No Time to Die

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Ritorna in quadro l’agente segreto più famoso del mondo e questa volta si tratta dell’ultima performance del fascinoso e volitivo Daniel Craig. In questo caso è evidente la riconfigurazione del marchio “Bond”, con un eroe che potrebbe allontanarsi definitivamente dal suo passato per entrare, di fatto, in uno storytelling maggiormente aderente alle spinte dell’attuale cultura occidentale. Un ultimo viaggio che tratta di una missione lunga la bellezza di tre ore, tra vecchi nemici, sofisticati antagonisti e nuove alleanze. E, vietato far spoiler o raccontare la trama.

“Ho conosciuto la nuova 007, è disarmante” – è tempo di cambiamenti e Bond vive ritirato a vita privata pescando e pensando al passato. Prima di innestarci sul plot principale, scopriamo elementi, riferimenti e soluzioni che appartengono alle back stories degli episodi precedenti. Tali linee saranno poi riprese energicamente, delineando un quadro generale, solo nelle ultime sequenze. C’è poi il cattivo di turno, quel Rami Malek che qui sfida James Bond sul terreno di un’arma batteriologica, fluida e sofisticata, capace di intercettare il DNA di un bersaglio umano. I vari “teatri di posa” abbracciano, come per tradizione, le cartoline esotiche, cariche di suspense, con quest’ultime che ci mostrano paesaggi carichi di bellezza estetica, tra cui il meraviglioso set a cielo aperto dei Sassi di Matera.

Il regista Cary Joji Fukunga, in stato di grazia con la prima stagione di True Detective, sembrerebbe in questo caso troppo attento, di fatto condizionato, dal dover legare quest’ultimo saluto di Craig/Bond ai precedenti episodi, da Casino Royale fino a Spectre. Il ritmo narrativo, il montaggio, in dialettica con la scelta delle locations, esalta l’indagine della m.d.p. e l’intrattenimento è lietamente godibile anche grazie alla sezione dedicata al plot principale. Abbandonate le linee troppo legate al “passato”, ecco che il “presente”, fatto ovviamente di inseguimenti, esplosioni, campi-controcampi  che tentano di spiegare l’intricato intreccio, ci tiene incollati dinanzi allo schermo. L’adrenalina dunque non manca e i continui cambi spaziali sono gestiti al meglio dal parco attori, tra cui segnaliamo in primis, oltre al “nuovo” Rami Malek, il “fedele” Ralph Finnies. I punti deboli risiedono principalmente sul versante della scrittura, da qui alcuni turning point molto spesso verosimili e a singhiozzo oppure personaggi poco strutturati nonostante ricoprano dei ruoli fondamentali.

James Bond a Matera

É un film che ha il sapore del saluto, che apre ad un percorso caratterizzato da una nuova fase per l’intero brand, per il mito.

Con No Time to Die la base del genere resta intatta mentre vanno a riconfigurarsi, per il futuro, alcuni nuclei di significazione; il versante femminile, disarmante e presente, andrà ad occupare sempre maggiore spazio scrollandosi di dosso, definitivamente, costruzioni troppo legate al codice novecentesco, una su tutte la femme fatale passiva e fidelizzata.

Un’opera  dunque questa di buona qualità che ha il pregio, nonostante la precaria scrittura prima segnalata, di testimoniare un cambio di passo. Un film con una gestazione produttiva complicata che apre ad un nuovo riassetto dell’ormai mitico (e non esageriamo) immaginario 007.

 

Nelle sale dal 30 settembre


No Time to DieRegia: Cary Joji Fukunga; sceneggiatura: Neal Purvis, Robert Wade, Cary Joji Fukunaga, Phoebe Waller-Bridge, Ian Fleming; fotografia: Linus Sandgren; montaggio: Tom Cross, Elliot Graham; interpreti: Daniel Craig (James Bond), Rami Malek (Lyutsifer Safin), Léa Seydoux (Madeleine Swann), Lashana Lynch (Nomi), Ralph Fiennes (M), Christolph Waltz (Ernst Stavro Blofeld), Ben Whishaw (Q), Naomie Harris (Eve Moneypenny), Jeffrey Wright (Felix Leiter), Billy Magnussen (Logan Ash), Ana de Armas (Paloma), David Dencik (Valdo Obruchev), Rory Kinnear (Tanner); produzione: MGM, Columbia Pictures, EON Production; origine: Regno Unito, USA; durata: 163’ ; distribuzione: Universal Pictures.

 

 

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