Argentina 1985 di Santiago Mitre

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Fra i cinque film candidati all’Oscar come miglior film straniero due sono degli autentici outsider, ovvero il film di Jerzy Skolimowski intitolato EO e The Quiet Girl, di cui in questa rivista si è già avuto occasione di parlare. La partita, credo, se la giocano in tre: uno è Im Westen nichts Neues, e che è candidato per molte altre categorie che prescindono dalla sua origine (come a suo tempo La vita è bella e più di recente Parasite). Dubito che i giurati lo premino sia come film straniero che come film tout court, anche se con Parasite accadde proprio questo.  L’altro film che se la potrebbe giocare è Close di Lukas Dhont. Diciamo, con un filo di ironia, che se Los Angeles fosse Berlino non ci sarebbe storia, i risvolti drammatici legati a una discriminazione di natura sessuale avrebbero sicuramente avuto il sopravvento.
Va a finire che il film tratto dal libro dello scrittore tedesco Erich Maria Remarque finirà per contendersi l’Oscar come miglior film internazionale con Argentina 1985 di Santiago Mitre (1980), presentato in anteprima al Festival di Venezia, distribuito limitatamente a fine settembre dell’anno scorso e poi disponibile in streaming su Amazon Prime Video (e ancora, in vista dell’attribuzione degli Oscar, in circolazione nuovamente nelle sale in queste settimane con Lucky Red).
Il ritardo con cui veniamo a parlarne è per una volta da considerarsi benvenuto, perché a Berlino, nella sezione Forum abbiamo avuto occasione di vedere un documentario sempre argentino di 177 minuti intitolato El Juicio, diretto da Ulises de la Orden (co-prodotto anche da Norvegia, Francia e Italia, una società produttrice di Torino: La Sarraz Pictures), che costituisce se si può dire la base, documentale appunto, da cui Mitre è partito.

El Juicio

El Juicio è un film di montaggio incentrato sul processo che vide protagonisti i vertici militari della giunta argentina, i giudici, gli avvocati difensori e il procuratore Julio César Strassera e la sua squadra e permette, per così dire ex post, di comprendere il lavoro svolto da Mitre e dal suo co-sceneggiatore Santiago Llinás.
Due parole, intanto, sui fatti, che immaginiamo noti. Nel 1985, primo caso nella storia della giurisprudenza, il governo argentino del presidente Raúl Ricardo Alfonsín, in carica da due anni, dopo il fallimento della giunta militare (anche e non soltanto in seguito al disastroso esito della guerra delle Falkland/Malvinas), decide di sottoporre a processo, si badi bene, presso un tribunale civile e non presso una corte marziale i principali gerarchi della giunta militare, da Jorge Rafael Videla, in giù. In parole povere: una specie di Norimberga (ovvero: solo i vertici) argentina, ma non – ripeto – organizzata da un esercito (per di più, nel caso di Norimberga, straniero, di occupazione) bensì dal potere esecutivo, il governo, che incarica il potere giudiziario, la magistratura.

Ricardo Darín (Strassera)

Di condurre questo processo viene investito appunto il procuratore generale Julio César Strassera, che durante il periodo del regime non si può dire che fosse stato un cuor di leone. Ma, è inutile dirlo, in una situazione del genere bisogna trovarsi e non ha senso sparare giudizi ex post. Fin qui i fatti.

Dopodiché resta da dire com’è costruito il film, suddiviso grosso modo in due parti: la preparazione del processo e il processo stesso, con tutta una serie di sequenze e personaggi paralleli che ritroviamo nella prima e nella seconda parte del film.
La prima parte – i primi 50 minuti – è indubbiamente la più varia perché racconta, da un lato, l’attribuzione a Strassera del processo, il reclutamento del personale che lo affiancherà, un vero e proprio casting, se si tiene conto che ad affiancare il procuratore nella selezione c’è un suo amico che di mestiere fa proprio il regista teatrale. Vengono selezionati, con una scelta apparentemente avventata ma in realtà molto saggia e oculata, dei giovani avvocati alle prime armi, vergini rispetto al passato e molto vogliosi di dare il proprio contributo a una nuova Argentina; fra questi spicca colui che sarà il vice di Strassera, l’avvocato Luis Moreno-Ocampo  (Peter Lanzani), all’epoca poco più che trentenne, che costituisce di fatto il deuteragonista del procuratore capo, visto che verremo a conoscenza della sua situazione famigliare (militari, una madre che va in chiesa con Videla etc.) e che quindi ha buonissimi motivi per condurre un lavoro particolarmente accurato, volendosi smarcare dalla propria famiglia, volendo segnalare la massima discontinuità possibile. Ciò che rende tipicamente interessante questa prima parte è anche la lotta contro il tempo: i giovani collaboratori hanno pochissimo tempo per mettere insieme una sufficiente quantità di materiale probatorio, che è poi solo una minuscola parte di quanto avvenuto. E si sa quanto la lotta contro il tempo, a livello cinematografico, funzioni.

Dopo aver visto El Juicio si capisce ancor meglio come la seconda parte, il court movie, sia assolutamente necessaria per produrre l’escussione di tutti i testimoni che raccontano, devono raccontare, tutte le atrocità commesse dalle autorità militari, a più diversi livelli, e tutte le torture subite; la visione del documentario fa capire, persino nelle inquadrature, nella somiglianza dei personaggi con gli originali, persino nelle sigarette sempre accese che Argentina 1985 ha abbondantemente attinto a quel materiale nel dar vita, appunto, alla fase processuale. Ma anche questa seconda parte, potenzialmente un po’ noiosa (è brutto dirlo, ma El Juicio è un film alla lunga noioso) il regista cerca di renderla un po’ più avvincente, alternandola con le minacce, con i problemi famigliari di Strassera e i destini di altri personaggi minori.

Pur non particolarmente originale dal punto di vista formale (per restare a un processo recente, era molto più originale quello raccontato nel Processo ai Chicago 7  di Aaron Sorkin), il film è, nella drammaticità di ciò che racconta, molto avvincente, gradevole e ben recitato, soprattutto da Ricardo Darín, eccellente, come suo solito, nella parte di Strassera.

In sala dal 23 febbraio e su Prime Video


Cast & Credits

Argentina 1985  – regia: Santiago Mitre; sceneggiatura: Santiago Mitre, Mariano Llinás; fotografia: Javier Juliá; montaggio: Andrés P. Estrada; interpreti: Ricardo Darín (Julio César Strassera), Peter Lanzani (Luis Moreno Ocampo), Alejandra Flechner (Silvia Strassera), Norman Briski (Ruso), Claudio da Passano (Carlos ‘Somi’ Somigliana); produzione: La Uníon de los Rios, Kenya Films, Infinity Hill; distribuzione: Prime Video; origine: Argentina 2022; durata: 140 minuti; distribuzione: Amazon Prime Video e Lucky Red (in sala).

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