Arf di Anna Russo e Simona Cornacchia

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In un verde prato di campagna la cagna Bianca e il figlioccio rincorrono una farfalla. Alla distanza una cittadina in fumo. Ululano. Il figlio però non è un cane, ma un bambino salvato da Bianca dalle grinfie di una deportazione. Cresciuto insieme agli animali il novello Mowgli non sa parlare né conosce gli affari umani. Poco più in là c’è un campo di concentramento dove un quadro appeso ritrae un buffo soggetto coi baffi.

L’iconografia del dittatore e le architetture déco-medievali dei campi e della città rimandano al nazismo, ma pulito da ogni specificità (i prigionieri sono al massimo identificati come dissidenti), sciacquato da ogni impurità (la fucilazione è solo una minaccia paventata). Il nazismo qui sta per il male assoluto contro cui si erge l’amore che “abita felice dentro il cuore di un bambino” (così fa la canzone Pace di Simone Cristicchi che ricorre per tutto il film) e il sogno per la pace in un film “dedicato ai bambini vittime di tutte le guerre”, come appare all’inizio dei titoli di coda.

Già da questi particolari si può comprendere come Arf sia concepito per contrasti netti: le linee spinose, i colori angusti, l’atmosfera oppressiva dei campi di concentramento si scontrano con le linee sinuose, i brillanti colori e la rigogliosa natura del verde prato di campagna. Il primo film d’animazione in 2D della società di produzione bolognese Genoma, frutto di una collaborazione con varie realtà nel campo della grafica d’animazione per bambini (Showlab, Margutta Studios, Panebarco e Digitoonz), è uno sforzo artigianale composto frame per frame, ma risulta irrigidito nei suoi netti contrasti. Adattamento del libro per bambini del 2010 Il baffo del dittatore di Anna Russo, qui la scrittrice è regista insieme all’illustratrice Simona Cornacchia il cui lungo apprendistato nell’animazione partì già da fine anni ’90 con le opere della Lanterna Magica e proseguì con vari lavori televisivi.

Senza per forza doverlo comparare ai giganti di industrie molto più avanzate come quelle americane, giapponesi o francesi, anche solo al confronto con i film della Cartoon Saloon (pensiamo a Wolfwalkers – Il popolo dei lupi con cui condivide un soggetto a metà tra uomo e animale), Arf sembra mancare di fluidità nell’azione, di cura nel dettaglio. La sua visione pare tanto semplificata quanto il suo messaggio da libro Cuore. Il protagonista caratterizzato da occhi giganti e atteggiamenti animaleschi sembra tanto perfetto per connettere con un pubblico di età giovanissima quanto facilmente rigettabile dal pubblico più grandicello.

Catturato dai nazisti e imprigionato nel campo, il bambino-cane farà amicizia, malgrado la sua incapacità di parlare, con altri bambini prigionieri. Sbattuto in una cella di cani riuscirà ad ammaestrarli e imbastire una fuga sfruttando la distrazione dell’arrivo del baffuto dittatore nel campo. L’action della fuga rimane tutta fuori campo, nel mentre che si segue il più facile slapstick di ridicolizzare i nazisti. Un comandante inciampato su una scopa perde la memoria e crede di essere un barbiere ma nel tagliare i capelli al dittatore taglia i baffi rendendolo irriconoscibile agli occhi degli altri nazisti che così lo imprigionano.

Ispirato da altre favole ambientate nei campi di concentramento come La vita è bella e Jojo Rabbit, il film si prende gioco dell’identificazione con un dittatore ritratto qui come un nanetto isterico il cui potere di soggiogazione deriva solamente dai baffi. Il male viene dipinto quasi come un’ipnosi, uno stato di incoscienza da cui agilmente potersi risvegliare ascoltando il proprio cuore. Un messaggio fin troppo vago per essere definito una morale.

Presentato in anteprima al “Sottodiciotto Film Festival” (Torino, 14-18 dicembre 2023)
 In sala dal 25 gennaio 2024


ArfRegia: Anna Russo e Simona Cornacchia; sceneggiatura: Anna Russo; musica: Tony Canto; produzione: Genoma Films, Margutta Studios, Panebarco, ShowLab, Digitoonz; durata: 75 minuti; origine: Italia, 2023; distribuzione: Genoma Films.

2 thoughts on “ Arf di Anna Russo e Simona Cornacchia

  1. Uno dei testi e dei film piu’ belli che abbia mai avuto la fortuna di leggere e finalmente di vedere. I temi trattati sono duri ed inconfondibili, ma le autrici riescono a trasformare le offese in atti di genialità, coraggio grazie all’aiuto di un’incredibile generosità. Ci vogliono animi gentili ed evoluti per capire la profondità del testo, perchè trasforma. Una grande prova d’autore. Grazie a Simona Cornacchia e Anna Russo era tanto tempo che non si vedeva un’opera così bella e profonda.

    1. Giorgia, mi incoraggi e scaldi il cuore
      La recensione sopra è giustamente severa , se avessi la possibilità lo rifarei io stessa da capo,
      ne condivido tutte le critiche più estetiche che sono quelle che più mi competono , ma purtroppo budget e tempi non giocavano a mio favore … abbiamo compiuto questa impresa in un pugno di persone , il 19 mesi con un milione,
      andate a vedere i budget europei adesso …
      So che non è una giustificazione, purtroppo è un dato di fatto
      Sono contenta che comunque a qualcuno arrivi e tocchi il cuore . Grazie Giorgia !

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