Il regista napoletano Enrico Iannaccone, vincitore del David di Donatello nel 2013 con il cortometraggio L’esecuzione, torna al cinema dopo l’originale film d’esordio La buona uscita.
Presentato alla quattordicesima edizione della Festa del Cinema di Roma nella sezione “Panorama Italia” di Alice nelle città, La vacanza rappresenta un’evoluzione interessante nel percorso autoriale del giovane regista. Pur nella continuità di uno spirito fieramente indipendente e uno sguardo fuori dagli schemi, nel nuovo film si registrano cura nella composizione delle immagini e qualità produttiva, a testimonianza di una raggiunta maturità e di un’idea di cinema piuttosto chiara.
Come nel film d’esordio, anche ne La vacanza al centro della storia c’è una coppia, strana e improbabile, un uomo e una donna che si muovono lontano dalle convenzioni, due outsider che si incontrano nella malattia e nella solitudine, in cerca di una felicità impossibile. Nasce così l’amicizia tra Valerio (Antonio Folletto), trentenne problematico che gestisce un bar al mare, e Carla (il ritorno al cinema di Catherine Spaak) ex magistrato, donna ancora bellissima, intensa e svagata al tempo stesso, che nonostante i primi segni di Alzheimer non ha nessuna intenzione di rassegnarsi alla malattia.
Valerio è stato abbandonato dalla moglie tedesca. Alcuni brevi e intensi flashback ci riportano ai loro abbracci, ai momenti felici vissuti insieme. Non poter stare con lei è il suo tormento, la molla di impulsi autodistruttivi. Carla dal canto suo, grazie a Valerio, rivive la sua giovinezza: bere una birra in spiaggia con un ragazzo e sentirsi libera, come non accadeva da tempo, è uno dei pochi vantaggi che la sua malattia le sta donando, assieme all’assenza di inibizioni.
A fare da cornice al rapporto, che nasce tra le splendide spiagge del Cilento, c’è la figura enigmatica di Anneke, ex terrorista ora insegnante di yoga, interpretata da Veruschka, icona degli anni 60, super modella e attrice in Blow up di Antonioni.
E con il cinema di quegli anni il film di Iannaccone ha in comune uno sguardo rarefatto, una predilezione per i campi lunghi e i piani sequenza, e una costruzione delle inquadrature dove il fuori campo e i silenzi acquisiscono un ruolo fondamentale. In questo si registra uno scarto rispetto agli echi sorrentiniani e alla centralità del dialogo del primo film.
Ma al di là delle scelte formali, quello che colpisce nel cinema del regista napoletano è la ricerca della sincerità a ogni costo, la volontà di non cercare facili scorciatoie o soluzioni lineari che possano compiacere il grande pubblico, ormai assuefatto alle rigide regole dello storytelling. Il film per il regista nasce da un’urgenza personale, da un vettore interiore che trova nell’utilizzo dell’immagine-movimento la sua unica forma di traducibilità, alla ricerca di una progressione che possa permettere un rapporto più disteso e sincero con il mondo circostante.
Il caos che appartiene all’animo umano ha la necessità di essere rappresentato, di fuoriuscire e di far esplodere le contraddizioni interne. Iannaccone mette in scena la quiete e la bellezza, ma lontano da ogni ipocrisia vi accosta la fragilità, l’ossessione, il fallimento. E così nel film le storie dei personaggi girano a un ritmo frenetico, in un puzzle volutamente contorto, enigmatico, difficile spesso da decodificare, e che spazia tra presente e passato. La narrazione si confonde con il pensiero psicologico e con il ricordo, e i protagonisti, complessi e sofferenti, sono desiderosi di trovare una pace che solo a tratti si manifesta. Ma quando finalmente arriva quella pace il tempo si sospende, si dilata. I silenzi diventano magici, e anche la bellezza del territorio si lascia guardare in tutto il suo splendore, grazie alla bella fotografia di Gianluca Palma. Ed è proprio nella profondità dei silenzi condivisi o nella ripetizione involontaria di discorsi futili che le parole perdono forza e significato, svelando un mondo emotivo più tangibile di qualsiasi volatilità verbale. Per questo motivo all’interno del film la parola ha una funzione distraente, in senso tanto attivo quanto passivo: distrae dal dolore quando è rabbiosa, dalla realtà quando deve nasconderla.
È il silenzio, durante le passeggiate o mentre si guarda il mare, a svelare cosa è autentico, ad avvicinare due anime in una dimensione sincera, senza sovrastrutture.
Ma i demoni che imprigionano la vita sono pronti a riavvolgere il tutto nel caos, perché non c’è soluzione di fronte alla malattia, alla vecchiaia, alla disperazione. Anche l’amicizia non dura per sempre, e non li salverà.
Disponibile in streaming su diverse piattaforme
La vacanza – Regia e sceneggiatura: Enrico Iannaccone; fotografia: Gianluca Palma; montaggio: Alessandra Carchedi; musiche: Enrico Iannaccone, Luigi Scialdone; interpreti: Catherine Spaak, Antonio Folletto, Veruschka von Lehndorff, Carla Signoris, Luca Biagini; produzione: Mad Entertainment, Big Sur, Rai Cinema; origine: Italia 2019; durata: 98’; distribuzione: Adler Entertainment.
L’ unica recensione chiara, profonda e veritiera del film che ho appena visto in TV.
Grazie!