Non ci saremmo aspettati un film così radicale dalla regista georgiana Dea Kulumbegashvili. C’è chi è uscito dalla sala dopo dieci minuti e chi è rimasto inchiodato sulla poltrona con le pupille dilatate e il respiro soffocato fino alla fine.
La fissità e la dilatazione temporale, la camera che inquadra una porzione di spazi e corpi che reagiscono a ciò che accade fuori campo, lasciando che il fuori campo parli con lo spettatore, restituendo così l’osceno (inteso nell’accezione greca, ripresa da Carmelo Bene, ossia come negazione della scena) nel senso più puro del termine. Sono elementi già presenti nel precedente Beginning (2020), ma non ci avevano adeguatamente preparato allo shock visivo di April.
La scena di apertura, però, non lascia nulla al fuori campo: una donna incinta partorisce, ripresa dall’alto; la testa del neonato esce, si vedono sangue, liquido amniotico, le voci dei dottori che sussurrano, i gemiti, e infine un bambino nato già morto. Nel frattempo, una strana creatura deforme si muove in uno spazio metafisico.
April, come Beginning, continua a interrogarsi sulla condizione esistenziale di una donna, in una realtà sociale che si muove con incedere animalesco, quella georgiana. La protagonista, Nina (Ia Sukhitashvili, sempre lei), è una dottoressa di un ospedale in un villaggio, che si occupa anche, in segreto, di aiutare giovani donne ad abortire e a evitare gravidanze indesiderate. Ma siamo ben lontani da un’umanità modulata dalla civiltà e dalla compassione; concetti privi di senso nella realtà di April, dove uomini e donne sono alieni a sé stessi e abitano mondi lontani e inaccessibili. E Nina non è certo Vera Drake (la protagonista de Il segreto di Vera Drake, 2004, di Mike Leigh), a muoverla non è l’istinto di carità, ma quello di sopravvivenza.
Questa donna non ha amici, non ha famiglia, non entra in contatto con nessuno, rifiuta l’interesse sincero di un giovane collega (Kakha Kintsurashvili) e cerca di soddisfare i suoi istinti come può, preferendo consumare rapporti occasionali, senza legami emotivi. L’unico atto morale a cui si vota, e che non abbandonerà mai, è aiutare le donne ad abortire. Purtroppo però, le azioni di Nina non sempre porteranno a scenari risolutivi, e talvolta avranno conseguenze gravi e tragiche.
Dopo essere accusata di aver eseguito il parto di cui sopra senza seguire la procedura corretta, si troverà a dover rispondere delle sue azioni, si insinua in noi un dubbio sottile che ci porta a interpretare la creatura deforme che continua ad apparire come la manifestazione del bambino in una realtà parallela, dove, con tutte le sue deformità, è riuscito a sopravvivere.
In conferenza stampa, la regista ha raccontato di come sia tornata nei luoghi della sua infanzia e di come la nonna insegnasse alle donne di quei villaggi a leggere e scrivere. In questi loro incontri emergevano i loro problemi e le loro difficoltà. La fascinazione dei luoghi, l’attrattiva verso una natura violenta e al contempo rassicurante, rappresentata nel film da una violenta tempesta, e gli interni di case minuscole e degradate in cui vivono le persone, raccontano in maniera vivida dunque anche molto dell’infanzia di Dea.
Luca Guadagnino, che nel 2020 presiedeva la giuria del San Sebastian Film Festival, vide in quell’occasione Beginning, rimanendone affascinato, e oggi si presenta qui in veste di produttore. Ci aveva visto giusto, Beginning non ci aveva convinto, ma stavolta siamo d’accordo con lui, quando dice che April è l’opera di una grande cineasta, e speriamo gli venga riconosciuto il valore che merita.
April – Regia: Dea Kulumbegashvili; sceneggiatura: Dea Kulumbegashvili; fotografia: Arseni Khachaturan; montaggio: Jacopo Ramella Pajrin; scenografia: Beka Tabukashvili; costumi: Tornike Kirtadze, Nikolozi Guraspashvili; musiche: Matthew Herbert; suono: Lars Ginzel, Tina Laschke, Zezva Pochkhidze; effetti visivi: KM Effects; interpreti: Ia Sukhitashvili, Kakha Kintsurashvili, Merab Ninidze; produzione: First Picture (Ilan Amouyal, David Zerat), Frenesy (Luca Guadagnino), Memo Films (Francesco Melzi d’Eril, Gabriele Moratti, Alexandra Rossi), Independent Film Project (Archil Gelovani); origine: Georgia/Francia/Italia, 2024; durata: 134 minuti.