HYBRIS di Flavia Mastrella Antonio Rezza

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Hanno bussato fuori o dentro?

Si è più malvagi fuori o dentro casa? Trattiamo meglio l’estraneo o il conosciuto? È sempre questione di meschinità, privata o pubblica che sia. Cortocircuiti da esplorare che questa volta il duo RezzaMastrella attiva con l’uso di un solo oggetto: una porta mobile. Un mobile mobile insomma, mobile al quadrato perché trascinato in giro per il palco a creare spazi Usa e Getta. Nascono così le situazioni di HYBRIS nel quale Antonio Rezza immette la solita verve esplosiva, accentra l’esistenza degli altri personaggi a suo caustico uso e ridicolo consumo e dimostra quanto l’umanità viva di crudeltà non solo accettate, ma gelosamente protette nello spartiacque e paravento del dentro e del fuori. Perché l’io comunque sopravviva. Innocentemente, e sempre a danno dell’altro.

Il corpo di Rezza emerge da una cassa. È tutt’altro che morto e non perde tempo, accusa subito i famigliari. Lo fa con un linguaggio smozzicato eppure comprensibile perché intriso di rabbia e rancore. Il corpo poi si alza, ha tra le mani una porta con stipite e battente e la scorrazza qua e di là decidendo chi possa entrare e chi invece sia recluso all’esterno:

Vuoi entrare? È una bella serata perché rovinarla con l’amicizia!

Una volta entrati si è in un mondo che è tale perché prima di tutto non esterno. Se si è dentro, non si può essere fuori, e l’essere fuori quanto dentro permette indubbi vantaggi che soltanto chi è in una locazione o nell’altra può gustare appieno, ma che alla fine entrambi condividono: l’essere in presenza di se stessi, essere in assenza dell’altro. E la barriera tra i due mondi può essere minima, il semplice vetro, tanto è sufficiente perché si rimanga fortunatamente separati:

Ti vedo ma non ti sento! Parla più forte! Tu sei fuori, io sono dentro!

E se si sceglie l’interno, si è al riparo? No, perché di nuovo non si è soli. C’è il peggio del peggio: la famiglia. È necessario quindi farla implodere giocando all’interno della stessa e poi con i cari di una presunta neo fidanzata:

Lo vedi? La transizione tra una famiglia di merda e l’altra.

Nessuno si salva nel nuovo spettacolo del sempiterno sodalizio RezzaMastrella, né chi è dentro né chi è fuori, e neppure lui, Rezza, che quegli interni ed esterni li crea a suo piacimento. Spettacolo nato sotto pandemia e presentato a Spoleto Festival dei Due Mondi 2022, HYBRIS riporta ciò a cui il duo ci ha abituato negli anni (genialità, autenticità a parte): utilizzo di oggetti semplici o semplici corpi (l’habitat mastrelliano) investiti dalla fortissima presenza scenica dell’attore, uno straripante performer che si cala con tutto se stesso (alla lettera) in situazioni comuni e le porta, una a una, all’implosione. Serie di ingegnose implosioni nella quale l’umano rivela il suo lato più povero, misantropo sostenuto da un umorismo disperato e pirotecnico che investe rapporto con se stessi e rapporto con l’altro e porta a ebollizione corpo e parola:

Se non ti diverticoli adesso, quando ti diverticoli?

Perché ci sarà sempre qualcuno estraneo che non vorrà lasciarti beatamente solo. Qualcuno tenterà di entrare, qualcuno tenterà di uscire, e tu potrai solo essere meschino: meschinità intima con chi vivi (famigliari), meschinità pubblica con chi non conosci (l’estraneo). Entrambi i tipi di grettezza ben accetti dalla società. Anzi, accuratamente protetti perché radicati ben più a fondo del consapevole, in un mondo profondo anch’esso di parte:

Voglio solo inconscio nostro, occidentale, americano!

E il tutto sempre a portata di un’ironia infinita e un ritmo incalzante, d’autore, tipicamente splendidamente intelligentemente rezziano&mastrelliano, che spadella riso abbondante e amaro:

Prego, entrate pure! Mettetevi a mio agio che è quando non siete voi, quindi entrate e non siate a mio agio!

 

3-14 gennaio 2024 (dal martedi al venerdi h 21, sabato h 19 e domenica h 17)  al Teatro Vascello, Roma.


HYBRIS di Flavia Mastrella Antonio Rezza; interpreti: Antonio Rezza, Ivan Bellavista, Manolo Muoio, Chiara Perrini, Enzo Di Norscia, Antonella Rizzo, Daniele Cavaioli e con la partecipazione straordinaria di Maria Grazia Sughi; (mai) scritto da Antonio Rezza; habitat: Flavia Mastrella; assistente alla creazione: Massimo Camilli; luci e tecnica: Daria Grispino; organizzazione generale: Marta Gagliardi Stefania Saltarelli; macchinista: Andrea Zanarini; produzione: RezzaMastrella, La Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello, Teatro di Sardegna; coproduzione: Spoleto, Festival dei Due Mondi.

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