Frank Miller – American Genius

Ricurvo su se stesso, fisicamente provato e visibilmente più stropicciato dei suoi 64 anni.

Si presenta così, Frank Miller sul palco della Sala Sinopoli prima della proiezione del documentario omonimo (Frank Miller – American genius) assieme alla regista Silenn Thomas, produttrice conosciuta sul set di 300 e diventata sua fidata collaboratrice.

Guardandolo, non è semplice ritrovarci il volto del bambino di 5 anni, che correva gioioso fuori casa con il pigiama e la tuta di Superman cucita dalla mamma, perché pazzo dei supereroi , non poteva farne a meno, li doveva sentire sulla pelle, in qualche modo.

Eppure in quell’uomo di 64 anni, si intravede il ricordo di quel bambino, che ha voluto e saputo fare della sua passione la sua ossessione, il suo talento e la sua arte. Un sogno sempre custodito e mai abbandonato che il Miller bambino ha saluto coltivare ed esplorare, andando molto oltre.

E’ un mistero la sua capacità non tanto di disegnare finemente, ma di saper dare vita e consistenza ai suoi personaggi, dotandoli di corpo, parola e anima.

Il documentario, presentato in questo Festival del Cinema di Roma, ripercorre in maniera originale e strutturata le tappe artistiche e a tratti biografiche della carriera di quasi cinquant’anni del celebre fumettista, capace di evolvere non solo come cartoonist, ma anche come sceneggiatore e regista (come dimostrano 300 e Sin City). Una carriera che parte dai suoi inizi in una cittadina del Vermont fino a New York e Hollywood, dai fallimenti e dalle tendenze autodistruttive fino alla riscoperta di se stesso.

Imboccata con iniziali difficoltà  la strada della Marvel (con cui riuscì a dare vita a Daredevil e Elektra) per carattere, per  spirito di sfida e intraprendenza, e non per semplice polemica – dato che è questo il tratto distintivo del suo spirito -, si è slegato dalla grande casa produttrice per passare alla DC, riuscendo persino Nel ritorno del Cavaliere oscuro, a rivisitare il noto Batman dipingendolo come un eroe di mezza età. Un gesto rivoluzionario a modo suo.

Attraverso le voci e i volti di colleghi e amici che hanno collaborato con lui  tra i quali Neal Adams, Jim Lee, Dave Gibbons – tra i tanti -, ricostruiamo tratti della sua personalità poco convenzionale, aneddoti e la sua “incursione” nel mondo del cinema: dalle esperienze di sceneggiatura dei vari – e poco fortunati –  Robocop (Robocop 2 e Robocop 3), sino al riuscito Sin City, e il rapporto con i suoi collaboratori viene fuori dai racconti dettagliati del regista Robert Rodriguez (di Sin City) – che lo volle a tutti i costi come co-regista e dai ricordi dell’attrice Jessica Alba, presente nello stesso film.

Il momento più buio dell’artista è rappresentato dalla criticatissima e controversa graphic novel Holy terror, realizzata nel 2011, in un momento particolare della sua vita e qui, l’artista  viene svelato in uno dei suoi rari momenti intimi,  il suo delicato rapporto con  l’alcool, fatto di tanti momenti down e di una lenta e difficile ripresa.

Al termine della proiezione, Frank Miller lo ritroviamo in sala, si “mischia” con il pubblico lasciando trapelare, al di la del suo aspetto stropicciato, una grande voglia di comunicare e uno spirito ancora vitale. E forse, nel suo sguardo, riusciamo ancora a percepire lo stesso bambino di 5 anni appassionato di supereroi, che finalmente ha realizzato davvero il suo sogno ed è “volato” anche oltre.

Insomma, un documentario assolutamente da vedere.


Frank Miller-American Genius – Regia: Silenn Thomas;  fotografia: Giuseppe Mottola;  interpreti Frank Miller, Neal Adams,  Robert Rodriguez, Jessica Alba, Bill Sinkiewicz, B-Reel  origine: USA,2021; durata: 109′

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