Security

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Thomas Mann l’aveva chiamata Torre di Venere, ambientandovi una delle sue novelle più belle ossia Mario e il Mago. Poi a Forte dei Marmi, al Forte erano arrivati i Vanzina, con Sapore di Mare (1983) e la vicenda collocata negli anni ’60, forse nel periodo di massimo fulgore della cittadina versiliese. Trent’anni dopo Carlo  Vanzina era tornato a girare Sapore di te, una specie di sequel, ambientato invece negli anni ’80 ovvero negli anni in cui era stato girato il primo film. Nel mezzo Panariello con il nient’affatto memorabile Bagnomaria.

Adesso il Forte dei Marmi è divenuta la location di Security un brutto e a tratti irritante film prodotto da Sky Original (e dunque disponibile sulla piattaforma) tratto da un romanzo di Stephen Amidon, sessantadue scrittore di Chicago a cui l’Italia e segnatamente Paolo Virzì ha riservato un particolare interesse, se è vero che Amidon è l’autore di Human Capital  – trasposto per il cinema dal regista toscano nel 2013 (https://www.closeup-archivio.it/il-capitale-umano) per esser poi ripreso due anni dopo in America da Marc Meyers –   e anche di The Leisure Seeker (in “italiano” Ella & John – The Leisure Seeker con Donald Sutherland e Helen Mirrenhttps – www.closeup-archivio.it/venezia-74-the-leisure-seeker-ella-john) si giova della collaborazione di Amidon.

Come Human Capital  dal Connecticut era stato spostato in Brianza, allo stesso modo Security è stato trasferito dal Massachusetts alla Versilia. Non solo per via dell’autore del romanzo da cui è tratto, non solo per l’ambientazione all’interno di una comunità chiusa ma anche per la raffigurazione di certe derive del capitalismo avanzato i due film hanno molto in comune. Qui la deriva è l’ossessiva questione della sicurezza che riguarda  i ricchi proprietari delle seconde case versiliesi che si affidano appunto a un apposito servizio fatto di telecamere a circuito chiuso per salvaguardarsi dall’irruzione di malintenzionati che ovviamente non possono non essere stranieri, laddove invece il marcio si rivela essere proprio in coloro che vogliono essere garantiti e schermati, ma lo si capisce dopo cinque minuti.

Tutto il servizio di sicurezza è nelle mani di Roberto (interpretato da Marco D’Amore pesantemente imbolsito rispetto a Gomorra), forse la figura protagonista di un ricco carosello di personaggi, fra i quali spiccano quello di Walter (il solito, eccellente Tommaso Ragno), un ex elettricista che paga l’ostracismo derivato un clima di paranoia che alligna in città e adesso è dedito all’alcool, l’odiosa moglie di Roberto, candidata sindaca del centro-destra (Maya Sansa, insopportabilmente toscanizzata nell’accento), e poi il sordido imprenditore Curzio Pilati (Fabrizio Bentivoglio) affetto da afefobia (non sopporta toccare ed essere toccato), qualche adolescente al centro di strani giri sessual-criminosi che non riveleremo (anche se…) per arrivare al peggio del peggio che è Silvio Muccino, peraltro co-autore dell’inaccettabile sceneggiatura, che fa la parte di un insopportabile insegnante di creative writing.

Malgrado il cast di eccezione, malgrado il tentativo del regista Peter Chelsom (inglese ma toscano di adozione) di nobilitare il plot con riprese qua e là eccessivamente estetizzanti e qualche supponente lacerto di voce fuori campo, malgrado i costi che intuiamo essere stati molto alti, il film presenta numerose sequenze decisamente inguardabili, soprattutto a seguito di dialoghi irritanti, sopra le righe, ad un uso artificiale del montaggio parallelo, alla totale mancanza di quella suspense che pure intenderebbe produrre. Il tentativo di trasformare la distopia dell’ossessione di sicurezza in un capitolo della storia politica italiana, con la candidata sindaca che sposa la (presunta) mancanza di sicurezza del Forte per accaparrarsi elettori, appare forzato e per nulla convincente.  Il progetto di dar vita a un prodotto di qualità, magari addirittura esportabile grazie al combinato di cast italiano e regista inglese ci pare totalmente fallito.


Security – Regia: Peter Chelsom; sceneggiatura: Peter Chelsom, Tinker Lidsay, Michele Pellegrini, Amina Grenci, Silvio Muccino; fotografia: Mauro Fiore; montaggio: Cristiano Travaglioli; interpreti: Marco D’Amore (Roberto), Tommaso Ragno (Walter Spezi), Beatrice Grannò  (Maria Spezi), Maya Sansa (Claudia Raffaelli), Silvio Muccino (Stefano Tommasi), Fabrizio Bentivoglio (Curzio Pilati), Giulio Pranno (Dario); produzione:  Sky Original; origine: Italia 2021; durata: 114’; distribuzione:  Sky.

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