Una famiglia australiana parte per un viaggio in Thailandia e la desiderata vacanza da sogno si trasforma in un incubo. Il fascino dei luoghi esotici, sotto le luci dei fuochi d’artificio sopra gli occhi, lascia, presto, spazio a un orrore inimmaginabile. L’incipit di Penguin Bloom ricorda molto da vicino il prologo di The Impossible ed entrambi i film – tratti, ciascuno, da una storia vera – vantano come interprete principale Naomi Watts. Mentre la pellicola del 2012 di J.A. Bayona (Sette minuti dopo la mezzanotte, 2016) raccontava una tragedia su larga scala – lo tsunami scatenatosi nell’Oceano Indiano, nel 2004 – attraverso un microcosmo familiare, l’opera seconda di Glendyn Ivin (Last Ride, 2009) si concentra sulla vicenda intima – ma non meno drammatica – di una madre vittima di un gravoso incidente, durante il suo soggiorno con il marito e i tre figli sulle coste thailandesi.
Sammy Bloom ama la natura, ha un legame intrinseco con l’acqua e non riesce a fare meno di abbracciare l’oceano e sentirsi avvolta dalla stretta delle onde. Tutto ciò le viene, improvvisamente, negato, quando si ritrova costretta su una sedia a rotelle, senza la possibilità di poter più utilizzare le gambe né sentire la sabbia sotto i propri piedi. Noah, il più sveglio e sensibile dei tre rampolli, esterna allo spettatore – in voce fuori campo – il suo senso di colpa per aver causato – in modo indiretto e del tutto involontario – la caduta della madre dal ballatoio di una terrazza e il conseguente trauma fisico e psicologico che l’ha portata in uno stato di paralizzante depressione.
Penguin Bloom è, in realtà, il nome dato alla vera star del film: una piccola gazza, dalle piume nere e bianche, che Noah trova sulla spiaggia non lontano da casa e decide di adottare come nuovo membro della famiglia. Incarnata da ben 10 uccelli diversi nelle riprese, Penguin diventa molto più di una semplice mascotte per i membri di casa Bloom. Al pari di un presagio positivo, il buffo esemplare, orfano di madre, stabilisce subito un legame affettuoso con Sammy; la quale – rimanendo sola in casa, mentre i figli sono a scuola e il marito al lavoro – è costretta ad occuparsene, con la conseguenza di dover abbandonare il calore delle coperte e provare, invece, a riprendere contatto con le sue attività quotidiane. Mentre Penguin riceve le cure dei Bloom, senza poter contare sui genitori che le insegnino a volare; Sammy deve elaborare ciò che le è accaduto e accettare l’incontrovertibilità di non poter più tornare alla stessa vita di prima. Il suo percorso di rinascita si muove, quindi, in parallelo con il coming of age di Penguin, che dovrà riuscire da sola a spiccare il volo. “Come si possono avere le ali senza avere la possibilità di poter volare?” si chiede Noah. Una frase emblematica che testimonia la connessione tra Sammy e Penguin: la prima ha le gambe ed è stata privata delle loro funzioni e la seconda deve ancora scoprire e mettere in atto la funzionalità delle ali. Se tale dualismo risulta originale, il passaggio di caduta e risalita di Sammy, analizzato singolarmente, è gestito, invece, attraverso un registro piuttosto classico, tratteggiato dai canonici step che altri personaggi in condizioni di disabilità hanno dovuto superare in pellicole similari. Uno su tutti, l’esplosione di rabbia, per il dolore accumulato, che sfocia in un gesto inconsulto: distruggere i portafoto in vetro sulla parete, tra lacrime e urla, per non vedere più i ricordi felici di una vita scheggiata e ridotta in frantumi cristallini.
La sceneggiatura firmata da Shaun Grant (Snowtown), Harry Cripps (Un Computer a 4 Zampe) e Samantha Strauss (Dance Academy: Il Ritorno) – basata sul libro autobiografico di Cameron Bloom e Bradley Trevor Greive – mette in luce anche l’aspetto della casualità: un fattore preponderante in una disgrazia che accade a un essere umano piuttosto che un altro – “come se quel ballatoio in legno aspettasse la mamma per cedere e rompersi”, afferma Noah – e ancor più snervante e difficile da accettare; proprio perché privo di una logica alla quale appellarsi, se non altro che al fato.
Più che sulla riaffermazione fisica e umana di Sammy, Penguin Bloom preferisce concentrarsi sul potere degli affetti e su quanto l’amore che le viene dato dalle persone care possa, più di ogni altra cosa, rimetterla in piedi. La candidata a 2 Oscar Naomi Watts è, come al solito, convincente, intensa e capace di conferire le giuste sfumature al personaggio. La regia – che accentua l’impatto dell’incidente, mostrandocelo più di una volta e solo in una secondo momento nella sua totalità – sottolinea la necessità di Sammy di rapportarsi alla natura, mostrandoci i paesaggi meravigliosi che circoscrivono, inevitabilmente, il suo spazio vitale. Una nota di merito va all’ottima fotografia di Sam Chiplin (Dirt Music) – in grado di offrire campi lunghi e lunghissimi di montagne, spiagge chilometriche e alberi torreggianti che si stagliano tra i cieli – anche se Ivin ne fa un leggero abuso; rischiando, più di una volta, di trasformarli in cartoline fini a sé stesse.
Come la protagonista, Penguin Bloom avanza adagio e non sempre nella direzione giusta. È un film a cui non mancano stenti o didascalismi; ma, la semplicità e l’onestà che lo caratterizzano arrivano al cuore del pubblico, seppur con una certa convenzionalità. A restare più impresse, tuttavia, sono le poche sequenze oniriche, nelle quali sia Sammy che il regista s’innalzano, liberi di osare e liberati da ogni possibile fardello.
In sala dal 15 luglio.
Penguin Bloom – Regia: Glendyn Ivin; sceneggiatura: Shaun Grant, Harry Cripps, Samantha Strauss (basata sul romanzo di Cameron Bloom e Bradley Trevor Greive); fotografia: Sam Chiplin; montaggio: Maria Papoutsis; musica: Marcelo Zarvos; interpreti: Naomi Watts, Andrew Lincoln, Jacki Weaver, Rachel House, Leeanna Walsman, Lisa Hensley, Griffin Murray-Johnston, Felix Cameron, Abe Clifford-Barr; produzione: Made Up Stories, Broadtalk, Create NSW, Endeavor Content, JamTart Productions, Roadshow Films, Screen Australia; origine: Australia, USA, 2020; durata: 95’; distribuzione: Lucky Red; webinfo: https://sambloom.com.au/penguin-bloom/