“Il Cinema Ritrovato” XXXVII° Edizione (Bologna, 24 giugno – 2 luglio 2023) – Il Programma

Ebbene sì, una tra le manifestazioni internazionali più rilevanti e influenti che riesce a mettere insieme l’immenso mondo dei “mestieri del cinema” con gli studiosi e soprattutto col pubblico (cittadino e no) è giunta alla sua Trentasettesima edizione. Che compleanno! A Bologna non si ritrovano, ormai da anni, solo i film restaurati (dai tempi del muto fino a quelli dell’altro ieri che già necessitano di essere “accomodati”), ma anche tutti coloro che dal cinema sono occupati.

È incommensurabile il lavoro che la Fondazione-Cineteca di Bologna porta avanti, insieme ai partner mondiali che la sostengono, avendo nel cuore come nella mente il solo scopo di garantire sempre più lunga vita al cinema e all’esperienza condivisa della visione. Si sono dati un compito che oggi è più vivo che mai: partecipare attivamente alla cura delle immagini, da sempre realizzate e ritrovate, per poi metterle nelle condizioni di viaggiare nei modi più consoni oggi come domani. Tutto ciò ha un nome: cultura. E la specificità di questo Festival si può ritracciare nell’idea operosa dell’impegno tipica dell’Emilia, quella per intenderci incarnata nell’opera dei Bertolucci. Così, tra visioni collettive all’aperto (prime fra tutte, quelle organizzate in Piazza Maggiore, la “Piazza Grande” cantata da Lucio Dalla) e nelle sale della Cineteca come nei cinema di città, si avrà modo di (ri)vedere 470 film in 9 giorni (sugli schermi bolognesi riappariranno: Audrey Hepburn, Burt Lancaster, Totò, Marcello Mastroianni, Montgomery Clift, Deborah Kerr, Ivan Mozžuchin, Brigitte Bardot, Spencer Tracy, Kazuo Hasegawa, Ingrid Bergman, Anna Magnani, Gregory Peck, James Dean, Susan Taslimi, John Wayne, Barbara Stanwyck, Gary Cooper, Lino Ventura, Lyda Borelli, Tyrone Power e Jean-Paul Belmondo) e incontrare registi come Wim Wenders e Luca Guadagnino, solo per citare alcune tra le personalità ospitate.

Non possiamo non partire dal segnalare l’omaggio ad Anna Magnani che rivedremo in una serie di film, dal neorealismo alle commedie e ai drammi più intimi, grazie all’ampia selezione a cura di Emiliano Morreale.

Per la sezione “Cento anni fa”, affidata al curatore Oliver Hanley, vedrà protagonista l’anno 1923, appunto, e sarà occasione di risvelare film di Sergej Ėjzenštejn e di Jean Epstein, di Charlie Chaplin e di Germaine Dulac, di Alexandre Volkoff e di Buster Keaton. Ancora per questa edizione ci sarà anche quest’anno Albert Samama Chikli, pioniere tunisino del cinema e della fotografia. Verranno presentanti i suoi lavori non-fiction e d’ampia diffusione realizzati tra il 1905 e il 1915, tenendo presente la sua niente affatto marginalità nel suo tempo, il che lo rende oggi una tra le figure più degne delle riscoperte scientifiche recenti. Guidati dalle immagini del suo cinema, faremo un lungo viaggio che ci condurrà dalle coste dell’Oceano Atlantico in Senegal a quelle del Mar Caspio in Iran, con qualche imprevisto attracco nei porti del mondo arabo. Rimanendo nei paraggi del continente africano, avremo occasione di rivedere Ceddo (1977) di Ousmane Sembène, recentemente restaurato, per venire catapultati nel pieno di una prospettiva fortemente critica rispetto alle “ricadute ontiche” del colonialismo francese in Senegal. Fortemente è atteso il restauro de Gli ingannati (1972) del regista egiziano Tewfik Saleh, pellicola questa ambientata in Siria che narra le vicissitudini di tre profughi palestinesi che cercano, emigrando, di migliorare le proprie condizioni di vita. A queste proposte, si accostano anche quelle dell’iraniano Bahram Beyzaie, Gharibeh va meh (The Stranger and the Fog, 1974) e Cherike-ye Tara (The Ballad of Tara, 1979), che hanno a tema un possibile punto di vista femminista sui culti millenari di una cultura patriarcale.

Due retrospettive dedicate rispettivamente ai registi Rouben Mamoulian (armeno naturalizzato statunitense) e a Teinosuke Kinugasa (giapponese) vengono presentate come “gemelle” data la capacità di entrambi i registi, così lontani e così vicini, di sperimentare il nuovo mezzo, anche nel passaggio dal muto al sonoro.

Illuminante è il focus, sulle orme della rassegna presentata l’anno scorso sui film musicali tedeschi dei primi anni Trenta, curata sempre da Lukas Foerster e che propone una nuova angolazione da cui poter seguire gli sviluppi creativi degli autori di quei film in un periodo successivo della loro carriera. Costretti all’esilio verso paesi limitrofi, come Austria, Ungheria e Cecoslovacchia, i loro film sono un mix di nuove risate, a volte malinconiche e inquiete, con il presagio che le ambizioni tetre della Germania nazista tenderà a violare con brutalità inaudita vite e carriere. Questo è il caso emblematico del berlinese Hermann Kosterlitz esiliò prima in Austria e poi a Hollywood, dove poi adoperò lo pseudonimo di Henry Koster.

La questione del conflitto e della guerra porta ancora una volta a rendere le immagini della/dalla guerra più sintomatiche che mai. Gli schermi accoglieranno il bellissimo La croce di ferro (Cross of Iron, 1977) di Sam Peckinpah, ma anche L’arpa birmana (Biruma no tategoto, 1956) di Kon Ichikawa, film inzuppato di un umanismo d’annata. Su questo tema, verrà presentata una serie di film svizzeri. Questo programma, curato da Frédéric Maire, rivolge attenzione alla pionieristica società di produzione svizzera, la “Praesens-Film” (ancora attiva, e al suo centesimo anno di vita) che annovera opere di Hans Richter, Walter Ruttmann, Slatan Dudow/Bertolt Brecht e Fred Zinnemann. La rassegna si concentra intorno alla collaborazione di questa società con il regista Leopold Lindtberg per una serie di titoli tra cui spicca L’ultima speranza (Die letzte Chance, 1945), film drammatico che racconta la storia di profughi in Svizzera durante la guerra. Questo filone pacifista presenta anche Paura e desiderio (Fear and Desire, 1952) di Stanley Kubrick.

La sezione dal titolo “Minuti Perduti, Ore Ritrovate” mostra pellicole note per alcune scene mancanti, montaggi alternativi, versioni ridotte e, in alcuni casi, tagli di censura. Ma anche diversi minuti svaniti, sotterrati e perduti della storia del cinema che sono stati restituiti. Un esempio fra tutti: Amori di mezzo secolo (1954), il film a episodi diretto, tra gli altri, da Roberto Rossellini e Antonio Pietrangeli, dura adesso diciotto minuti in più rispetto alle versioni antecedenti.

Non potevano mancare anche quest’anno occasioni per riflettere intorno alla segregazione e all’ingiustizia razziale espresse da film come Time of the Heathen (1961) di Peter Kass e Piangi mio amato paese (Cry, the Beloved Country, 1951) di Zoltán Korda. Seguendo questa scia, si rende omaggio al regista americano (di origini berlinesi) Michael Roemer, e verranno proiettati Tutti contro Harry (The Plot Against Harry, girato nel 1969 e portato a compimento solo vent’anni dopo) e Nothing but a Man (1964). Viene ospitato anche il ritratto di Eldridge Cleaver, uno dei primi leader delle “Pantere Nere”, presente nel film Black Panther (1970) di William Klein e il magnifico Bushman (1971) di David Schickele.

Per il ricco programma “Sorelle del Cinema” avremo l’omaggio a Suso Cecchi d’Amico, curato dai suoi stessi figli: è uno sguardo familiare su una carriera unica che rappresenta un incommensurabile contributo all’epoca d’oro del cinema italiano e non solo. Vi sarà anche una retrospettiva sulla direttrice della fotografia e regista austriaca Elfi Mikesch. Le proposte qui continuano con il film Antonia: A Portrait of the Woman (1974), di Judy Collins e Jill Godmilow, che rievoca la vita e la carriera della direttrice d’orchestra e pianista Antonia Brico, e con Les Femmes palestiniennes (1974) della cineasta libanese Jocelyne Saab. Ci sarà anche l’opportunità di approfondire l’opera filmica dell’artista Niki de Saint Phalle, grazie alla visione di lavori come Un rêve plus long que la nuit (1976). Inoltre, verrà dedicata una sezione alle dive russe del cinema muto italiano, non più ora dimenticate, grazie a una ricerca e a uno scrupoloso lavoro di riscoperta: Diana Karenne, Helena Makowska, Thaïs Galitsky e Ileana Leonidoff tornano a vivere sullo scherno non più in forma anonima. Buone visioni!

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