Shark Bait di James Nunn

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È destino dei capolavori avere sequel che ne ripetano pedissequamente (e malamente) la formula e annacquino il successo finché dalla serie A si passa alla serie B e dalla serie B è difficile risalire a meno che la categoria cadetta non si sfrutti con consapevolezza e allora si esageri di proposito. In parole povere, se nel trash stai nuotando, allora il trash lancialo in aria, soprattutto se quell’immondizia sono squali e gli squali possono così volare oltreché mordere (Sharknado). Ma se quegli squali li si riportano sull’acqua ferma, be’, o si è capaci di usarli o il risultato lascia a desiderare.

Shark Bait si colloca sfortunatamente su questa scia, evita certo strafalcioni ma non propone nulla di nuovo sotto il cielo. Non si arriva allo sbadiglio, eppure che sull’acqua corra una pinna o il barbaglio del sole poco importa, al massimo si scommette su chi sarà il primo secondo terzo a lasciarci e chi, forse, sopravvivrà.

Un gruppo di amici si gode un fine settimana di vacanza in Messico. Sono giovani e desiderosi di fare festa, alcuni innamorati e altri pronti a tradire. Tutti dignitosamente brilli. Dopo una notte di festeggiamenti sulla spiaggia i ragazzi rubano un paio di moto d’acqua e le portano al largo, in mare aperto: lì si lanciano tra le onde, alla massima velocità, e tra prove di destrezza e sangue freddo finiscono per scontrarsi. Una delle moto cola a picco, l’altra è in panne. Uno dei ragazzi ha la gamba lacerata.

Il gruppo si ritrova bloccato a due miglia dalla terraferma e c’è sangue, tanto, si sta spargendo nell’acqua, là sotto, dove c’è qualcuno che non aspetta altro che quello, il richiamo della carne. Ora inizia la vera prova, quella della sopravvivenza. Chi raggiungerà la terra ferma?

Una grande lezione che lasciava il glorioso capostipite del genere, Lo squalo(1975), era che lo squalo non era tutto. Nel senso che non ti serve solo lo squalo per fare un film su un animale che mangia uomini, ma tutto ciò che gira intorno allo squalo: una storia interessante, un montaggio incalzante, una colonna sonora che sappia il fatto suo. Che poi tutto ciò sia riassumibile nei nomi di Verna Fields, John Williams e soprattutto Steven Spielberg, può essere tanto un dettaglio quanto una scusante per tutti i film successivi su assassini pinnati che questi tre al comando e un budget simile non hanno avuto o non hanno.

Shark Bait allora è una pellicola che non ha grandi meriti, però sicuramente ha quello di non far perdere troppo tempo allo spettatore. Che non è un merito da sottovalutare, lo si precisi, benché la falsariga per fare un film sugli squali sia ormai ben collaudata e basti seguirla per non far troppi danni. Invece, ha dalla sua il tentativo di delineare i personaggi, forse fin troppo spudorati per quanto riguarda la quota femminile e fin troppo vacui per quella maschile, ma efficaci nel permettere la crescita di uno di essi e quindi un’evoluzione fertile per la trama. Per gli altri, invece, rimane il destino delle vittime, quelle per cui si deve capire come lo squalo se li papperà, se interi, mezzo busto o a pezzi.

James Nunn firma così un film che è certamente decente perché evita errori grossolani da wtf o un utilizzo della CGI denunciabile, ma sbaglia in ciò che è il focus: lo squalo non fa paura. E non perché lo squalo sia poco credibile (forse non solo) bensì perché lo squalo non è servito a dovere, il contorno non è appetitoso e le morti sono indolore, almeno per lo spettatore. Rimane una pellicola discreta da guardare birra e panino in mano, magari – giusto per dare una mano alla narrazione – vista mare. Sia mai che si scorga una pinna in lontananza e il brivido aiuti.

P.S.: il finale poteva e doveva essere pensato meglio. Comprensibili le esigenze narrative, ma per salvare una vita lo squalo ha perso qualcosa: la faccia, o meglio il ‘muso’.

In sala dal 28 luglio


Shark Baitregia: James Nunn; sceneggiatura: Nick Saltrese; fotografia: Ben Moulden; montaggio: Tommy Boulding, Nick McCahearty; musica: Walter Mair; interpreti: Holly Earl, Jack Trueman, Catherine Hannay, Malachi Pullar-Latchman, Thomas Flynn, Manuel Cauchi; produzione: Picaro Films, Checkluck Films, Freebie Films, Ingenious Media, Small Island Films, Vitality Visual Effects; origine: UK, 2022; durata: 87’; distribuzione: Adler Entertainment.

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