Marcel – The Shell di Dean Fleischer Camp (e verso gli Oscar)

  • Voto

Cosa si nasconde nella mente di un bambino? Ce lo spiega Dean Fleischer Camp, o meglio, ce lo spiega l’adorabile Marcel – The Shell, presentato in anteprima come film d’apertura di Alice nella città del 2022 e ora in sala. Sì, avete capito bene, stiamo parlando di una piccola conchiglia parlante, dotata di grandi occhi e grandi scarpe color malva, un simpatico pupazzetto che pare uscito direttamente da un disegno a pastelli.

Il regista, qui al suo debutto dietro la macchina da presa, ci racconta l’infanzia da una prospettiva interna: e quale miglior modo se non quello di rifugiarsi nel guscio in miniatura del nostro strano protagonista? Marcel è un esserino duttile, cedevole, apparentemente inerme, ancora privo del claustrofobico esoscheletro che costituisce il mondo adulto: una creatura eternamente in potenza, saggia come un anziano cantastorie, testarda e irreprensibile come l’eroe di una fiaba. Marcel è, in breve, il ritratto di ogni fanciullo – e come ogni fanciullo che si rispetti, egli cela il suo minuscolo corpo dentro un involucro coriaceo da cui emergono enormi piedi per camminare, e uno sguardo da cerbiatto per scrutare.

Il film è un documentario – o meglio, un mockumentary, ovvero: l’imitazione, talvolta caricaturale, di un documentario. Non si tratta certo di un caso: l’imitazione, specialmente se caricaturale, è anche e soprattutto l’unico mezzo di cui Marcel dispone per decrittare la realtà esterna, qui nei panni di una casa abbandonata ora adibita ad appartamento vacanze. Proprio fra queste mura si aggira il giovane cineasta, telecamera in mano e un passato turbolento alle spalle – lo stesso passato che incombe su Marcel e sulle enormi stanze da lui colonizzate. Il lungometraggio, così come la mente del bambino, si dipana su due dimensioni che procedono in linea retta, senza incontrarsi mai. O, magari, per incontrarsi là dove nessuno se lo aspetterebbe.

Da una parte, dunque, abbiamo la favola e il suo microcosmo invisibile: Marcel saltella fra le pareti, si procaccia il cibo legando il ramo di un arancio ad un mixer da cucina, impasta le scarpette con la melassa per arrampicarsi sui muri. Gli oggetti si emancipano dalle funzionalità standardizzate per le quali sono stati creati, reinventandosi in continuazione: così, una forchetta diventa un rastrello, due fette di pane da toast si trasformano in un comodo lettone a due piazze, la superficie di un tavolo impolverato è un lago su cui pattinare. Accanto al nostro pollicino c’è Nana Connie, unica vera figura genitoriale dell’intero film: Nana possiede il carisma di Nonna Papera e la voce di Isabella Rossellini, ama gli insetti e la natura, lavora instancabilmente e legge poesie. Nana è l’educatrice perfetta, la madre devota, l’adulto che ogni ragazzino vorrebbe avere al suo fianco.

Accanto all’universo animato in cui Marcel sgambetta, si erge il macrocosmo del regista, nonché dello spettatore in sala. Qui l’immaginazione viene relegata nei cassetti, sotto le coperte o nelle scatole da scarpe – tutti luoghi che, tempo addietro, furono popolati da Marcel e dai suoi simili. Allora, infatti, il protagonista e i suoi compagni-conchiglia (o compagni-nocciolina, o compagni-sassolino) condividevano la dimora con una coppia di umani in crisi. La quotidianità era tutto un volare di piatti, un gridarsi addosso. Marcel e gli altri avevano paura. Nessuno riusciva a udirli, né a vederli: la fanciullezza, del resto, dispone di efficacissimi mezzi per non essere né udita, né vista. Essa potrebbe, ad esempio, costruire un bunker dentro una valigia inutilizzata per sfuggire alle urla, ai cocci rotti e alle continue discussioni domestiche. Potrebbe trascorrere le sue giornate sgattaiolando fra le piante sul davanzale e la nuova tana, tentando di salvare la favola dalla verità disincantata e minacciosa che incombe al di fuori dei panini-letto, delle stanze-scrigno, dei vasi da fiori e dei tavoli da pattinaggio. Un giorno, però, uno degli inquilini potrebbe chiudere la valigia e disertare, trascinando con sé l’intero megaminimondo di Marcel. Che rimane, insieme a Nana Connie, nella casa ormai in rovina degli ex innamorati.

È con estrema delicatezza che Dean Fleischer Camp entra in scena, intrufolandosi nel guscio emotivo del bambino impossibilitato a crescere. Se Marcel perde famiglia e amici è solo per ritrovarli in un secondo momento, dopo essersi ritagliato il suo posto sotto i riflettori e aver imparato a gestire la sua immagine (magari chiacchierando con la giornalista televisiva Leslie Stahl, o condividendo in rete alcuni frammenti di sé). L’autore e la creatura stilano insieme un insolito romanzo di formazione, riscrivendo il microcosmo infantile nel macrocosmo adulto e riplasmando, di conseguenza, le piccole-grandi cose che ci circondano. L’oggetto di uso comune si fa mistero, amuleto, prodigio: così Marcel the shell with shoes on riesce ad intravedere un oboe in un maccheroncino, un frigorifero in un portapillole, un’automobile in una pallina da tennis. E perfino il suo nome diventa una filastrocca, uno scioglilingua per ragazzini e maestri di scuola.

Allo stesso modo, il lutto si riassume nell’immagine di una nonna-conchiglia che segue un angelo-coccinella, e l’abbandono diventa un’occasione di riscatto. Marcel si adatta, così come la realtà intorno cambia forma e scopo con lo scorrere delle stagioni. Il regista ricodifica il linguaggio del film d’animazione, ispirandosi – ci sembra – alla migliore tradizione francese: l’impressione è quella di assistere ad una delle innumerevoli fantasmagorie targate Émile Cohl (non a caso, il padre del dessin animé) o Georges Méliès, uno di quei corti primonovecenteschi in cui gli utensili impazziscono e cominciano a fare di testa loro. Con una differenza: la cinepresa di Fleischer Camp possiede una vista più acuta e dona un volto alle forze invisibili che regolano la cosiddetta tenera età, spingendoci nel guscio magico dove tutto è ancora possibile.

In sala dal 9 febbraio 2023


Cast & Credits

Marcel – The Shell  (Marcel the Shell With Shoes on) Regia: Dean Fleischer Camp; sceneggiatura: Dean Fleischer Camp, Jenny Slate, Nick Paley; fotografia: Bianca Cline; montaggio: Dean Fleischer Camp, Nick Paley; interpreti: Jenny Slate (Marcel), Dean Fleischer Camp (Dean, il documentarista), Isabella Rossellini (Nana Connie, nonna di Marcel), Rosa Salazar (Larissa Geller), Thomas Mann (Mark Booth), Lesley Stahl (sé stessa), Shari Finkelstein (produttore), Sarah Thyre (Catherine, madre di Marcel), Andy Richter (Mario, padre di Marcel), Nathan Fielder (Justin, fratello di Marcel), Jessi Klein (Judy, zia di Marcel), Peter Bonerz (Maestro), Jamie Leonhart (Famiglia delle conchiglie), Conan O’Brien (sé stesso), Brian Williams (sé stesso), Jesse Cilio (Darwin); produzione: Cinereach, You Want I Should LLC., Human Woman Inc., Sunbeam TV & Films, Chiodo Bros. Productions; origine: USA 2021; durata: 90’; distribuzione: Lucky Red e Universal Pictures International Italy.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *