Il profumiere, ora su Netflix, è un film abbastanza intrigante. Cercare la fragranza perfetta, la fragranza d’amore che vince ogni volontà, è lo scopo del protagonista. È evidentemente un delirio di onnipotenza e il film ha il merito di riconoscerlo come tale alla fine della storia.
Da una parte il profumiere (Ludwig Simon) e la sua isterica aiutante assassina, dall’altra la poliziotta innamorata di un collega, padre di famiglia. Per superare il senso di colpa, la protagonista, la poliziotta Sunny (Emilia Schüle), userà i profumi clandestini del giovane profumiere, che le permettono di farsi amare senza rimorsi; il profumiere in cambio desidera che lei diventi la sua musa ispiratrice per creare la fragranza d’amore perfetta. Ma questa ossessione è solo la misera conseguenza della solitudine e il desiderio, questo legittimo, di essere amati. Da non essere amati alla solitudine fino all’ossessione del controllo e del potere, a costo di altre vite innocenti.
Tutti i personaggi, come del resto tutti noi spettatori, hanno dei traumi e la differenza sta nel saperli gestire, nel non farsi trascinare in una spirale di rancore, invidia e odio. E lo si fa proprio attraverso l’amore, ma non quello che il profumiere vuole suscitare ad arte, quello vero invece fatto di una scelta libera e del sacrificio felice che comporta.
Il film del regista tedesco Nils Willbrant è discontinuo, nel senso che alterna scene brillanti ad altre meno buone che appaiono forzate, non naturali, alla ricerca di un’autorialità spesso non necessaria. Ma nonostante questo, la storia rimane, come detto, intrigante, e non è merito solo della sceneggiatura liberamente tratta dal famoso libro Il profumo (Das Parfüm – Die Geschichte eines Mörders, 1985) di Patrick Süskind, ma anche della regia, quando si fa semplice e più fluida. Ed è la terza volta – adattato in ambientazione contemporanea e virato al poliziesco – che il volume di Süskind viene trasposto sugli schermi dopo il fortunato film di Tom Tykwer Profumo – Storia di un assassino (2006) e la serie tv del 2018 per ZDFneo, diretta da Philipp Kadelbach.
Se si scoprisse la fragranza d’amore il mondo, senza più odio, sarebbe perfetto, ma proprio il “perfettismo”, cioè ogni concezione politico-ideologica che crede possibile la perfezione nelle attività e imprese umane sacrificando il bene presente per una vaga e velleitaria aspirazione a un bene futuro che si suppone perfetto, è una forma se non di odio almeno di non amore, di egoismo.
Sta in questo dilemma l’interesse vero per questo film: può veramente amare chi vuole controllare l’amore? No, non può farlo. La libertà è ciò che ci rende uomini, forse ancor prima dell’amore stesso.
Dobbiamo essere liberi per amare, compiere delle scelte frutto di una volontà libera. Cosa siamo disposti a fare per amore? Se condizioniamo la libertà degli altri possiamo veramente amarli? Questi interrogativi ha il merito di sollevarli Il profumiere e le risposte spettano a tutti gli spettatori incuriositi dai suoi profumi.
Su Netflix dal 21 settembre
Il profumiere – Regia: Nils Willbrant; sceneggiatura: Nils Willbrant, Kim Zimmermann; fotografia: Frank Küpper; montaggio: Katharina Lebegern; musica: Lena Beck; effetti speciali: Marta Zdanowicx; interpreti: Emilia Schüle, Ludwig Simon, Robert Finster, Solveig Arnarsdottir, Anne Müller, August Diehl, Cornelia Heyse; produzione: Tim Greve; origine: Germania, 2022; durata: 96’; distribuzione: Netflix.