Un anno, una notte di Isaki Lacuesta

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I temi della politica sono stati da sempre inscritti nel DNA del Festival di Berlino dove il film ha avuto quest’anno la sua anteprima. In questo caso è la volta del terrorismo islamico, e precisamente dell’attentato al Bataclan del 13 novembre 2015. Nel locale parigino trovarono la morte 90 ragazzi per opera di un commando dell’ISIS, la strage più cruenta compiuta in territorio francese dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Ma come raccontare quegli eventi in un film? Quale chiave adottare?

Il regista spagnolo Isaki Lacuesta, classe 1975, autore tra l’altro di La leyenda del tiempo (2006) e Los condenados (premio Fipresci al Festival di San Sebastián nel 2009), sceglie di farlo attraverso l’esistenza post attentato di due sopravvissuti, lo spagnolo Ramón (Nahuel Pérez Biscayart) e la francese Céline (Noémie Merlant). I due fidanzati vivevano a Parigi ed erano andati insieme al concerto del Bataclan la fatidica sera dell’attentato. La paura tremenda vissuta in quelle ore, il senso di smarrimento e di impotenza, l’attesa prolungata in un buio camerino, l’incertezza su quello che stava accadendo tra spari degli attentatori e della polizia, l’uscita verso la salvezza camminando sopra un lago di sangue e calpestando i corpi delle vittime, la possibilità che il proprio partner sia rimasto ucciso, la coperta termica in cui avvolgersi una volta usciti in strada: tutte queste esperienze si sono accumulate nell’anima di Ramón e Céline, sono incise come ferite inguaribili nella loro pelle al punto che il trauma continua mesi dopo a condizionare le loro conversazioni, il loro rapporto affettivo, ma anche la loro vita sociale, la relazione con amici e parenti. E come potrebbe essere diversamente?

Il film affronta precisamente queste tematiche: come si fa ad elaborare una tragedia del genere? Quanto tempo occorre per tornare a vivere normalmente, ammesso che ciò sia possibile? Sarà possibile per i due personaggi continuare a vivere insieme come coppia, dopo quello che hanno vissuto? La lunga convalescenza post attentato sortisce effetti diversi nei due protagonisti, e su questa varietà di reazione psicologica è costruito il film. Céline cerca disperatamente di lasciarsi alle spalle gli eventi, evitando di parlarne coi genitori e con gli amici e cercando di tornare a vivere come prima ributtandosi nel lavoro presso un istituto di assistenza per giovani problematici e disadattati. Ramón, invece, sembra non uscire mai da quella tragedia. Per lui ogni gesto, ogni pensiero è un ritorno a quella notte, nello sforzo ossessivo di ricordare i dettagli e di capire cosa sia davvero successo. Lo scavo psicologico di Lacuesta, condotto abilmente con insistiti primi piani anche se con qualche sfasatura nella sceneggiatura, mette in luce con vividezza due diverse personalità che sembrano condensare simbolicamente le due possibili risposte all’esperienza traumatica.

Un anno, una notte si ispira liberamente al romanzo Peace, amore e heavy metal di Ramon González, diario-testimonianza del ragazzo protagonista, che dopo essere sopravvissuto con la sua ragazza Paula alla strage del Bataclan si è trovato di fronte alla necessità di elaborare quell’esperienza traumatica. Nel racconto Ramón decide di cambiare completamente la propria vita lasciando la professione di ingegnere informatico per diventare insegnante e scrittore. Nell’adattamento cinematografico di Lacuesta tutto rimane più sfumato e senza risposte definitive. Ramón, su suggerimento di un terapeuta, cerca di annotare meticolosamente i ricordi dell’evento traumatico, ma gli riesce difficile e non ce la fa a risanare la psiche ferita distanziandosi dalla realtà dei ricordi. Lo vediamo spesso vittima di crisi di panico, soccorso amorevolmente dalla fidanzata Céline la quale, però, diventa via via insofferente e sembra vivere come una prigione quel rapporto di coppia che riporta ogni conversazione al ricordo del trauma.

La regia non offre una narrazione lineare, ma è caratterizzata da un continuo sovrapporsi di attualità e rievocazione per flashback (tutte le scene più cruente, quelle relative alla strage, sono presentate come reminiscenze dei protagonisti). Da questo punto di vista siamo agli antipodi rispetto a un film di argomento simile come ad esempio Utøya 22. Juli (2018) di Erik Poppe sul massacro compiuto da Breivik nell’isoletta norvegese. Non solo: trattando della memoria del trauma e delle infinite e varie sfaccettature che il ricordo può assumere, la pellicola tematizza la affidabilità narrativa di chi ha vissuto shock emotivi di quel tipo. A un certo punto, quasi alla fine, Céline ha una crisi di nervi e confessa la sua disperazione per avere perso il fidanzato nella strage, una affermazione che contraddice quanto si era visto fino a quel momento costringendo lo spettatore a interrogarsi sulle modalità imprevedibili con cui la psiche umana reagisce in situazioni estreme.

In sala dal 10 novembre


Cast & Credits

Un anno, una notte (Un año, una noche) – Regia: Isaki Lacuesta; sceneggiatura: Isa Campo, Isaki Lacuesta, Fran Araújo; fotografia: Irina Lubtchansky; musica: Raül Refree; costumi: Alexia Crisp Jones; interpreti: Nahuel Pérez Biscayart (Ramón), Noémie Merlant (Céline), Quim Gutiérrez (Carlos), Alba Guilera (Lucie), Natalia De Molina (Julia), C. Tangana (Héctor), Enric Auquer (Waiter), Blanca Apilánez (Ramón’s Mother), Bruno Todeschini (Céline’s Father), Sophie Broustal (Céline’s Mother); produzione: Mr Fields and Friends, A Coruña (Spagna); distribuzione: Studiocanal (Berlino); origine: Spagna/Francia 2021; durata: 130’; distribuzione: Academy Two.

 

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