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Voto
Bianco e nero a Gijón, una città marittima della Spagna nordoccidentale, situata nelle Asturie, sul golfo di Biscaglia. La crisi è in atto. I negozi hanno le saracinesche abbassate, con attaccati fuori cartelli di affittasi. Leo, Leonor, è una bella giovane creativa e spiritosa. La vediamo nella prima scena incontrare un uomo basso e peloso col quale contratta sul prezzo di pratiche sadomaso. La ragazza pensava di guadagnare di più. Torna a casa dove la madre, eternamente in vestaglia, strappa da un giornale pezzetti di carta dove scrive i nomi dei loro nemici e gli fa una maledizione mettendoli nel congelatore e sopra il frigo dei bicchieri pieni d’acqua.
Sono una famiglia anomala: ambedue mattacchione, condividono una povertà improvvisa e imprevista alla morte del padre che non ha lasciato che debiti. L’umore resta sempre alto, Leo cuce e taglia creando delle vesti improbabili, fa colloqui di lavoro con Londra (da cui è tornata per via del lutto) in cui le propongono di vestire Christina Aguilera a New York pagandole solo una notte di albergo (e non il volo internazionale), la madre propone di pranzare a ‘El planeta’ dove mettono in conto un pasto a quattro portate a Rubenin, un politico locale, che spacciano per il fidanzato di Leo. Ascoltano la radio che informa dell’arrivo nel paesino portuale del regista Martin Scorsese per degli incontri sul cinema.
Tutto sembra una possibilità. Intanto, nell’attesa di qualcosa che le faccia svoltare, vendono oggetti online, contraffanno etichette dei vestiti nei centri commerciali, inventano modesti raggiri per arrivare alla sopravvivenza. La madre cerca di ricevere un sussidio dallo stato, invano. Scherza sul fatto che se finirà in prigione almeno avrà garantito vitto e alloggio. Sentono entrambe nostalgia del gatto Holga che almeno le avrebbe scaldate nel letto dove dormono abbracciate. A casa fa freddo ma fuori fa caldo per la stagione: il riscaldamento globale confonde le persone. Staccano la luce perché nessuno ha potuto pagare la bolletta: Leo si mette a leggere un libro per le scale schiacciando ripetutamente l’interruttore della luce a tempo. Intorno a loro, nella cittadina, la popolazione è in prevalenza anziana: uomini col bastone, donne su sedia a rotelle, vecchietti si aggirano tra i negozi chiusi.
Sul finale suonano alla porta. “Maria Rendueles?”. La polizia. “È stata denunciata”. La madre indossa fieramente la pelliccia senza opporre resistenza. Porta chiusa. Leo da dentro chiama: “Mamma, mamma”.
Titoli di coda. Riprese della televisione locale ritraggono Martin Scorsese e i reali spagnoli invitati a premiazioni e rituali. Intorno proteste di manifestanti mentre la gente comune si lamenta di vedere le star troppo da lontano.
Montaggio buffo con lo schermo che si divide in quattro o si apre in due come tendine di un sipario teatrale. Soluzioni di tagli interni arditi: quattro lati della inquadratura dal centro escono dagli angoli e diventano una nuova inquadratura, primi piani senza audio per qualche secondo.
L’opera prima dell’artista spagnola Amalia Ulman spiazza e diverte, graffia crudelmente, denuncia con allegria, dichiarando, alla sua maniera, che il pianeta sta andando a rotoli.
Cast & Credits
El Planeta – Regia e sceneggiatura: Amalia Ulman; fotografia: Carlos Rigo Bellver; montaggio: Katharine Mcquerrey, Anthony Valdez; musica: Chicken; interpreti: Amalia Ulman, Ale Ulman, Chen Zhou, Nacho Vigalondo, Saoirse Bertram.; produzione: Holga’s Meow Pictures; origine: Usa, 2021,; durata: 79′.
