Nottuari di Fabio Condemi

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Quanto è bello avere paura? Dopotutto

Il bello è la parata per contenere l’orrore.

Ma paura di cosa? Del reale. Non di ciò che è nascosto nell’oscurità, ma di ciò che è palese, davanti a noi. Rumore bianco dice Don DeLillo per parlare di quel brusio sonoro e informativo da cui siamo annegati, visione bianca si potrebbe dire per quel mormorio visivo da cui i nostri occhi sono di continuo sommersi. E poi il bianco. Quel reale bianco che non avrebbe nessuna immagine sopra di esso, ma che è sufficiente un attimo perché le immagini del circostante sul quel bianco si proiettino per mezzo dei nostri occhi. E con il bianco che si popola, con l’asettico che diventa seminato, nasce il nostro orrore. L’orrore dei nostri tempi. E noi proviamo fertile paura.

Nottuari, per la regia di Fabio Condemi, mette in scena le fantasie orrifiche di Thomas Ligotti, scrittore che ha portato Lovecraft e Jackson nel nostro secolo rendendoci l’orrore postmoderno, contemporaneo. Sul palcoscenico finiscono personaggi e sfondi dei suoi racconti: in una galleria d’arte atipica una ragazza perseguitata dagli incubi cerca di annientare le illusioni della vita, un creepy dottore fa esperimenti sulla nostra coscienza, uno scrittore è ossessionato dal viso di Medusa e cerca tanto nei suoi occhi da cadere a capofitto nel cuore dell’orrore. I personaggi vivono vite parallele, intersecandosi soltanto a tratti, magari come effetto o come potenziale causa dell’altro che vive nel medesimo spazio, bianco e terribile. E tagliato dalla luce.

Un gioco di luci – gialle, verdi, blu, rosse – come di proiezioni – quadri di medusa, riprese dello spettacolo stesso – fa in modo che lo spazio bianco venga di tanto in tanto tagliato o macchiato, ma macchia e taglio spariscono subito e a noi rimane l’impressione di non aver visto nulla mentre negli occhi qualcosa ancora rimane e noi vediamo. È l’illusione, o meglio, ciò che c’è sempre e poi non c’è mai nel reale che ci circonda, humus per le nostre paure alimentate poi dal sonoro. Piatti che si spezzano. Onde radio alzate e abbassate. Crepitio. Voci registrate. Pian piano abbiamo la sensazione che qualcuno si stia avvicinando, ci giriamo e incrociamo gli occhi con Medusa.

Noi magari non ci abbiamo mai pensato, ma se guardiamo Medusa e Medusa guarda noi, moriamo. Lei è spirito del mondo, male della natura. Anche se Medusa è dipinta e il suo viso è incastrato dentro un quadro, il potere mortifero dello sguardo, il suo come il nostro, è mortifero. È bene quindi guardarsi le spalle, ma essere al contempo attenti perché il pericolo può essere non tanto nel cosa o chi sta arrivando, ma chi o cosa ci guarda. O forse chi o cosa guardiamo. Perché quando si guarda il bianco si è soli con se stessi. Perché quando si guarda il bianco siamo noi a proiettare sul biancore i nostri traumi. Perché davanti al bianco non siamo in compagnia di mostri come con il nero dell’oscurità, ma siamo in compagnia di noi stessi e si deve avere paura di avere piena consapevolezza di noi stessi.

Nottuari è un esperimento, e se ne deve apprezzare a prescindere il coraggio. Basti pensare che porta l’horror, anzi, un autore horror a teatro e già questo richiede una dose di coraggio non indifferente, tutt’altro. La poetica pessimista di Ligotti arriva, il pensiero viene tradotto senza svilire il contenuto, mostrando come all’orrore spetti un adeguato rispetto artistico perché è dell’aspetto recondito – e nemmeno troppo recondito – dell’umano che racconta. Efficace la scenografia con il suo biancore abbacinante, interessanti i tagli di luce e il soundtrack, lo spettacolo paga però pegno di fruibilità per la struttura a scene che lo tiene in piedi. Alcune parti risultano più riuscite – l’intervento del weird pessimista su tutte -, altre invece si piegano su se stesse e non permettono allo spettacolo di avere un ritmo che possa afferrare e trascinarsi via lo spettatore. Rimangono però ottimi momenti e alcuni quadri che restituiscono l’orrore nella nostra contemporaneità o postcontemporaneità, e in quei momenti lo si può dire: quanto è bello avere paura?

Il reale è disumano e quel reale disumano lo ha creato l’uomo.

In scena fino al 5 marzo al Teatro India, Roma.


Nottuari – ispirato alle opere di Thomas Ligotti; regia e drammaturgia: Fabio Condemi; scene, drammaturgia dell’immagine: Fabio Cherstich; musiche originali: Paolo Spaccamonti; sound designer: Andrea Gianessi; interpreti: Carolina Ellero, Julien Lambert, Francesco Pennacchia e con la piccola Ludovica Marsilii.

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