Magic Mike – The Last Dance di Steven Soderbergh

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Classe 1963, Steven Soderbergh che due settimana fa ha appena tagliato il mitico traguardo dei Sessanta, è quello che si dice, banalmente, una pura forza della natura. Basta vedere la sua sterminata filmografia che, se ho contato bene, comprende dal suo fulminante e molto discusso debutto Sesso, bugie e videotape nel lontano 1989, la bellezza di 33 film a soggetto per il cinema + un documentario + un tv-movie (Dietro i candelabri, 2013), una serie televisive (The Knick, 2014) e un videogioco-miniserie Mosaic (2018), oltre a varie altre cose corte. Di certo più di un lungometraggio all’anno. E non soltanto: in più dobbiamo aggiungere il lavoro (poche volte, e soprattutto agli inizi) di sceneggiatore delle sue opere e invece, molto spesso o quasi sempre, quello di direttore della fotografia (firmandosi in questo caso col nome del padre, Peter Andrews) e/o di montatore (con quello del nome della madre, Mary Ann Bernard) né, tanto meno, disdegnando il ruolo del produttore per film di amici e colleghi.

Le sue opere svariano da prodotti ad alto budget e di grande successo (Traffic, Erin Brockovich, Out of Sight, la fortunatissima trilogia di Ocean’s) a film indipendenti e a basso costo (sempre relativo) realizzati anche con innovative esperienze tecniche, per esempio Unsane (2018) con il solo iPhone: “una delle esperienze più liberatorie che ho mai avuto come regista”. Soderbergh inoltre alterna i soggetti, passando da film politici e impegnati (il dittico su Che Guevara nel 2008 o i celebri Panama Papers del 2019) a opere drammatiche o di intrattenimento più tradizionali oppure di genere (action, noir, ecc.) – dimostrandosi così un autore “capriccioso” e sempre pronto a cambiare pelle.

Anche quando torna sul luogo del delitto, come qui nel suo ultimo Magic Mike – The Last Dance – non rifà mai la stessa cosa, pur riproponendo, a distanza esatta di dieci anni, un grande successo del 2012, Magic Mike e il suo protagonista, il ballerino-spogliarellista tuttofare Mike Lane (sempre lui, Channing Tatum)  – ma come vedremo con dei colpi di pollice significative. In realtà si tratta in questo caso non di un semplice sequel ma di una vera trilogia – tutta scritta dallo sceneggiatore Reid Carolin – dato che nel mezzo c’è Magic Mike XXL (2015), diretto sì ufficialmente da Gregory Jacob ma dove il regista di Atlanta aveva partecipato come direttore della fotografia, montatore e produttore esecutivo – in effetti l’aveva fatto lui anche questo.

Ma venendo al dunque, si diceva degli anni che passano e passano anche per il nostro protagonista Magic che ha perso i suoi soldi in un affare sballato (cosa che però i suoi vecchi soci-compagni di cordata non considerano un problema terribile né gli danno la caccia, anzi) ed è costretto a guadagnarsi la vita come barista in diversi locali della Florida. Nell’intimo, però, sente che dovrà a tornare ad essere se stesso e quello di prima. L’occasione gli capita quando una annoiata signora, ricca e altolocata, sempre bella ma già un filino attempata e in procinto di divorziare dal noioso marito, Maxandra Mendoza (una grande Salma Hayek) “lo prova” nelle sue capacità di seduttore-ballerino-stripper con un bel cachet di 6.000 dollari e gli prospetta una allettante e classica offerta che non si può rifiutare, ancora misteriosa. I due lasciano allora gli Stati Uniti e ci ritroviamo in Inghilterra o meglio in un vecchio e glorioso teatro londinese, appartenente all’ex-marito, che l’irrequieta riccona vuole rivoltare come un pedalino, offrendo uno spettacolo “femminista” – e cioè risvegliare, tramite un gruppo di ballerini fantastici, un’ondata di passione erotica tra le donne sessualmente addormentate che dovrebbero costituire l’audience dell’audace spettacolo. Mike, dunque, a cui è offerto di diventare il regista dello show, tentenna il minimo sindacale all’idea di provare ma poi, dopo poco, accetta la sfida e si mette al lavoro.

Come avrà capito al volo qualunque nostro lettore, siamo dalle parti del vecchio Full Monty diretto nel 1997 da Peter Cattaneo ma senza ovviamente la componente proletaria di quel film dove un gruppo di operai disoccupati cercavano di fare cassetta organizzando uno spogliarello per le donne del loro sobborgo. Qui invece siamo sempre in terra inglese ma la componente sociale è quella dell’alta borghesia tradizionalissima e annoiata. Di fatto, dunque, Soderbergh/Carolin ricalcano l’aspetto del ribaltamento dei ruoli dove sono gli uomini o meglio i maschi a diventare oggetto di attrazione e di divertimento sessuale – il tutto adattato ai tempi del #MeToo e del super politicamente corretto dell’attuale cinema americano mainstream.

Questa trama vagamente licenziosa segue, poi, paro paro lo straclassico intreccio dei film che raccontano la nascita di uno spettacolo teatrale ovvero di un musical, sino al colpo di scena finale (che colpo di scena poi non è, altrimenti qui non lo riveleremmo) dell’amore trai due protagonisti (e in più sotto la pioggia con un ricordo cinefilo parecchio scontato).

Cosa aggiungere? Francamente anche a solo rivedere l’inizio del primo Magic Mike abbiamo un certo rimpianto di quell’aria di divertito erotismo e di scoperta che all’epoca Soderbergh faceva dei corpi attoriali in film come quello o in The Girlfriend Experience (2009) e Knockout (2011). Il ritmo del racconto e le cadenze della sceneggiatura, qui in questa ultima puntata della saga, tendono a chiudere molto, forse troppo velocemente, la parabola del film che sembra quasi strozzato nella sua parte finale. A tratti divertente, un tantino (ma non molto) malizioso, con delle belle coreografie di Alison Faulk e Luke BroadlickMagic Mike – The Last Dance potrebbe riscuotere successo presso un pubblico prevalentemente femminile come nelle intenzioni della protagonista Maxandra Mendoza. Lo auguriamo sinceramente al Nostro tornato a lavorare con una Major come la Warner ma del risultato personalmente non siamo del tutto convinti. Per esempio, il precedente thriller Kimi (2022) su sceneggiatura di David Koepp ci era piaciuto molto, molto di più. Ma Soderbergh resta sempre e comunque una forza della natura.

In sala 09 febbraio 2023


Magic Mike – The Last Dance (Magic Mike’s Last Dance ) Regia: Steven Soderbergh; sceneggiatura: Reid Carolin, Steven Soderbergh; fotografia: Peter Andrews;  montaggio: Mary Ann Bernard; musica (supervisore): Season Kent; coreografie: Alison Faulk, Luke Broadlick;  scenografia: Pat Campbell ; costumi: Christopher Peterson; interpreti: Channing Tatum, Salma Hayek, Ayub Khan-Din, Jemelia George, Juliette Motamed, Vicki Pepperdine, Caitlin Gerard, Gavin Spokes, Nancy Carroll, Christopher Bencomo, Kasey Iliana Sfetsios, Christie-Leigh Emby; produzione: Reid Carolin, Channing Tatum, Gregory Jacobs, Nick Wechsler per Warner Bros.; origine: Usa, 2023; durata: 112 min; distribuzione: Warner Bros. Pictures

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