L’uomo sulla strada di Gianluca Mangiasciutti

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Trama: Irene ha otto anni quando assiste come unica testimone alla morte del padre per mano di un pirata della strada che, incrociando il suo sguardo, scappa poi lontano. Dieci anni dopo la ragazza soffre ancora del senso di colpa per non essere riuscita a ricordare il volto dell’assassino. Il profondo dolore la rende ribelle e triste. Abbandona la scuola e trova lavoro nella fabbrica di proprietà dell’ingegnere Michele. Ma lui è proprio l’uomo che era al volante dell’auto che uccise suo padre. La ragazza sembra non riconoscerlo, lui invece non ha dubbi. Michele prova da subito un forte istinto di protezione verso la ragazza, e Irene, completamente all’oscuro, inizia a aprirsi e a confidarsi proprio con l’uomo che ha distrutto la sua vita.

Non si può aggiungere di più, se non che l’opera prima di Gianluca Mangiasciutti è notevole. Asciutto, teso come vorrebbe essere questa recensione, pur essendo inevitabile testimoniare che un film come questo ci riconcilia con il cinema italiano, senza ovviamente considerare i nostri attuali grandi maestri, con i quali siamo da sempre in sintonia.

Ma il cinema italiano più giovane ha bisogno di film come L’uomo sulla strada, essenziali, semplici, veri, come è la sua storia, vincitrice come miglior soggetto al premio Solinas. Gli attori protagonisti Aurora Giovinazzo e Lorenzo Richelmy, che ha ottenuto una Menzione Speciale Premio RB Casting alla scorsa edizione di “Alice nella città” (Festival di Roma), sono altrettanto eccellenti e certamente lo si deve anche alla loro direzione che li accompagna delicatamente in un difficile percorso di redenzione, che li mette a dura prova come interpreti e come personaggi.

Non ci sono scene facili qui, ma la sensazione è che il tutto scorra benissimo almeno come scorre veloce Irene mentre nuota in piscina, dove si sente a suo agio, libera e, forse, senza pensieri.

Una dolce rivelazione in una serata quasi invernale, la certezza che il cinema non morirà mai, grazie al rinnovarsi continuo di autori e di storie che aspettano ancora di essere raccontate. Quanto tempo è passato dal primo racconto, quanto dal primo racconto cinematografico? Non importa, stasera siamo qui, a descrivere la bellezza e l’intensità della giovanissima Aurora Giovinazzo, il fascino di Lorenzo Richelmy, la sapienza del regista Gianluca Mangiasciutti, con la speranza forte di rivederli presto in un’altra storia.

Perché quella che ci hanno raccontato è quasi perfetta, lodevole, come si accennava, da ogni punto di vista; in particolare, è quasi perfetta la scenografia per quanto gli ambienti siano molto diversi tra loro, dalla piscina alla fabbrica, dalla discoteca alle strade di campagna, da un ufficio a un appartamento. È quasi perfetta anche la fotografia, omogenea, sempre grigia, come il cuore dei due ragazzi; è quasi perfetta la musica, le giuste note al punto giusto. Quasi perfetti anche gli altri attori, Astrid Casali e Marit Nissen. Quasi perfetto il film, perché la perfezione sia un’aspirazione mai soddisfatta per cineasti a cui, cinefili e umili recensori quali siamo, possiamo solo essere grati. Perdersi in un cinema in una serata quasi invernale attraverso le pieghe di un’altra ennesima, originale e bella storia. Niente di più bello e affascinante.

In sala dal 7 dicembre


L’uomo sulla strada – Regia:  Gianluca Mangiasciutti; sceneggiatura: Serena Cervoni, Mariano Di Nardo; fotografia: Luca Ciuti; montaggio: Francesco Di Stefano; musica: Alessandro Bencini; interpreti:  Aurora Giovinazzo, Lorenzo Richelmy, Astrid Casali, Marit Nissen; produzione: Roberto Proia; origine: Italia 2022; durata: 110’; distribuzione: Eagle Pictures.

 

 

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