Jean Monier (Daniel Auteuil) è un avvocato di mezza età bruciato dalla vita sul campo: quindici anni prima ha fatto assolvere un assassino che, lasciato in libertà, ha continuato a uccidere: da allora non accetta più cause penali. Una sera dopo una giornata di lavoro, mentre si rilassa a casa con sua moglie Annie (Sidse Babett Knudsen), avvocato anche lei, per evitarle una stancante uscita notturna la sostituisce in una chiamata di emergenza ad un caso di uxoricidio.
In caserma Monier incontra per la prima volta Nicolas Milik (Grégory Gadebois), padre di cinque figli piccoli, accusato dell’omicidio della moglie Cécile, una donna alcoolizzata, disinteressata alla prole a quel che dice il marito, prelevato con forza a ora di pranzo mentre stava facendo le porzioni di pasta ai figli. L’uomo si dichiara innocente con tale convinzione da abbagliare la lucidità dell’avvocato che, per tre anni, lo segue fino al processo. Monier, spesso raggiunto da fantasmi del passato in sogno e nelle male parole di chi quel caso di tanti anni prima lo ricorda ancora, vuole fare le cose per bene. Si apposta nella notte all’angolino del paese di fronte al bar dove Nicolas è andato quella notte dopo un ennesimo violento litigio e dove si è sfogato con il proprietario del bar e suo amico Roger (Gaëtan Roussel), piuttosto alticcio; va a parlare con i bambini che sono stati messi in un istituto e vede i loro disegni apparentemente quieti; scandaglia gli alibi, le prove, le motivazioni possibili. L’accusato ha dei graffi sul collo che ammette gli ha fatto la moglie. Alla donna capitava di non rientrare a casa la notte, di finire a dormire sulla panchina della piazzetta in condizioni pessime, senza destare preoccupazione a casa. Nicolas faceva da mammo per i bambini, li accudiva, cucinava, li mandava a letto, li accompagnava a scuola, manteneva una normalità che nel rapporto con la donna era impossibile ritrovare.
Monier ha poco in mano, vacilla, sogna dei tori che lo fissano negli occhi, va in macchina tutta la notte per pensare. Il paesaggio naturale in cui si muove sono le distese selvagge della regione meridionale francese della Camargue, le paludi, i fiumi, il mare al tramonto pieno di fenicotteri rosa: tanta bellezza fa da controcanto alla brutalità dell’uccisione della donna con un coltellaccio alla gola, vigliaccamente alle spalle. I dubbi si affacciano, l’avvocato li sottopone alla moglie ma poi non ne accetta i consigli. Viene messo in guardia da più persone: è sicuro di non farne una questione privata? Riuscirà a non essere trascinato giù da un caso del genere?
Al processo sembra sempre più evidente che, sebbene in assenza di prove, non esistono altri possibili colpevoli, a parte il marito, aiutato dal barista. Ad un tratto l’accusa trova un filo di cotone blu tra le unghie della vittima. Appartiene – probabilmente – ai pantaloni dell’accusato ma dal racconto del tipo di colluttazione avuto tra i due non si capirebbe come possa essere finito lì. Un filo è poco ma è anche tanto, un filo srotolerebbe la matassa del caso. Monier non si arrende, lotta ancora, difende a spada tratta un uomo strano, di poche parole e lunghi sguardi, che non ha mai modificato la sua affermazione di innocenza. Il rapporto tra i due è perversamente sbilanciato, per qualche misterioso motivo Monier è allacciato a Malik come se da questo caso ne andasse tutta la sua vita.
In un intenso gioco recitativo tra i due uomini il film si svolge come un court movie in cui, però, pensiamo che i momenti più interessanti siano nelle scene fuori dall’aula. L’attrice danese Sidse Babett Knudsen si muove perfetta nelle sfumature, presente e assente: un ruolo di compagna competitivo in una cornice familiare affettiva. Auteuil regista mantiene la barra dei colpi di scena che tengono alta la tensione.
Un film anomalo, riuscito quasi sempre, visivamente affascinante negli esterni e nella scelta dei toni chiusi per gli interni, quasi espressione della cupezza dei dubbi in cui il protagonista finisce in più occasioni.
In sala dal 19 settembre 2024
La misura del dubbio (Les Fil) – Regia: Daniel Auteuil; sceneggiatura: Steven Mitz, Daniel Auteuil; fotografia: Jean-François Hensgens; montaggio: Valérie Deseine; musica: Gaspar Claus; interpreti: Daniel Auteuil, Grégory Gadebois, Sidse Babett Knudsen, Alice Belaïdi, Suliane Brahim, Gaëtan Roussel, Nathalie Dodivers; produzione: France 2 Cinéma, Zack Films, Zazi Films; origine: Francia, 2024; durata: 115 minuti; distribuzione: Bim.