Diretta da Kim Yong-hoon e basata sul webtoon omonimo di Mae-mi pubblicato tra il 2015 e il 2018, Mask Girl prende il via da una trama apparentemente semplice e di aperta denuncia sociale sul ruolo della donna nel contesto professionale – e culturale- di riferimento per poi trasformarsi, una puntata dopo l’altra, in un dramma horror molto inquietante. Il ritmo e l’ansia crescono progressivamente, fino a rendere lo spettatore partecipe dell’incubo psicologico – e reale – in cui vive la protagonista, che nelle prime puntate è una scialba impiegata di 27 anni apparentemente modesta e senza troppi grilli per la testa.
Il fulcro della storia, da cui parte la reazione a catena di eventi incontrollabili, è il senso di profonda inadeguatezza che vive interiormente Kim Mo, che da sempre sogna di calcare palcoscenici e di ricevere applausi di folle adoranti. È giovane, snella, con un fisico asciutto, ma i suoi lineamenti non sono abbastanza aggraziati e delicati per tentare la strada dello spettacolo. Bella nel senso classico del termine, Kim Mo non lo è mai stata. E sua mamma, da piccola, non faceva che alimentare le sue insicurezza e il suo senso di disagio riguardo al suo aspetto. E’ per questo che la ragazza, al riparo da sguardi indiscreti, di giorno lavora come impiegata e passa inosservata, di notte, invece, si trasforma in una cam-girl diventando una delle ragazze più seguite e applaudite del web, ma solo dietro una maschera. Tutto cambia quando qualcuno, un collega altrettanto scialbo e poco popolare che passa le notti sul web, riconosce, dietro la maschera, la sua vera identità. E allora scatta qualcosa nella testa di Kim-Mo: non può più ricevere i suoi likes, non può avere la sensazione di essere adorata, non è più libera di muoversi liberamente dimenando i fianchi e suscitando le reazioni maschili. La sua doppia vita è stata scoperta e “la spia” non la può passare liscia. E’ proprio per questo che Kim-Mo diventa colpevole di atti drammatici che avranno conseguenze fatali sulla sua vita fino all’uccisione di una serie di uomini – con relativo smembramento di cadaveri – per vendicarsi degli abusi subiti, tra i quali uno stupro. Kim-Mo cambierà i connotati per non essere riconosciuta e per cambiare di nuovo vita. E con “l’occasione” diventerà bellissima. Psicologicamente molto avvincente,
Mask Girl è un labirinto drammatico che analizza le maschere sociali e le diverse identità psicologiche che l’universo virtuale e non, ci assegna o che forse, per il terrore di non piacere al mondo, ci sentiamo in obbligo di indossare. La serie, infatti, gioca in una continua rincorsa tra il sogno di un’identità “perfetta” e la realtà effettiva, che la protagonista non accetta, altera e stravolge. Il volto iniziale della donna, il suo palcoscenico online e la trasformazione di Kim-Mo (interpretata inizialmente da Lee Han-byeol e poi, con il nuovo volto da Nana) sono lo specchio della deformazione che la realtà virtuale opera su quella effettiva, alterando in modo decisivo la verità. Non manca, soprattutto nelle puntate iniziali un’amara denuncia su qualunque forma di bullismo che porta all’isolamento psicologico e al crescente disagio esistenziale dell’essere umano.
Lee Han-byeolLa non accettazione di sé stessa, infatti, motiva tutte le azioni drammatiche della donna, che diventa cinica e spietata, quasi come una serial killer. Eppure inizialmente sembrava così dimessa, si mostrava così tranquilla, passava così inosservata. Un dramma inquietante che sfocia nel thriller con risvolti sociali e psicologici ben costruiti e ben approfonditi.
Da vedere.
Su Netflix
Mask Girl – Show-runner: Kim Young-hoon; interpreti: Lee Han-byeol, Nana, Go Hyun-jung, Ahn Jae-hong, Yeom Hye-ran; produzione: Bon Factory, House of Impressions; stagione: prima; origine: Corea del Sud, 2023; durata: 47’- 55′ (ad episodio); distribuzione: Netflix.