Una lucidata di scarpe, signora?
Poche parole e Ladro di cani di Vinko Tomicic ci introduce nella vita di Martín, un giovane lustrascarpe che lotta ogni giorno contro povertà e discriminazione, a scuola e fuori scuola, nei vicoli di La Paz, dove la speranza si mescola con la realtà. Un racconto che avvince e convince per autenticità e semplicità, tocca corde profonde, immergendoci in una storia di lotta, dignità e desiderio di appartenenza. Per capire chi si è, per capire chi si è stati per altri.
Martín vive con il suo amico Sombras in una condizione precaria. Nascosto nella casa di una anziana aristocratica, grazie all’aiuto della domestica Gladys, affezionatagli fin dall’infanzia. Come molti altri lustrascarpe, indossa un passamontagna per evitare la discriminazione sociale che affligge chi fa il suo mestiere. Tuttavia, il peso più grande che grava su Martín non è la povertà, bensì il vuoto lasciato dall’assenza dei genitori. Convinto che uno dei suoi migliori clienti, il signor Novoa, sia suo padre, Martín elabora un piano per avvicinarsi a lui: rapire l’amato pastore tedesco, Astor, nella speranza di ottenere il riconoscimento che desidera.
In Ladro di cani, Tomicic dimostra una straordinaria capacità di raccontare storie di marginalità, ambientandole in contesti urbani colmi di tensioni sociali. La fotografia del film cattura splendidamente l’atmosfera di La Paz, con i suoi vicoli stretti e le sue luci soffuse sullo sfondo, a rendere l’individuo una macchiolina che scivola nel mondo. Il realismo visivo, accompagnato da un montaggio essenziale e una colonna sonora discreta ma incisiva, permette allo spettatore di immergersi completamente nelle vicende dei protagonisti, senza mai distogliere l’attenzione dalle loro emozioni.
Presentato al Tribeca Film Festival e al Giffoni, Ladro di cani è un film di grande spessore, una piccola perla che riesce a raccontare la dura vita di Martín e Sombras con delicatezza e rispetto necessario per rapportarsi al piccolo che contiene in nuce il grande dell’umano. L’omaggio al neorealismo italiano è evidente, con la sua attenzione per i dettagli quotidiani e i sentimenti semplici ma autentici. Il confronto con Ladri di biciclette di De Sica è necessario: come De Sica racconta la disperazione di un uomo alla ricerca della sua bici, così Tomicic narra la sofferenza di Martín, entrambi uniti dal desiderio di riscatto. In Ladro di cani, però, i sentimenti sono più tiepidi ma vivi, sorreggendo una narrazione che lascia il segno per l’umanità dipinta. Un film che, nell’apparente semplicità, racchiude una grande forza narrativa.
Tutti volevano bene a mia madre. Piaceva a tutti. E io non ricordo il suo viso.
In sala dal 26 settembre.
Ladro di cani (El ladrón de perros) – Regia e sceneggiatore: Vinko Tomicic; Fotografia: Inti Briones; Musiche: Carlos Cabezas; Costumi: Pamela Barredo; Interpreti: Franklin Aro Huasco (Martín), Alfredo Castro (Signor Novoa), Teresa Ruiz (Signora Andrea); Casa produttrice: Kio Film, Movimento Film, coproduzione con Bolivia, Cile, Francia, Messico, Italia; Origine: Bolivia/ Cile/ Francia/ Messico/ Italia, 2024; Durata: 90 minuti; Distribuzione italiana: Movimento Film.