Pour un oui ou pour un non per la regia di Pier Luigi Pizzi

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4

Due demiurghi della parola in scena, si esibiscono all’apice della loro carriera di attori: Umberto Orsini e Franco Branciaroli hanno incarnato perfettamente i personaggi della commedia Pour un oui ou pour un non.
Una delle opere più rappresentative della scrittrice francese  della seconda metà del Novecento Nathalie Serraute, (nata Natalja Ilinična Černjak), classe 1900, proveniente da una famiglia ebrea russa, trasferitasi in Francia, la quale sposa a 25 anni un avvocato conosciuto durante gli studi di giurisprudenza: Raymond Serraute.
Nonostante il suo background legale, Serraulte cambia vita – infatti appena scoperta la letteratura del XXI° secolo (Virginia Wolf, Marcel Proust e James Joyce) il suo percorso di intellettuale fu immediatamente definito e la sua ascesa come scrittrice divenne inarrestabile, grazie anche alla presentazione che Jean Paul Sartre aveva dedicato alle sue opere.
Una delle più riuscite è proprio Pour un oui ou pour un non (1982), un testo drammaturgico in cui si attraversa in tutte le più svariate e molteplici forme il potere della parola, ma in particolar modo esprime la polisemia linguistica che può racchiudere qualsiasi comunicazione.
Questo spettacolo egregiamente riuscito e dall’impatto scenico importante, – in un teatro Argentina affollato e con un alto grado di consenso del pubblico – è stato diretto da Pier Luigi Pizzi, che ritorna al suo primo amore per la prosa, e che come molti ricordano è un artista noto per avere collaborato per molti anni  in maniera assidua con la “Compagnia dei giovani” .
Nello specifico emerge prepotente il “misunderstanding” della comunicazione della coppia di personaggi in scena, amici di una vita, che si sono persi di vista per un lasso di tempo considerevole e ne scoprono i motivi attraverso la comunicazione.
I due arrivano alla conclusione che qualsiasi intonazione ambigua o frase non detta può provocare una cesura, un allontanamento di enormi dimensioni, non a caso si comprende di come nel tempo siano intervenuti anche i loro amici per sanare le incomprensioni ma la forza dell’errata interpretazione dei messaggi appare troppo potente e distruttiva rispetto alla potenziale risoluzione dei conflitti.
Orsini e Branciaroli dominano le scene in modo assoluto, grazie alla chiarezza e ad una capacità attoriale tale da poter fare arrivare un testo ricco di giochi di parole, sovrapposizioni di suoni e rimandi.

Una pièce che chiaramente risente dell’influenza del teatro esistenzialista e dei suoi mezzi linguistici, non a caso l’autrice era stata introdotta nell’Olimpo della letteratura francese proprio da uno dei padri di quel mondo letterario, Jean Paul Sartre.
Si noti infatti come il contenuto esistenzialista ricco di nonsense, si tramuti in mediazioni formali senza significato, traducendosi in una sconnessione linguistica, nonché in una distruzione delle tecniche teatrali, e delle sequenze del dialogo.
Il teatro si riassume nella giustapposizione insignificante di atti insignificanti. Nella vita umana manca il giudizio teleologico, il giudizio finalistico che dà senso a tutte le cose coordinandole in ragione di qualche fine; nel teatro esistenzialista è saltata la capacità di auto – trascendersi, cioè di riflettere a sé stessi.

In scena sino 5 marzo al Teatro Argentina di Roma


Pour un oui ou pour un non – regia, scene e costumi: Pier Luigi Pizzi: interpreti: Umberto Orsini e Franco Branciaroli; produzione: Compagnia Orsini e Teatro de Gli Incamminati in collaborazione con il Centro Teatrale Bresciano.

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