Hatching – La forma del male di Hanna Bergholm

  • Voto
4

Grande esordio per la regista finlandese Hanna Bergholm, il suo Hatching – La forma del male è un horror vero, e, come tale, richiama suggestioni e scene dei migliori film del genere. I primi film di Cronenberg, capolavori come Shining di KubrickL’esorcista di Friedkin, alcune pellicole di Burton e infine E.T. l’extra-terrestre di Spielberg. L’ultimo film citato, com’è noto, non è un horror, ma la giovane regista finlandese sembra averlo preso come riferimento almeno per la prima parte della sua opera, in cui un piccolo essere mostruoso, come lo era E.T., diventa per caso amico di una bambina in cerca di affetto e comprensione.

Perché la ginnasta dodicenne Tinja (Siiri Solalinna) desidera compiacere la madre (Sophia Heikkilä) ma lei è ossessionata dall’immagine, e il suo popolare blog “Lovely Everyday Life” presenta l’esistenza idilliaca della loro famiglia come perfetta e curata in ogni dettaglio e per ciò ovviamente falsa.  Questo ideale di famiglia ci riporta alla memoria il cinema di Tim Burton, sempre geniale nel dipingere dei ritratti familiari ipocriti e carichi di tensione e violenza. Una violenza repressa che si manifesta, qui nel nostro film, in una scena drammatica e di rara efficacia, quella in cui la madre premurosa e accomodante si rivela in un attimo e in un semplice gesto per quella che effettivamente è: una arpia malevola.

Dopo aver dato la morte a un uccello, che era entrato in casa e era stato ferito dalla madre, per non farlo soffrire ulteriormente, Tinja porta a casa il suo strano uovo, lo sistema nel suo letto e lo protegge finché non si schiude. La misteriosa creatura che emerge da esso diventa la sua migliore amica. Ecco però che questo strano E.T. in cerca di aiuto si trasforma nell’alter ego della piccola, nella sua forma più vendicativa e violenta.

Il rapporto che Tinja istaura con la sua creatura, richiama alla mente il celeberrimo personaggio del Dottor Jekyll e Mister Hyde, perché in fondo al centro del film c’è la millenaria dicotomia tra bene e male e la possibilità della vendetta su chi ci ha fatto del male. La dicotomia sarà pure millenaria, ma il modo di descriverla da parte della regista finlandese è veramente originale e spaventoso – anche quando potrebbe suscitare il ricordo di alcune famosissime immagini de L’esorcista, l’horror-movie forse non più bello ma sicuramente più visto e più temuto della Storia del Cinema che comunque ha fatto epoca e segnato un punto di non ritorno per il genere demoniaco. Nel film di William Friedkin   – come si ricorderà – la giovane protagonista era martoriata nel corpo e nello spirito da satana, mentre in Hatching-La forma del male la bambina dà vita a …  ma non vogliamo spoilerare troppo la trama dicendo solo che nel primo film si lottava per liberarsi dal male qui si lotta, invece, per liberare il male.

L’horror, dunque, stupisce e funziona quando anche le scene raccapriccianti sono funzionali all’idea che si vuole trasmettere. Una idea di vita, una idea di cinema. Ciò caratterizza i migliori film, quelli che vibrano. E ciò caratterizza anche i migliori horror, tra i quali annoveriamo di sicuro Hatching- La forma del male, un film che, traendo ispirazione da tanti capolavori, riesce a essere nuovo. E che rinnova la convinzione felice che – sì – è stato detto tutto, ma è sempre possibile dirlo in maniera diversa.

In sala dal 6 ottobre


Hatching – La forma del male – Regia: Hanna Bergholm; sceneggiatura: Hanna Bergholm; fotografia: Jarkko T. Laine; montaggio: Linda Jildmalm; musica: Janne Storm; interpreti: Siiri Solalinna, Sophia Heikkilä, Oiva Ollila; produzione: Nima Yousefi; origine: Finlandia 2022; durata: 91’; distribuzione: IFC Midnight .

 

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