Madres Paralelas di Pedro Almodovar

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“L’Origine del Mondo”, di Gustave Courbert. Il celebre dipinto del pittore francese che inquadra – e mette al centro della tela – l’organo genitale sessuale femminile sarebbe un perfetto punto d’inizio (e fine) per descrivere Madres Paralelas con una singola simbolica immagine. Il nuovo film di Pedro Almodóvar che aveva inaugurato, in Concorso, la 78° Mostra del Cinema di Venezia e adesso esce in sala, riunisce l’autore spagnolo alla sua musa Penélope C – a soli due anni di distanza da Dolor y Gloria. Come suggerisce il titolo, la maternità è il tema centrale della pellicola; che si espande fino alla ricerca e al significato delle proprie origini, da un punto di vista socio-politico non indifferente.

Madres Paralelas si apre con un incidente passionale, un fugace incontro d’amore; che porta, poi, la protagonista Janis a condividere l’esperienza della gravidanza con Ana (Milena Smit), una ragazza poco meno che maggiorenne e anch’essa incinta, con la quale spartisce la camera d’ospedale. Nessuna delle due ha mai voluto davvero un figlio; ma, l’indescrivibile gioia per due bambine venute alla luce  – dopo i dolori del parto – cambia, inevitabilmente, la loro percezione del miracolo che è donare la vita. Pedro Almodóvar – vincitore dell’Oscar per la sceneggiatura originale di Parla con Lei (2002) – ha raccontato il mondo femminile in mille sfaccettature e l’intento iniziale del suo ventitreesimo lungometraggio sembra quello di celebrare ciò che per una donna può essere la virtù e la realizzazione più grande.

Proprio quando crediamo di aver capito il registro intrapreso da Madres Paralelas, lo script cambia direzione e il melodramma si trasforma in un thriller dell’anima. Un po’ come accadeva ne La Pelle che abito (2011), le due protagoniste, inizialmente sconosciute, si trovano legate l’una all’altra per scelta del fato e attraverso un’espediente non propriamente originale – questo bisogna ammetterlo – il film si fa più teso, coinvolgente e, a tratti, addirittura angosciante.

Una Penélope Cruz palpitante e in stato di grazia duetta con la giovane Milena Smit; così come, sullo sfondo, spicca il personaggio metafilmico – o metateatrale – della convincente Aitana Sánchez-Gijón nella parte della madrea di Ana – che, nel 2008, era aveva presto parte al debutto dietro la macchina da presa di Silvio Muccino in Parlami d’Amore. Le emozioni di Janis e Ana si amplificano con le musiche ammalianti di Alberto Iglesias; mentre l’estetica è ben valorizzata dall’attenzione al dettaglio e da una composizione visuale dell’inquadratura tipica di Almodóvar.

Dal punto di vista concettuale, Madres Paralelas si prende anche il tempo per riflettere sul significato di maternità – che sia essa desiderata o imprevista, biologica o di altra natura, frutto dell’amore o della violenza – così come sul ruolo della donna nella contemporaneità – “Dovremmo essere tutte femministe”, recita uno slogan su una t-shirt indossata dalla Cruz. Ma è la rivendicazione di un passato spagnolo mai sepolto e delle morti avvenute durante la guerra civile che, forse (?), interessa ancor di più ad Almodóvar. L’importanza della memoria storica che tiene, in modo circolare, il fil rouge di tutta la storia.

In sala dal 28 ottobre


Madres Paralelas  – Regia: Pedro Almodóvar; sceneggiatura: Pedro Almodóvar; fotografia: José Luis Alcaine; montaggio: Teresa Font; musica: Alberto Iglesias; interpreti: Penélope Cruz, Milena Smit, Israel Elejalde, Aitana Sánchez-Gijón, Rossy de Palma, Julieta Serrano; produzione: El Deseo, Radio Televisión Española (RTVE), Remotamente Films, Sony Pictures Entertainment (SPE); origine: Spagna, 2021; durata: 120’; webinfo: https://www.sonyclassics.com/film/parallelmothers/; distribuzione: Warner Bros Italia.

 

 

 

 

 

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