Noise di Steffen Geypens

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Da tenere d’occhio, questo Steffen Geypens, regista belga alla sua opera seconda, il suo prossimo film potrebbe rivelarsi un gioiello. Questo Noise, uscito su Netflix, che sta riscuotendo un ottimo successo ( nella global week chart della settimana tra i film di lingua non anglofona), possiamo considerarlo una specie di banco di prova, in cui promuoviamo in pieno il talento visivo del regista, la capacità di creare tensione e alludere ad una inquietudine tramite ben studiati movimenti della cinepresa, ed una cura particolare all’amalgama visivo-sonoro. 

Un breve flashback iniziale fa da preludio ad un’impressionante sequenza iniziale, semplice e tremendamente efficace, che vede il protagonista ripreso da una carrellata circolare mentre sullo sfondo vediamo scorrere i due elementi cardine: il lago e la nuova casa. Il movimento di macchina assieme all’ambigua espressione del protagonista si fondono perfettamente con la cupezza del paesaggio, ed è come se il film venisse raccontato da cima a fondo in quest’unica potente sequenza, che verrà ripresa anche nel finale.  

A livello di sceneggiatura invece, Robin Kerremans, Hasse Steenssens, e lo stesso Geypens, hanno fatto un lavoro piuttosto pigro e posticcio. 

La prima parte del film regge molto bene perché affastella tanti piccoli episodi che suggeriscono l’orrore senza riferirvisi direttamente. Vengono dati elementi e coordinate sulla vicenda: Mathias (Ward Kerremans), giovane influencer, la moglie Liv (Sallie Harmsen), che si occupa di catering, ed il figlioletto Julius, si trasferiscono in una sontuosa dimora vicino ad una fabbrica abbandonata. 

Il padre di Matthias, Pol (Johan Leysen), risiede in una dimora per anziani poco lontano, ma c’è una vicenda del passato, che coinvolge il padre, la fabbrica, un incidente, e dei morti in circostanze poco chiare. Matthias si fa coinvolgere dalla vicenda, si addentra nella fabbrica per indagare, inizialmente con l’intento di condividerla con i suoi follower, poi, lentamente ne diviene sempre più ossessionato. 

Il titolo, prosaicamente, fa riferimento al rumore che progressivamente si accumula nella mente di Matthias, veicolato dal pianto del figlioletto. Più il rumore si fa forte, più l’instabilità del nostro protagonista si fa evidente. A farne le spese la povera moglie, che si ritrova in una cittadina che non vede la coppia di buon occhio, ha dei trascorsi con il padre e con la faccenda della fabbrica, ma preferisce non parlarne. Ne tace a tal punto però, che non si capisce mai quale sia il cuore della questione. E dato che questo elemento dovrebbe essere anche ciò che giustifica la progressiva follia di Matthias, lasciarlo alla semplice suggestione non si rivela una grande scelta.  

Altro elemento di difficile collocazione è la figura del padre, che viene utilizzata, si capisce, per gettare dubbi ulteriori sulla sanità mentale del nostro protagonista, ma non abbiamo una risoluzione narrativa adeguata alle dinamiche instaurate tra le pedine che vengono messe in campo. La seconda metà comincia a perdere colpi: l’eleganza e la padronanza visiva rimangano di buon livello, i momenti di tensione sono ben disposti ed il crescendo, sulla carta, è ben costruito. Ma lo spettatore, verso i tre quarti del film, è già bello che andato.  

La scena finale si risolve in maniera sbrigativa ed insoddisfacente. Se l’intenzione era lasciare parlare la suggestione, allora bisognava spingere maggiormente con la visionarietà e con il surreale, mentre la trattazione qui è di stampo differente. In questo caso, la scelta della conclusione non soddisfa e va a colpire, retroattivamente, anche il resto della pellicola, proprio perché, guardandosi indietro, emergono tanti elementi sparsi e l’assenza di un filo conduttore.  

Su Netflix


Noise – Regia: Steffen Geypens; sceneggiatura: Robin Kerremans, Hasse Steenssens, Steffen Geypens; fotografia: Anton Mertens, montaggio; Maarten Janssens; musica: Hannes de Maeyer; costumi: Catherine van Bree; interpreti: Ward Kerremans, Sallie Harmsen, Johan Leysen, Jesse Mensah, Mieke de Groote, Katelijne Damen; origine: Belgio, durata: 90 minuti; produzione: Caviar & Lompvis; distribuzione: Netflix

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