Red Rocket

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Difficile riuscire a portare sullo schermo una storia che risulti intensa, divertente, esilarante, triste e malinconica al tempo stesso.  E ancor più complicato è saper dosare queste qualità con il giusto equilibrio e con un pizzico di sano istinto. In Red Rocket di Sean Baker, presentato prima in Concorso al Festival di Cannes e ora alla Festa di Roma, c’è questo e molto altro.

Lo sfondo socio-culturale dell’intreccio è l’America trumpiana, quella che si intravede nei cartelloni rovinati in cui campeggia la scritta “Make America great Again”, quella che si percepisce dall’ottusità e dalla  grettezza dei personaggi di Texas city che ruotano attorno alla vita del protagonista, la stessa che si intuisce dalla diffidenza generale e dal fucile spianato contro Mickey per aver sostato più di una volta nel giardino di una vicina.

E questo è proprio il contesto – molto ben reso dal film – in cui si muove o meglio ritorna Mickey (Simon Rex), ex star del porno caduto in disgrazia e di nuovo a Texas city in cerca di appoggio, di sostegno e forse di un lavoro. I fasti di Hollywood e il lusso di una vita sfrenata sono un vago ricordo sostituito dall’odore sgradevole delle raffinerie petrolifere e dalla casupola sgangherata dell’ex moglie,  davanti alla  quale Mickey si presenta sudato, sporco, in canottiera,  bello come il sole – comunque – e con un sorriso sfacciato.

Lei, forse impietosita, forse in fondo ancora speranzosa, finisce per cedere alla sua preghiera di ospitarlo “giusto il tempo di sistemarsi e di trovare lavoro”. Perché Mickey, attraente e prestante quanto basta per suscitare nella ex desiderio e istinti erotici (che vengono appagati) ma al tempo stesso animato da una leggerezza distratta e da un’esplosione di gioia quasi infantile, è, a suo modo disarmante. Perciò è difficile dirgli di no: inizialmente prova a cercare un lavoro “normale” gironzolando in sella a una bicicletta a pezzi, finisce poi per ritrovarsi in vecchi e poco raccomandabili giri e per spacciare erba per svoltare la giornata, vantandosi di essere una star e di aver accumulato quattro AVN (Oscar nel porno). Prova ad inserirsi nel suo vecchio contesto, ma profondamente non gli appartiene e sogna sempre altro.

Il suo sguardo trasognato, e al tempo stesso disilluso, l’atteggiamento da ex duro del liceo che però non ha perso la voglia di vagheggiare ad occhi aperti, ne fanno un personaggio ricco di sfumature, contraddittorio e impossibile da non amare nell’immediato. Mickey, infatti, è un buono in fondo, è “leggero”  ma ciò che emerge in assoluto, è la purezza del suo sguardo: stropicciato dalle circostanze, cacciato forse da un mondo che sembra non volerlo più, non smette di tendere a qualcosa di diverso, a desiderarlo, e ci crede fino in fondo. E in questo ambiente poco accogliente, il suo nuovo sogno prende le fattezze di una caramellosa rossa piena di lentiggini e smaliziata, che, guarda caso si fa chiamare “Strawberry” e fa la cassiera.

E questa strawberry   – perfettamente calzante Suzanne Son nel ruolo – è sexy, impertinente e sfacciata quanto basta per far perdere la testa a Mickey (appetibile quarantenne) che si ritrova invaghito proprio come un diciottenne mentre lei di anni ne ha solo diciassette.

“Fragolina” diventa la luce accecante che illumina le altrimenti tristi giornate di Mickey e l’improbabile coppia si cimenta in situazioni divertenti, esilaranti, assurde. Il bello è che il protagonista finisce per crederci davvero in questa unione, crede anche nel “talento erotico” di lei , e persino di poter cambiare vita e di ricominciare, proprio con questa minorenne.

Cacciato di casa, di nuovo, anche dalla ex moglie e circondato da un contesto ostile che sembra senza uscita e poco stimolante, si presenta davanti alla zuccherosa casa di Strawberry , alla quale ha dato appuntamento per partire verso Los Angeles e, ancora una volta si lascerà trascinare dai suoi sogni. Mickey rimane in fondo un puro fino alla fine, uno di quei personaggi difficili da non amare dato che non tradiscono mai la loro vera natura: tontolone, sfaticato, bugiardo e non voluto.

Un eroe negativo, dunque, ma puro fino in fondo, che al suo sogno – si chiami los Angeles o Strawberry, o tutti e due, non importa – non sa dire di no. E lo fa con la leggerezza e l’entusiasmo di un bambino. Cosa che viene resa in modo perfetta in questo bel Red Rocket di Sean Baker. 

Ps. sembra che da quanto si legge Baker abbia girato in segreto il film in Texas nell’autunno 2020 col direttore della fotografia Drew Daniels in 16 mm (!!).


Red Rocket – Regia: Sean Baker sceneggiatura: Sean Baker, Chris Bergoch; fotografia: Drew Daniels; montaggio: Sean baker; interpreti: Simon Rex, bree Elrod, Susanna Son, Brenda Deiss, Ethan Darbone, Judy Hill origine: USA,2021; durata: 128′

 

 

 

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