Hometown – La strada dei ricordi, il bel film che i due documentaristi polacchi Mateusz Kudla e Anna Kokoszka-Romer (con Luca Barbareschi a produrre) hanno dedicato al nostos, ovvero al ritorno a Cracovia di Roman Polanski (1933) e del suo amico fin dalla più tenera età, il fotografo Ryszard Horowitz, di sei anni più giovane, merita una grandissima attenzione perché, oltre a raccontare cose drammaticissime che solo gli esperti della biografia di Polanski conoscono (i genitori deportati, la madre morta a Auschwitz, il padre reduce da Mauthausen, la fuga del piccolo Roman dal ghetto della città, la famiglia polacca che in campagna nasconde il bambino ebreo fino alla liberazione), esemplifica attraverso la prolungata flânerie dei due amici lungo le strade di una Cracovia a un tempo irriconoscibile e riconoscibilissima due diversi modi di avvicinarsi al passato, di elaborare la tragedia, di rivivere il dolore.
Da piccolissimo internato ad Auschwitz e poi salvato da Oskar Schindler, Horowitz, di professione fotografo poi stabilitosi a New York, rappresenta una variante più malinconica e dolente, anche se alla fine lui e anche la sua famiglia riuscirono a salvarsi. Polanski, con quella sua meravigliosa aria di eterno ragazzino, affronta il passato che per lui è stato ben più drammatico con un piglio molto più ironico e autoironico, anche se verso la fine persino la dura scorza evidentemente autodifensiva del regista sembra intaccata dall’incontro con il nipote della donna che per diverso tempo funse da madre sostitutiva nelle remote e arcaiche campagne polacche. E il film si chiude a Yad Vashem con l’inclusione postuma della nonna nel novero dei Giusti d’Israele, cerimonia a cui partecipano sia il nipote sia Polanski.
A far da sfondo alle passeggiate e ai ricordi di Roman e Ryszard c’è la splendida città di Cracovia, dove prima della seconda guerra mondiale risiedevano ben 70.000 ebrei, mentre adesso i sopravvissuti o gli eredi dei sopravvissuti ammontano a qualche migliaio, fra essi anche la sorella di Ryszard che i due vanno ad incontrare, nella casa dove Roman tante volte è stato ospitato prima e dopo la guerra e la shoah e dove come un revenant seduto al medesimo tavolino che ancora oggi arreda la cucina di quella casa a un certo punto era ricomparso, reduce appunto da Mauthausen, il padre di Roman.
Polanski non era originario di Cracovia, era nato a Parigi ma la famiglia a fronte dell’antisemitismo imperante nella capitale francese aveva deciso all’inizio del 1937 di ritrasferirsi in Polonia, senza immaginare che questo avrebbe significato passare dalla padella nella brace, tornare in una città che dista solamente sessanta chilometri da Oświęcim, in tedesco Auschwitz. Ma Polanski si sente cittadino di Cracovia, che è e resta la sua città pur avendo in fondo trascorso solo pochi anni, visto che già nel 1952 la lascia prima per andare a Katowice a finir di studiare al liceo artistico e poi a Lodz alla scuola di cinema. Di quegli inizi, degli inizi della nouvelle vague polacca, il film racconta qualcosa, rievocando nella lunga scena al cimitero della città, fra gli altri Andrzej Wajda con cui esordì il Polanski attore, correva l’anno 1955, che in quel cimitero a non molta distanza dal padre di Polanski è sepolto. Ma come si conviene a una flânerie sono soprattutto tante strade e tante piazze (fra cui la meravigliosa piazza principale, Rynek Główny, la piazza del mercato, la più grande piazza polacca, una delle più grandi in Europa) e case, scuole e cinema ad avere il sopravvento in questo film in una mappatura di ciò che resta e di ciò che non c’è più, mentre il vento e la pioggia battono la città e i due compagni passeggiano e chiacchierano, armati dei loro ombrelli.
Molto parsimonioso è, giustamente, l’uso di footage, in omaggio alla prevalenza della memoria individuale e non della fattualità. Anche se, soprattutto Polanski, non nasconde che molte cose ha preferito dimenticarle.
In sala dal 25 gennaio
Hometown – La strada dei ricordi. Regia, sceneggiatura: Mateusz Kudla, Anna Kokoszka-Romer; fotografia: Lukasz Herod; montaggio: Mateusz Kudla; interpreti: Roman Polanski, Ryszard Horowitz; produzione: Èliseo Entertainment di Luca Barbareschi con KRK Film; origine: Polonia 2021; durata: 78′; distribuzione: Vision Distribution in collaborazione con Europictures.