Sempre in costante bilico tra amore, disperazione e denunzia politica, Disco Boy, l’opera di debutto di Giacomo Abbruzzese, – passata qualche settimana fa al Festival di Berlino e ora in sala – è un film complesso e sfaccettato in cui si vogliono esplorare specularmente due fronti, due punti di vista contrapposti ma entrambi dettati da esigenze e pulsioni di sopravvivenza simili. E si tratta anche di un film che ambiziosamente vuole far sue, a tratti, atmosfere tipo Cuore di tenebra di Joseph Conrad o meglio quelle di Apocalypse Now (1979) di Francis Ford Coppola. Tra l’altro il regista tarantino, al pari di altri colleghi più o meno della sua generazione come Luca Guadagnino o Andrea Pallaoro, è dovuto andare all’estero per trovare i soldi per riuscire a realizzare, dopo una lunga preparazione, questa sua opera che è di produzione francese.
Come, infatti, ha dichiarato a “Cineuropa”: «è un progetto che ho portato avanti per dieci anni, è stata una gestazione molto lunga. Fondamentalmente perché è un film molto costoso per essere un’opera prima ed è un film chiaramente Arthouse, con un cast e scelte artistiche non immediatamente spendibili. Con tutto questo “cocktail,” oggi è molto difficile iniziare. […] È stato un lungo processo, con quattro paesi e quattro coproduttori. Ho dovuto cambiare due volte i produttori francesi per trovare alla fine la configurazione migliore. Poi, due anni di Covid ci hanno bloccato. […] Alla fine, il film in realtà è sempre quello dell’idea iniziale».
Ma entriamo nel merito con due righe di trama: fuggito dalla Bielorussia per trovare in Europa un destino migliore, Aleksei (Franz Rogowski), dopo un avventuroso viaggio attraverso l’Europa, riesce a raggiungere Parigi e accetta di unirsi alla Legione Straniera in cambio della promessa della cittadinanza francese – tra l’altro come dice durante un interrogatorio ha imparato il francese che mastica, dai film. Ecco il primo personaggio.
Lontano, invece, nel Delta del Niger, Jomo (Morr Ndiaye), un attivista rivoluzionario impegnato nella lotta armata per difendere la sua comunità, lotta contro le compagnie petrolifere che ne minacciano la vita e, un giorno, alla guida del suo gruppo il rivoluzionario rapisce dei cittadini francesi. E questo è il secondo personaggio.
Le due storie personali – che con un termine oggi alla moda si potrebbero definire di resilienza – si incontrano quando l’unità di Aleksei viene inviata a cercare di liberare i civili imprigionati. Lo scontro tra i due uomini (ma c’è di mezzo anche una donna di colore Udoka alias Laëtitia Ky e un night-club parigino) ha delle conseguenze imprevedibili, il destino di un soldato di professione e quello di un guerrigliero si vengono ad intersecare a causa di una guerra insensata e interessano la vita, la morte e un improvviso, folgorante amour fou che tutto sconvolge.
In questa sua prima prova, confrontandosi con il problema dell’'”alterità” e di come le situazioni e le scelte nascono da tanti fattori spesso imponderabili, Giacomo Abbruzzese dimostra un talento notevole di messa in scena e di direzioni degli attori – tra l’altro ottima la prova dell’attore tedesco Franz Rogowski che per la seconda volta si trova ad essere diretto da un regista italiano dopo Freaks Out (2021) di Gabriele Mainetti.
Grazie alla bella fotografia della francese Hélène Louvart – per altro premiata (vedi foto accanto con Abbruzzese) alla Berlinale con un Orso d’Argento per il miglior contributo artistico -, alle scene coreografate da Qudus Onikeku e al potente impatto sonoro delle musiche elettroniche di Vitalic, Disco Boy è dunque un’opera di qualità fuori da schemi banalmente realistici. Una storia questa che sotto il segno sacrale dell’utopia, ci racconta di volontà forse irrealizzabili (purtroppo) nei riguardi di una vita che potrebbe/dovrebbe essere migliore.
L’unico neo, la principale debolezza che, forse, si può rimproverare al film di Abbruzzese, è quella di una sceneggiatura non sempre incalzante e coesa: talvolta, al di là della folgorante mise en scene, si tende a divagare un po’ troppo, in maniera astrattamente filosofica, in questo viaggio, tanto onirico quanto metaforico, verso l’oscurità esistenziale del nostro animo umano.
In sala dal 9 marzo 2023
Disco Boy – Regia e sceneggiatura: Giacomo Abbruzzese; fotografia: Hélène Louvart; montaggio: Fabrizio Federico, Ariane Boukerche, Giacomo Abbruzzese; musica: Vitalic; coreografia: Qudus Onikeku; ; interpreti: Franz Rogowski (Aleksei), Morr Ndiaye (Jomo), Laëtitia Ky (Udoka), Leon Lučev (Paul), Matteo Olivetti (Francesco), Robert Więckiewicz (Gavril), Michał Balicki (Mikhail); produzione: Lionel Massol, Pauline Seigland per Films Grand Huit; origine: Francia/Italia/Belgio/Polonia, 2023; durata: 91 minuti; distribuzione: Lucky Red.