Mindcage si presenta dichiaratamente come film copycat di un altro celebre thriller, Il silenzio degli innocenti. Le numerose similitudini tra i due tolgono ogni dubbio (speriamo) sulla consapevolezza dell’omaggio che il regista Mauro Borrelli ha voluto effettuare con questo film. Come se non bastasse, la stessa vicenda è basata su un killer copycat, creando così un parallelismo ricorsivo tra i due film che si sviluppa a più livelli.
Quindi troviamo nell’ordine: una investigatrice determinata, il suo partner, un misterioso omicida ed un detenuto pericoloso ma anche un possibile aiuto prezioso. Colui nel film di Jonathan Demme era interpretato da Anthony Hopkins, qui viene impersonato da un John Malkovich conciato, a dir la verità, in maniera abbastanza improbabile: Arnaud Lefeuvre, detto “The Artist”, serial killer autore di sei omicidi seguiti da elaborate composizioni, è una specie di Leonardo da Vinci epilettico in divisa da carcerato, ama dipingere e scolpire il corpo e la mente delle sue vittime. Malkovich è sempre un piacere da guardare, anche quando, come in questo caso, non riesce a trovare la chiave giusta e soccombe sotto ai fendenti di una sceneggiatura priva di mordente e raffazzonata.
La trama nella seconda parte degenera con l’aggiunta di una componente soprannaturale che avrebbe anche avuto del potenziale con premesse differenti, ma qui risulta appiccicata in maniera pretestuosa.
Borrelli, che ha collaborato più volte con Tim Burton come set designer, cita la sua grande passione per l’arte classica e True Detective tra i riferimenti utilizzati per plasmare l’atmosfera del film, stranamente però, in nessuna intervista si fa riferimento al film di Jonathan Demme. Viene piuttosto menzionato più volte Seven (1995) di David Fincher, come riferimento per la fotografia e le tonalità di luce.
C’è poco da dire sulla pellicola in sé, però un elemento interessante potrebbe giustificare una visione agli interessati: il collega della investigatrice, (una poco incisiva Melissa Roxburgh) infatti, è interpretato da Martin Lawrence, che vediamo, per la prima volta nella sua carriera, in un ruolo drammatico. La star di Bad Boys, infatti, dopo il suo esordio nel cult di Spike Lee Fai la cosa giusta, ha sempre recitato in commedie. Qui si cimenta in una prova del tutto inedita. Anche se inizialmente non convince (espressioni troppo enfatizzate trasformano spesso il suo personaggio in una caricatura di poliziotto), nella seconda parte ingrana e perlomeno non sfigura. Verso il finale lo vediamo protagonista di una scena che risulta spaventosa prevalentemente grazie ad una sua improvvisa smorfia del viso.
Ottimo il lavoro del set decorator Ben Robbins, suggestive le composizioni angeliche allestite sulle vittime, ad opera dell’art department. Fotografato da Eric Gustavo Petersen, che dona una certa cupezza all’immagine, e dignitosamente musicato da Leonardo De Bernardini, in arte Leo Z.
In sala dall’8 giugno 2023
Mindcage – Mente Criminale, regia: Mauro Borrelli; sceneggiatura: Mauro Borrelli, Reggie Keyohara III; fotografia: Eric Gustavo Petersen; montaggio: James Kondelik, Franz Königswieser; musica: Leonardo De Bernardini; interpreti: John Malkovich, Martin Lawrence, Melissa Roxburgh, Neb Chupin, Robert Knepper, Aiden Turner; produzione: Boomtown Media Partners, Daniel Grodnik Productions; durata: 96 minuti; origine: Stati Uniti, 2022; distribuzione: Medusa Film per Notorious Pictures.