La mia ombra è tua  di Eugenio Cappuccio

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Sono passati più di vent’anni da quando Il caricatore arrivò sulla scena un po’ asfittica e conformista del cinema italiano degli anni Novanta con tutta la sua vitalità e libertà espressiva. Era il 1996, e con il suo bianco e nero sporco e fieramente indipendente il film, con cui Eugenio Cappuccio, Massimo Gaudioso e Fabio Nunziata esordivano nel lungometraggio, rappresentava la scommessa di un cinema nuovo, lontano dalle logiche di un sistema in piena crisi, sia economica che estetica.

Certo è che, vedendo La mia ombra è tua, ultimo film di Eugenio Cappuccio a dieci anni di distanza da Se sei così ti dico sì, presentato in anteprima al Taormina Film Festival, gli anni eroici de Il Caricatore sembrano appartenere a un’altra epoca.

E proprio del rapporto con il passato, e di un possibile scontro tra generazioni, parla il film prodotto da Fandango e Rai Cinema e tratto dall’omonimo romanzo di Edoardo Nesi.

Emiliano De Vito (Giuseppe Maggio) è un venticinquenne appena laureato in Lettere Classiche, precario e un po’ imbranato, che si arrangia con le ripetizioni online, e che un giorno viene ingaggiato dal suo vecchio professore, che gli affida un compito molto particolare. Quello di fare da assistente a un vecchio scrittore ritiratosi in campagna, il famoso Vittorio Vezzosi (Marco Giallini), autore di un unico libro, un romanzo pubblicato vent’anni prima e che è stato un successo planetario. Il ragazzo deve riuscire a convincere il vecchio a scrivere il sequel del fortunato romanzo, soprattutto dopo la rinnovata popolarità che il libro ha ottenuto grazie alla pubblicità di una giovane e potentissima influencer. Inizia così un rapporto travagliato tra i due e un viaggio on the road fino a Milano, alla fiera del Vintage, dove Vezzosi riapparirà finalmente in pubblico e dove soprattutto incontrerà di nuovo l’amore della sua vita e l’ispiratrice del suo libro, Isabella Ferrari.

Ma quel sotterraneo conflitto generazionale che poteva innescare l’intero racconto e dare forza al rapporto tra i due protagonisti viene bruciato subito, all’inizio del film, in una delle scene più efficaci: il ragazzo, ospite del vecchio scrittore e quasi completamente ubriaco, si lancia in una invettiva contro la generazione dello scrittore, quella dei boomer diremmo oggi, egoisti e viziati figli del boom economico, le cui colpe e i cui debiti ricadono sulle spalle delle nuove generazioni che non hanno più un futuro e non si possono certo permettere il lusso della nostalgia. Ed è questa la scena in cui viene brevemente alla luce il potenziale dell’intreccio ma soprattutto del personaggio di Emiliano, non solo il ragazzo goffo e sfigato con l’apparecchio che deve far ridere il pubblico, ma il professore che, uscito dal bozzolo in cui ama rinchiudersi, è capace di liberarsi come farebbe una farfalla grazie alle sue capacità intellettuali.

Conclusa la sfuriata e ottenuta la fiducia del burbero scrittore, invece, il rapporto tra i due inizia a scorrere liscio e senza conflitti. E la sceneggiatura sembra così sprecare alcune carte potenzialmente interessanti, i personaggi risultano essere privi di spessore e incapaci di evolvere realmente lungo il film.

In maniera sorprendente il film comincia a essere meno efficace proprio quando parte il road movie, il viaggio in jeep verso Milano. Nonostante non si possa non pensare a Il sorpasso di Dino Risi, siamo distanti da quel modello e la commedia scivola via innocua fino alla svolta romantica nel finale.

Non è solo colpa di Cappuccio se la scommessa intrapresa con un film come Il caricatore è stata messa da parte e se gli istinti più liberi col tempo sono stati  ricondotti all’interno di logiche produttive dettate ormai dai gusti del grande pubblico in sala e soprattutto dalle esigenze delle grandi piattaforme digitali.

Ma forse…“a 54 anni è ora di fare una follia”, come ci ricorda Isabella Ferrari.

In anteprima al Festival di Taormina, in sala dal 30 giugno.


La mia ombra è tua  Regia: Eugenio Cappuccio; sceneggiatura: Eugenio Cappuccio, Edoardo Nesi, Laura Paolucci; fotografia: Valerio Evangelista; montaggio: Fabio Nunziata; interpreti: Marco Giallini, Giuseppe Maggio, Anna Manuelli, Sidy Diop, Claudio Bigagli; Leopoldo Mastelloni, Miriam Previati, Alessandra Acciai, Isabella Ferrari; produzione: Fandango, Rai Cinema; origine: Italia, 2022; durata: 107’; distribuzione: 01 Distribution.

 

 

 

 

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