Le petit Piaf di Gérard Jugnot

Leggero, scanzonato, a tratti ingenuo, il film diretto da Gérard Jugnot, Le Petit Piaf ,  è ambientato in un villaggio sull’Isola della Réunion, un luogo sperduto e popolato da pochi abitanti dove il ritmo delle giornate scorre lento, cullato dalle onde dell’oceano e senza particolari scossoni.

Qui vive Nelson (Soan Arhimann, che ha vinto l’edizione 2019 di “The Voice Kids” di Francia), un bambino dagli occhi magnetici  di soli 11 anni che ha l’ innegabile talento del canto. Grazie alla sua amica Mia, una sua coetanea intraprendente e molto sveglia, il ragazzo decide di iscriversi al programma televisivo Star Kids, con l’obiettivo di diventare, in un futuro non troppo lontano  un noto cantante. La sua dote naturale ha però bisogno di esercizio costante, di metodo, e soprattutto di un maestro in grado di prepararlo a cantare in pubblico canalizzando al meglio le sue emozioni.

E la scelta del mentore di Nelson ricade su Pierre Leroy (Marc Lavoine), un cantante maturo e affascinante che si trova sull’isola per una tournée e  alloggia (guarda caso) nell’albergo dove lavora la madre di Nelson. I due sono ovviamente agli antipodi  per carattere, esperienza, età, vita. Pierre  è disincantato, scostante e disilluso mentre Nelson è un ragazzo dolce, pieno di speranza e ostinato a inseguire il suo sogno. Il rapporto tra i due è inizialmente difficile e pieno di contrasti, ma, come ogni commedia dal lieto fine che si rispetti, l’ uno apprenderà dai difetti dell’ altro, ed entrambi riusciranno a imparare una lezione importante e decisiva per la propria evoluzione personale.

C’è un terreno comune capace di unire i loro caratteri agli antipodi: l’ immensa passione per il canto, catartica e frutto di una ” ricerca disperata”  per Pierre, briosa e vitale per il piccolo Nelson. E assieme, grazie all’ amore per il canto tenteranno la difficile impresa di rassicurare l’ ostinata mamma di Nelson, contraria ai  sogni di gloria del figlio.

Niente di particolarmente nuovo e originale, ma tutto costruito nei dettagli, con delicatezza e intelligenza. La storia di partenza è infatti semplice, il tono leggero e a tratti divertente e la tematica, già ampiamente dibattuta, non brilla per originalità e per spunti innovativi.

Tuttavia,  l’ alchimia esistente tra il distaccato Pierre e il magnetico Nelson regge l’ossatura dell’intreccio e riesce, soprattutto nella seconda parte del film, a coinvolgere lo sguardo dello spettatore che si ritrova a seguire piacevolmente, come davanti a una bella ” favola”gli sviluppi della storia, pur pregustando, almeno in parte, il probabile finale.

La magica storia di Nelson, pur essendo abbastanza scontata, riesce ad accarezzare con delicatezza e dolcezza la sensibilità dello spettatore. E lo fa proprio come tutte le storie di cui si conosce il finale ma che non ci si stanca di ascoltare, come la visione di un film non particolarmente originale e con qualche difetto, ma che continuiamo a guardare perché rassicurante, pieno di entusiasmo genuino e a suo modo rigenerante.

Il sogno di ” gloria” di Nelson, reso possibile grazie alla sua determinazione e ostinazione, riesce a “coccolare” lo spettatore senza voler essere  particolarmente nuovo o stimolante a tutti i costi. L’ aspirazione a cantare “perché è l’unica cosa che sa fare” è un sogno accessibile e quindi realistico e più vero. Rilassante, spensierato e senza la pretesa di voler essere altro, come si diceva, Le Petite Piaf risulta, in definitiva, gradevole, delicato e adatto tanto a un pubblico di adulti quanto a quello dei giovanissimi.

Ps: Marc Lavoine nella parte del mentore Pierre Leroy, è da tempo uno dei più popolari cantanti francesi, sulla cresta dell’onda soprattutto nella seconda metà degli anni Ottanta. Qui interpreta quasi se stesso.

Presentato in anteprima a “Rendez-vous – Festival del cinema francese” (Institut Français. Centre Saint-Louis di Roma, venerdì 31 marzo ore 19.30)

In sala dal 4 maggio 2023


Le petit Piaf  – Regia: Gérard Jugnot; sceneggiatura: Fabrice Bracq, Alexandre Fouchard, Marie-Claire Javoy, Serge Lamadie; fotografia: Pierric Gantelmi d’Ille; montaggio: Thomas Fernandez, Claire Fieschi; interpreti: Marc Lavoine, Stéfi Celma, Soan Arhimann, Gérard Jugnot, Philippe Duquesne, Ornela Dalèle, Zacharie Rochette, Delixia Perrine, Eddy Grondin, Vincent Fontano, Francis Convert, Isabelle Delleaux; produzione: M.E.S. Productions; origine: Francia; durata: 95 minuti; distribuzione: No.Mad Entertainment.

 

 

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *