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Chi ha letto La metamorfosi di Franz Kafka ricorderà che la trasformazione di Gregor in un insetto produce una serie di reazioni importanti nel sistema della famiglia Samsa: il padre soprattutto, fino a quel momento malaticcio e abulico, riprende vigore non appena il figlio ha subito la trasformazione, così anche la madre e la sorella, promettente violinista. Il racconto si chiude, notoriamente, con la morte di Gregor e con i sopravvissuti che in una giornata di sole prendono il tram, nient’affatto a lutto, anzi fiduciosi che l’avvenire potrà loro riservare solamente un grande benessere, grandi speranze. La metamorfosi è fra le molte altre cose un geniale studio sull’impossibilità di parlare della famiglia da un’ottica diversa da quella sistemica.
L’ottimo film di esordio del regista egiziano Omar El Zohairy (1988), che a Cannes, incluso nella “Semaine de la Critique” del 2021, ha ricevuto sia il Premio Fipresci per le sezioni parallele che il Gran Premio della Critica, racconta una situazione analoga e, non sappiamo se consapevolmente o meno, chiude allo stesso modo, con una canzonetta in arabo che quasi alla lettera riporta la conclusione del racconto di Kafka.
Il film s’intitola in originale Feathers/Plumes, ovvero Penne o anche Piume, titolo dovuto al fatto che il pater familias che nei primi minuti del film ha fatto ben poco per restarci simpatico, soprattutto alla luce di come tratta la moglie, viene trasformato da un mago, convocato in occasione della festa di compleanno del figlioletto, in una gallina. A nulla valgono i tentativi del medesimo mago di rendere reversibile la metamorfosi, del padre si sono perse le tracce, mentre la gallina è divenuta una coinquilina della madre e dei tre figlioletti, uno dei quali ancora lattante. La gallina starnazzante in mezzo agli umani non deve stupire poiché l’intero film si svolge in una catapecchia sordida e claustrofobica e i personaggi sono tutti sporchissimi.
Se poi escono di casa si ritrovano nel mezzo di una zona periferica, via di mezzo fra archeologia industriale e discarica, uno di quei luoghi polverosi, rugginosi e irredimibili che ci hanno fatto ricordare Il potere della ciliegia di Abbas Kiarostami con cui El Zohairy condivide una spiccata tendenza all’ossessività, ritornando fino alla noia (che qua e là, inutile negarlo, si affaccia) su alcuni Leitmotive, fra i quali spicca la sottolineatura della società patriarcale araba (che il film si svolga in Egitto lo desumiamo dall’origine del regista, ma non vi è alcun segnale in tal senso) nella quale le donne non possiedono diritto alcuno, i continui primi piani sulle banconote, e sul cibo, in particolare sul latte con cui viene nutrito l’ultimogenito, insomma un’ossessione su reificazione e mercificazione di tutto e di tutti; d’altro canto il film insiste, soprattutto attraverso un cadente apparecchio televisivo, costantemente acceso nella catapecchia, sui modelli di comportamento e di consumo dell’Occidente che non vengono minimamente esaltati o mitizzati.

Ciò detto il punto focale del film – dotato di uno stile decisamente originale, a tratti davvero impeccabile – è quel che si sosteneva all’inizio, ovvero la trasformazione derivata dalla scomparsa o dalla metamorfosi del padre. Dopo aver invano richiesto supporto ad amici, conoscenti, datori di lavoro e istituzioni e aver ricevuto vari dinieghi, la donna si rimbocca le maniche e capisce che la scomparsa del coniuge può rappresentare una imperdibile occasione di emancipazione. Ma il bello del film è che questa emancipazione non viene affatto dichiarata o gridata, viene vissuta nei fatti, senza retorica e anche senza venir meno ai “doveri” imposti da una società dalla quale verosimilmente mai del tutto si affrancherà. Basti dire che, se non andiamo errati, neanche mai sentiamo la voce della protagonista che al pari degli altri personaggi resta senza nome. Ciò che contribuisce a conferire a Feathers una qualità superiore alla media da ricondursi anche al fatto che resta gradevolmente sospeso fra realismo e grottesco.
In sala dal 16 marzo
Cast & Credits
Il capofamiglia (Feathers/Plumes) – Regia: Omar El Zohairy; sceneggiatura: Omar El Zohairy, Ahmed Amer; fotografia: Kamal Samy; montaggio: Hisham Saqr; interpreti: Samy Bassouny, Mohamed Abd El Hady, Fady Mina Fawzy, Demyana Nassar, Abo Sefen Nabil Wesa; produzione: Still Moving; origine: Egitto/Francia 2021; durata: 113′; distribuzione: Wanted Cinema.
