di persone per portarli a fare serata in un ristorante. Non è un ristorante qualunque, è l’Hawthorne, gestito da un celebrity chef, Slowik (Ralph Fiennes), e qualunque non sono nemmeno i clienti che ci stanno andando: pop star in declino, critici gastronomici, yuppi del XXI secolo, clienti affezionati al ristorante (meno al partner) e poi proprio loro, Margot e Tyler. Tyler è un giovane ed eccitato estimatore della cucina gourmet, Margot la sua fidanzata per una sera e i due stanno per spendere un capitale per mangiarci. O meglio, Tyler sta per spendere un capitale, ma alla giovane non importa:

Mangiamo un rolex, ma tanto paghi tu.

A chi importa invece della presenza di Margot è lo chef Slowik: la donna non dovrebbe essere lì, lei non era nella lista e non ha nulla in comune con gli altri clienti. Lei è una spalatrice di merda, come loro che lavorano in cucina, come lui che la comanda. E questo è un problema. Il menù però non può essere interrotto: tra una portata e l’altra, un battito di mano a introdurre ognuna, tra una sorpresa e la successiva, il clima si fa sempre più costrittivo quanto metallico. Dopotutto

È tutto parte del menù.

E bisogna essere consapevoli, non solo mangiare, ma saper degustare tortillas e peccati.

Un novello dieci piccoli indiani con tanto di isola al seguito e una novità: la cucina. The Menu è un film che affronta la cucina sia in quanto materia investita dal progresso sia in quanto fenomeno sociale. La corsa del nuovo ha infatti travolto la cucina da mezzo secolo e il piatto servito in tavola è tanto più lontano dalla sua funzione di nutrimento quanto più vicino alla sua funzione di arte visiva e alimentare. La cucina, dopotutto, è l’unico ambito in cui l’opera d’arte te la mangi. Non è quindi secondario che il cibo non sia più prodotto esente da critiche, ma sia invece analizzato e scisso fino alla sua natura biochimica. Fino all’atomo. E al contempo sia qualcosa di sociale. In parole povere, anche in cucina come nel mondo

C’è chi serve e chi viene servito.

E chi serve, essenzialmente, è uno «spalatore di merda». Mark Mylod parte proprio da questi due concetti per costruire il suo film e lo immerge in una classica atmosfera horror virata al minimalismo teatrale. La location, il servizio, il cibo stesso, tutto è scheletrico, a riprendere quel lato oscuro di uno stile – il minimalismo, appunto – che domina ormai da vent’anni lo stile occidentale (e non solo, anzi) e che anche quando vede l’aggiunta del vezzo lo fa al confronto con l’essenziale a cui si dovrebbe ambire per…moda? La mdp osserva da ogni angolo questo stile, si fa critico giocando d’obliquo e facendosi sciolta nel passare da un tavolo all’altro, tra i convitati, e poi osservando quali siano gli effetti sui personaggi stessi.

C’è chi come la disincantata (ed efficace) Anya Taylor-Joy ne vede il prevedibile lato comico, da ragazza che alla fine di una cena, con tutte le bontà che vi possono essere, si aspetta di sentirsi anzitutto piena. Chi come il disilluso (e meno efficace) Ralph Fiennes ha perso ormai il gusto per la buona cucina e il cliente non lo vuole più rendere felice bensì portare con sé nel buio più disastroso, chi come l’eccitato nonché debole (ma molto efficace) Nicholas Hoult quel mondo della cucina lo adora come si adora qualcosa che non si può capire fino in fondo ma che si vuole avere la presunzione di conoscere perché cool.

The Menu è perciò un horror che intraprende un tiepido esperimento e come esperimento tutto sommato risulta pure piacevole, ma con delle evidenti pecche. Una su tutte la forza del personaggio principale, cioè lo chef Slowik, che ha una storia alle spalle non forte abbastanza da poter sostenere la violenza degli avvenimenti, o comunque, risulta un personaggio troppo bidimensionale al confronto con gli altri due protagonisti. Il finale ne è la dimostrazione. Un’altra pecca è di nuovo sul finale, laddove si perde di credibilità e lancia l’horror in una dimensione sinceramente cringe che terrorizza ben poco, al massimo fa alzare il sopracciglio.

Insomma, se forza del film sono l’attualità delle due tematiche trattate e la dimensione di minimalismo estenuante e di violenza asettica con cui lo si traduce, è invece nella messa in scena di alcuni personaggi e, soprattutto, nel tono horror generale che si perde la strada. Un horror deve far prima di tutto paura, e se paura in effetti se ne ha, anzitutto a due quarti e fino a tre quarti, – una bella sensazione di terrore -, nell’ultimo quarto la spinta viene meno e il discorso sul livello antigastronomico – il cibo che ha dimenticato la sua primaria funzione per la via artistica – va a perdersi in una banale dicotomia, amore-disamore per il proprio lavoro, che non funziona affatto. A quel punto è sufficiente un battito di mani, magari il nostro, e già si è oltre, fuori dalla sala.

In sala dal 17 novembre 


The Menuregia: Mark Mylod; sceneggiatura: Seth Reiss, Will Tracy; fotografia: Peter Deming; montaggio: Christopher Tellefsen; musica: Colin Stetson; interpreti: Anya Taylor-Joy, Ralph Fiennes, Nicholas Hoult, Janet McTeer, Aimee Carrero, John Leguizamo, Judith Light, Hong Chau, Paul Adelstein, Christina Brucato, Arturo Castro, Reed Birney, Rob Yang, Adam Aalderks, Peter Grosz, Mel Fair, Mark St. Cyr, Rebecca Koon; produzione: Gary Sanchez Productions; origine: Usa, 2022; durata: 106’; distribuzione: The Walt Disney Company Italia.

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