Anselm di Wim Wenders

Al passato Festival di Cannes 2023, Wim Wenders ha presentato non uno bensì due film che per certi versi non avrebbero potuto essere fra loro più distanti. Il primo è il minimalista Perfect Days, che racconta della quotidiana esistenza di un addetto alla pulizia dei bagni pubblici di Tokyo e che è già uscito nelle sale italiane. Mentre il secondo, il documentario Anselm realizzato in 3D, è una virtuosa biografia artistica su grande formato dell’artista Anselm Kiefer (classe 1945 come lo stesso Wenders) ora finalmente fruibile dal pubblico del nostro paese.  Non è la prima volta che il regista tedesco si cimenta in biografie di artisti contemporanei (Buena Vista Social Club, Pina o Il sale della terra) con i quali si sente in particolare sintonia. Questa affinità risalta ancor più in quest’ultimo documentario.

Anselm Kiefer

Wenders ci accompagna in un viaggio cronologico nella complessa opera dello scultore e pittore tedesco.  Ricostruisce alcuni episodi dell’infanzia, così come sono rimasti impressi nella memoria di Kiefer, e visitando i vari atelier del suo passato creativo, grazie anche a materiale d’archivio, fa in modo di ripercorrere sia i momenti più salienti, che quelli più controversi della sua carriera artistica: dall’apprendistato con Joseph Beuys, alla molto discussa (e provocatoria) serie fotografica presentata nel 1969 con il saluto nazista, fino all’ultima installazione, il Ciclo di Venezia, all’interno di Palazzo Ducale e presentato in contemporanea alla Biennale d’Arte del 2022.

A queste visioni e ricostruzioni del passato Wenders mescola immagini più recenti girate nella fondazione-museo a cielo aperto di Barjac, nel Sud della Francia, oppure nell’attuale atelier di Croissy-Beaubourg, sempre in Francia, dove ancor oggi Kiefer vive e lavora. Poiché l’artista vive immerso nella sua stessa arte, le monumentali installazioni sono disseminate nella natura selvatica e nell’ampio e irregolare areale che circonda la vasta tenuta francese. L’atelier stesso è un complesso labirinto di padiglioni-officine, padiglioni-magazzino, padiglioni-biblioteche, dove ogni tela è trasportabile su rotelle, ogni materiale è organizzato su scaffali: all’apparente caos che domina nei suoi quadri e lavori si oppone la funzionalità e la disposizione ordinata dei materiali e delle materie prime utilizzate per farli. Dietro ogni angolo, dietro ogni porta, si apre per noi un nuovo capitolo dell’immenso universo artistico dell’artista.

La macchina da presa segue Kiefer, che lavora, si muove in bicicletta fra le opere o visita le installazioni, e quindi, si sofferma a riflettere sui motivi ricorrenti alla base della sua arte visiva, la quale fin dai suoi inizi, non cessa di confrontarsi con il capitolo più buio della storia tedesca: il nazionalsocialismo. Ogni suo lavoro rimanda direttamente o indirettamente a questo. Anche la sua costante analisi del mito in tutte le sue diverse manifestazioni ha a che fare con la storia e la cultura tedesca. Primo fra tutti quindi il mito germanico, ma si ampia poi al mito classico, e a quello biblico, secondo la tradizione della cabala ebraica. Oppure la struggente poesia di Paul Celan, anch’essa per molti aspetti motore creativo di tante sue opere, come risulta evidente nel corso del film.

Se è l’occhio di Wenders a farci strada fra le immagini e le opere, è però la voce bassa e profonda di Kiefer quella che si racconta e spiega. Tutti e due nati nel 1945, come si accennava, entrambi hanno costruito la propria arte sulla “ferita aperta della storia tedesca”. E quando nel corso del film appaiono le opere alate (fra queste l’opera Palette with Wings, 1985), che sotto molteplici forme di interpretazione riportano al mito classico di Icaro, non possono non tornare in mente le iconiche immagini degli angeli caduti Damiel (Bruno Ganz) e Cassiel (Otto Sander) di Il cielo sopra Berlino (1987), a ricordare come spesso esigenze creative affini portino a soluzioni estetiche comuni.

In sala dal 30 aprile 2024
A Palazzo Strozzi di Firenze è attualmente in corso sino al 21 luglio una grande Mostra dell’artista tedesco dal titolo “Angeli caduti”.

 


Anselm (Anselm – Das Rauschen der Zeit) – Regia e sceneggiatura: Wim Wenders; fotografia: Franz Lustig; montaggio: Maxine Goedicke; interpreti: Anselm Kiefer, Daniel Kiefer, Anton Wenders; produzione: Road Movies; origine: Germania, Francia, Italia; durata: 93’; distribuzione: Lucky Red.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *