Video artista che espone le sue opere in tutto il mondo, il ravennate Yuri Ancarani, conosciuto anche per il documentario The challenge – dedicato allo strano mondo dei ricchi falconieri dell’Oman e vincitore del Premio Speciale della “Giuria Ciné + Cineasti del presente” al Festival di Locarno 2016 – ha fatto il suo debutto nel lungometraggio di finzione alla Mostra di Venezia 2021, (nella sezione Orizzonti) con Atlantide, ora in uscita in sala.
Secondo il mito di Platone, risalente al IV secolo a.c. Atlantide è un’isola leggendaria e florida, una grande potenza marittima, sprofondata poi in una sola notte per opera di Poseidone. Proprio come in un mito, Ancarani ambienta il suo intreccio in un luogo quasi a sé, sconnesso dalla realtà e sceglie di raccontare, almeno visivamente, un’altra faccia di Venezia, non quella classica e massificata, ma il microcosmo che si intreccia a Sant’ Erasmo, un’isola che si trova a nord-est della parte più popolata di Venezia. E lì focalizza la sua storia su Daniele – interpretato da Daniele Barison un non professionista come la maggior parte del cast – , un ragazzo ventiquattrenne malinconico e introverso con una smodata passione per il barchino, una imbarcazione equipaggiata con motori sempre più veloci.
Daniele e tutti i suoi coetanei del posto condividono questa stessa passione, hanno il culto del barchino proprio perché avere l’imbarcazione più potente e veloce significa essere potenti e rispettati. E la potenza, la forza, a Sant’Erasmo si misura in questo modo. Una passione smisurata che spingerà Daniele a rubare un’elica e che diventerà nevrosi prima e ossessione poi, risultandogli fatale.
Gli adolescenti che popolano l’ Atlantide di Yuri Ancarani sono annoiati, poco motivati, sconnessi dal mondo reale e psicologicamente poco sani, anche nelle loro relazioni.
I dialoghi tra di loro sono accennati e smozzicati, e si gioca tutto sull’immagine. Concepito in tre anni di studio mischiandosi con i ragazzi del luogo, Atlantide ci rilascia una fotografia cupa e misteriosa di questa gioventù. L’aspetto più interessante, è sicuramente quello visivo: il film non ha infatti una sceneggiatura vera e propria, risulta quasi senza una storia e l’intreccio vero si ritrova nell’aspetto nelle immagini e nei giochi di luce capaci di regalare una visione inusuale e intrigante di Venezia. Tuttavia la scelta di accompagnare, quasi pigramente, le giornate di Daniele e dei suoi coetanei senza connotarne l’intreccio, rende in alcuni momenti confuso e poco coerente l’insieme.
Lo spettatore, sembra allora perdersi nelle immagini, non trovando il senso della storia, proprio perché la vera anima di questo film sta nel gioco di colori, immagini sfavillanti che si sposano perfettamente con l’acqua di Venezia, luci e suoni.
Insomma in alcuni momenti è lo sguardo a gioire e a perdersi come davanti ad un’installazione vera e propria, accattivante e inusuale. Ma per quanto intrigante, affascinante e innovativo, la mancanza di un intreccio si sente e ciò a tratti priva Atlantide di coerenza e di organicità.
Un momento a sé resta la sequenza finale che ci regala un’immagine diversa e psichedelica dei canali veneziani, mostrandoci concretamente la possibilità di immergersi in una visione diversa e capovolta della realtà. Uno stravolgimento del reale giocato sulle prospettive e sulle luci. L’idea, molto brillante, ricorda la carta dei tarocchi dell’appeso: basta cambiare prospettiva per vedere un altro microcosmo, un mondo sommerso pieno di bellezza.
In definitiva Atlantide resta una prova riuscita di sperimentazione e di perfezione visiva: un involucro perfettamente strutturato, con tocchi di innovazione e originalità, ma, forse, emoziona poco e per quanto la bellezza visiva possa incantare la visione, il risultato è ancora acerbo, da un punto di vista contenutistico, per poter catturare pienamente non solo lo sguardo, ma soprattutto la sfera emotiva e psicologica dello spettatore. Manca un processo di interiorizzazione e di rispecchiamento. Una bellissima prova sperimentale, che forse avrebbe avuto bisogno di un poco di anima emotiva in più.
In sala il 22, 23 e 24 novembre.
Atlantide – Regia, fotografia e montaggio: Yuri Ancarani; musica: Lorenzo Senni, Francesco Fantini; interpreti: Daniele Barison, Maila Dabalà, Bianka Berenyi, Jacopo Torcellan; produzione: Dugong Films (Marco Alessi, Marta Tagliavia) con Rai Cinema, Luxbox, Unbranded Pictures, Alebrije Producciones, Mirfilm; ; origine: Italia/ Francia/USA/Qatar 2021; durata: 104′; distribuzione: I Wonder Pictures.