Finalmente l’alba di Saverio Costanzo

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Diciamolo subito: è un film in grande quello che ha realizzato Saverio Costanzo, probabilmente, anzi senza il probabilmente, il più grande della sua carriera. Oltretutto sono passati quasi interminabili dieci anni dalla sua ultima opera per le sale, Hungry Hearts che nel 2014 si era aggiudicato al Festival di Venezia due Coppe Volpi per le interpretazioni rispettabilmente di Adam Driver e Alba Rohrwacher, i due protagonisti di quel film fortunato.

Qui, però, la dimensione narrativa non riguarda l’attualità bensì la Storia, dato che si torna indietro ai primi anni Cinquanta che oltre ad essere la quintessenza dell’Italia democristiana per eccellenza, sono stati anche quelli della cosiddetta “Hollywood sul Tevere”. Quando le grandi produzione americane venivano a girare i loro Kolossal a Cinecittà, in particolare e soprattutto i pepla, film storici di enorme successo planetario, di contesto biblico o ambientati nel periodo della Grecia antica o della civiltà romana, sia per ragioni di minori costi produttivi (la realtà) sia per “avvicinarsi”, per così dire, alle fonti d’ispirazione (mah…).

In verità Saverio Costanzo, come ha dichiarato, all’inizio voleva raccontare altro e cioè le vicende «dell’omicidio della giovanissima Wilma Montesi, avvenuto nell’aprile del 1953, che rappresentò per l’Italia il primo caso di assassinio mediatico. La stampa speculò sulla vicenda, che coinvolgeva personalità̀ della politica e dello spettacolo, e nel pubblico nacque un’ossessione che presto diventò indifferenza. La vittima scomparve dalle cronache per fare posto alla passerella dei suoi possibili carnefici».

La diva corrucciata Josephine Esperanto (Lily James)

Questa prima idea di partenza riguardante uno dei più celebri e non del tutto chiariti casi di cronaca nera del nostro paese, avvenuto con il ritrovamento sulla spiaggia di Torvaianica del corpo annegato della ragazza ventunenne, si è andando poi saldando alla descrizione del pittoresco mondo del cinema americano a Roma. Nella Capitale, cioè, che si stava trasformando, via via, in quella città magistralmente descritta da Federico Fellini nella Dolce vita (1960) – uno dei film di riferimento che hanno chiaramente ispirato la sceneggiatura del regista romano qui alla sua prima esperienza con un copione originale.

Così al posto di “far morire un’innocente”, Saverio Costanzo ne ha “cercato il riscatto” mantenendo sì molti dei reali tratti della figura storica di Wilma Montesi ma trasformandola in una ragazza ingenua di nome Mimosa (affidata alla efficace interpretazione di una esordiente, Rebecca Antonaci) che, come Alice nel Paese delle meraviglie, vivrà un’esperienza indimenticabile e fiabesca.

Joe Keery e Rebecca Antonaci nell’auto guidata da Willem Dafoe

Quasi casualmente approdata a Cinecittà sul set di un peplum ambientato nell’antico Egitto per seguire la sorella che voleva diventare una comparsa e in procinto di sposarsi, senza nessun entusiasmo, con un poliziotto – un “buon partito” che piaceva più ai genitori che non a lei -, la ragazza viene presa a ben volere, altrettanto casualmente, dalla star del film. Lei – un pochino Gloria Swanson ma non ancora sul Viale del tramonto – è una capricciosa veterana della Hollywood classica, Josephine Esperanto (Lily James), che si sente minacciata dalla nuova generazione di attori “naturalistici” rappresentata dal più giovane e apparentemente prono Sean Lockwood (Joe Keery), il muscoloso e tormentato Adone co-protagonista del film nel film.

Accompagnati in auto prima a cena e poi in una festa a Torvaianica da una sorta di sorrentiniano Jep Gambardella, Rufus Priori (uno spiritoso e divertito Willem Dafoe), un gallerista americano amico di Josephine, lo strano quartetto, tra avventure varie e diversivi, affronterà una lunga nottata di primigenia “dolce vita” romana, incontrando insieme una preoccupata Alida Valli (Alba Rohrwacher), spiantati, truffatori, donne costrette a vendersi, puttanieri e quant’altro si possa immaginare in quel fetido ambiente. Alla fine di tale allegorico viaggio al termine della notte, la nostra protagonista, però, da umile e ingenua Gelsomina de La strada (1954), comincerà ad acquisire coscienza di sé con una bella metafora animale e finale in una Piazza di Spagna all’alba (da ciò forse il titolo) che non vogliamo, ovviamente, rivelare. Tra l’altro accompagnata da una poesia di Cesare Pavese.

Il set del Peplum che si gira a Cinecittà

Tramite l’espediente del meta-film, il peplum, e con tanti riferimenti alla Storia del Cinema italiano e non – a cui per esempio si potrebbe aggiungere oltre a quelli già ricordati, ad esempio Bellissima (1951) di Luchino Visconti –, Saverio Costanzo ci consegna allora un gran bel film, forse un tantino retrò, certamente  (per altro dedicato al padre Maurizio) ma che non si può non esitare a definire ambizioso e molto sontuoso.  Oltre ad essere anche parecchio costoso, almeno per i nostri standard produttivi: la bellezza di 28 milioni di euro, una enormità per l’Italia ma i spesi soldi qui si vedono tutti.

In Finalmente l’alba, con i mezzi del cinema-cinema, si costruisce un potente affresco di un’epoca, i nostri anni Cinquanta, pieni di speranze e di coulisse di cartone, di illusioni perdute e desideri inespressi,  un momento storico che il regista romano ha saputo catturare con grande abilità intellettuale e spettacolare in un equilibrio quasi perfetto. Pur a non perdonare, qua e là, nel racconto qualche sottolineatura eccessiva o delle lungaggini di troppo (ad esempio la felliniana festa nella villa, temporalmente “king size”), per noi il film di Saverio Costanzo resta un prodotto di alto livello, oltretutto dall’appeal internazionale, anche perché parlato in doppia lingua, italiano e inglese. E di opere così, il nostro cinema ne ha proprio bisogno.

Presentato in Concorso a Venezia in una versione di 140′
In sala dal 15 febbraio 2024


Finalmente l’albaRegia e sceneggiatura: Saverio Costanzo; fotografia: Sayombhu Mukdeeprom; montaggio: Francesca Calvelli ; musiche: Massimo Martellotta; scenografia: Laura Pozzaglio; interpreti: Lily James, Willem Dafoe, Joe Keery, Rachel Sennott, Rebecca Antonaci, Benjamin Stender, Eric Alexander, Giuseppe Brunetti, Gabriele Falsetta, Andrea Ottavi, Michele Melega, Enzo Casertano, Marco Gambino, Alba Rohrwacher; produzione: Wildside, Rai Cinema; origine: Italia, 2023; durata: 119 minuti (140′); distribuzione: 01 Distribution.

Foto: Eduardo Castaldo

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