Magari si poteva escogitare una collocazione più adeguata per l’anteprima mondiale del secondo capitolo di Horizon: An American Saga, l’ormai famoso dittico western di Kevin Costner. Invece il tutto è avvenuto sabato, ultimo giorno della Mostra, alle 15 di pomeriggio, nella sala Giardino, quando buona parte dei festivalieri se n’era già andata. Comunque, il direttore Alberto Barbera ha fatto bene a prenderlo in extremis. Sembrava che il kolossal di Costner fosse destinato a spegnersi nel disinteresse generale; invece, il primo capitolo, mostrato a Cannes, si sta difendendo bene nel consumo in streaming, e questo secondo, originariamente fissato per il 15 agosto, uscirà certamente nelle sale, sempre targato Warner Bros, con una data meno inclemente. Intanto il 69enne regista/attore ha già girato alcune scene del terzo capitolo (non si arrende), come vediamo, a mo’ di “prossimamente”, nell’epilogo di questa seconda parte.
Com’è? Migliore della prima, più compatta, bella, spiazzante, e spero che il pubblico femminile, così restio a lasciarsi coinvolgere dal western, riveda qualche pregiudizio sommariamente espresso. Perché questo secondo capitolo, sempre nella misura ampia dei 180 minuti, anzi qualcosa di più, è soprattutto un omaggio alle donne del West, spesso mal raccontate al cinema o secondo cliché, anche con uno sguardo rivolto ai nostri tempi ma senza forzature attualizzanti.
Costner, nei panni del baffuto e non più giovane vaccaro inseguito da due fratelli che vogliono ucciderlo per vendetta, appare fin troppo poco, come se il suo Hayes Ellison, certo decisivo sul piano iconografico e commerciale, fosse solo un tassello minore nell’affresco storico ambientato, per ora, durante la Guerra civile americana (1861-1865).
In verità c’è un prologo che ci traporta a Chicago, nel 1859, complice la voce narrante di un occhialuto bambino destinato a prendersi la sua parte, immagino, nel seguito degli eventi riguardanti l’erigenda e mitizzata città di Horizon, laggiù nella San Pedro Valley, Arizona: tra mandrie e cowboy, pionieri e balordi, indiani e giacche blu.
Si diceva delle donne protagoniste. Sono almeno quattro, delle quali Costner segue con cura le peripezie nella prateria: la vedova sopravvissuta agli Apaches insieme alla figlia che cerca di rimettere su casa, la giovane moglie di città alla quale due furfanti uccidono il marito per schiavizzarla durante il viaggio in carovana, un’indocile ragazza che vuole sottrarsi a un futuro già scritto per lei dal padre iperprotettivo, la prostituta bionda e boccoluta che l’altra volta era in fuga dal bordello insieme a Costner. Sono loro a prendersi una fetta di ribellione e vendetta, scardinando, se occorre con furbizia, qualche logica “patriarcale” e maschilista.
La narrazione resta classicheggiante, ma non calligrafica o citazionista (echeggia forse qualcosa del cinema di George Stevens), con largo spazio lasciato ai dialoghi, agli scontri familiari, al confronto tra bellezza della natura e ferocia degli umani. Per dire, c’è un solo duello a colpi di Colt Walker, che riguarda Ellison, il quale subito dopo, per sottrarsi alla caccia, s’arruola nell’esercito dell’Unione e prende un treno verso Est per combattere i confederati.
L’incontro con gli abili ebanisti cinesi che non parlano una parola d’inglese è davvero azzeccato, così come l’inattesa amicizia tra la piccola Lizzie scampata alle frecce e il coetaneo indiano diciamo “civilizzato”. I nuovi capitoli promettono sparatorie forsennate, assalti alla diligenza, rese dei conti, affari truffaldini, ma per ora Costner continua a muoversi su un terreno insolito, dove la convenzione western è messa al servizio dei personaggi, spesso non stereotipati, anche per merito dei bravi attori coinvolti: da Sienna Miller ad Abbey Lee, da Sam Worthington a Danny Huston, da Luke Wilson a Giovanni Ribisi, da Michael Rooker a Will Patton, da Ella Hunt a Isabelle Fuhrman.
Insomma, l’epopea continua e chissà se alla fine Costner avrà visto giusto nell’inseguire il suo sogno, contro tutto e tutti.
Horizon: An American Saga – Chapter 2 – Regia: Kevin Costner; sceneggiatura: Jon Baird, Kevin Costner; fotografia: J. Michael Muro; montaggio: Miklos Wright, Mark Sawa; musica: John Debney; scenografia: Derek R. Hill; effetti speciali:Jason Neese, Jamie Neese, Armen Fetulagian; interpreti: Kevin Costner, Sienna Miller, Sam Worthington, Giovanni Ribisi, Luke Wilson, Isabelle Fuhrman, Abby Lee, Will Patton, Ella Hunt; produzione: Territory Pictures (Kaplan Howard), Kevin Costner, Mark Gillard, Howard Kaplan, Robert J. Scannell, Danny Peykoff, Marc DeBevoise, Armyan Bernstein, Rod Lake, Charlie Lyons; origine: USA, 2024; durata: 190 minuti; distribuzione: Warner Bros Italia.