Arrivato alla terza regia cinematografica nell’arco di quattro anni con questo Terrorizers, Wi Ding Ho (qui anche nelle vesti di produttore, sceneggiatore e montatore) ci racconta uno spaccato di vita contemporanea a Taipei, la capitale di Taiwan, attraverso quattro segmenti di vita intrecciati tra loro. Le storie dei giovani protagonisti scorrono attraverso le strade della metropoli orientale, raccontate nella loro quotidianità, gli impegni e le occorrenze del lavoro, le passioni, gli incontri e gli scontri col prossimo, nel tentativo di ognuno di trovare la propria strada e la propria felicità.
Yu Fang vive col padre in un appartamento nel quale condividono una stanza con Ming Liang, figlio del capo del signor Fang, il quale vorrebbe che i due ragazzi si avvicinassero e si conoscessero meglio così da poterli unire con un fidanzamento; Yu Fang una sera incontra Xiao Zhang, lui l’avvicina e cerca di convincerla a concedergli un appuntamento, lei alla fine cede e presto si innamoreranno; nel frattempo, durante un corso di recitazione teatrale, Yu Fang stringe una forte amicizia con Monica, la quale cerca di scrollarsi addosso il suo passato segreto di cam-girl porno per tentare la strada di una seria carriera da attrice; Ming Liang intanto rimane nell’ombra, segue gli spostamenti e la vita di Yu Fang nonostante le continue avance di Kiki, si chiude nei videogames e nella realtà virtuale (soprattutto con un gioco nel quale interpreta un terrorista che uccide i passanti utilizzando una katana), ed è un follower dei video di Monica. Quando per caso conosce la ragazza e capisce che in verità non è una “facile” come appare nei video che trova su internet, e dopo che comprende di aver perso anche Yu Fang, alla quale inizialmente non aveva dato la giusta attenzione e che ora è innamorata di Xiao Zhang, vestito come un ninja e brandendo una spada, irrompe nella stazione di Taipei dove prova a colpire a morte Yu Fang.
Al di là di questa storia racconta con abilità in una struttura a mosaico che svaria su e giù sull’asse temporale, Wi Ding riesce a sfruttare notevolmente la naturale capacità descrittiva delle immagini e tante incursioni sonore per riempire ogni sequenza, ogni scena, ogni inquadratura, di una complessa molteplicità di informazioni che arricchiscono notevolmente l’intera narrazione. Queste stratificazioni, però, sono come pezzi di un puzzle che presi singolarmente hanno una valenza relativa, e quindi lo spettatore viene invitato ed esortato ad immaginare e ricostruire mentalmente un disegno più grande, un contesto molto più ampio rispetto a quanto mostrato e raccontato col progredire della storia.
Ed è proprio così che il titolo, Terrorizers, riesce ad acquisire un significato a più livelli. Al di là dell’effettiva presenza di un attentato (che in verità è un tentato omicidio), Wi Ding porta alla luce come più elementi terrorizzanti siano di fatto onnipresenti nella società taiwanese: a partire dalla famiglia, al cui interno oggi sono ancora presenti le imposizioni di forti valori tradizionalisti che stridono con la volontà dei giovani ad un’emancipazione dal passato, il pregiudizio su alcuni aspetti sociali oggi sempre più persistenti come l’omosessualità o la bisessualità, la potenza dei media di massa che hanno la capacità di destrutturare la realtà scomponendola in frammenti per ricostruire una narrazione volta soltanto a fini scandalistici o sensazionalistici, la volontà di trovare il successo attraverso internet per scrollarsi di dosso la quotidianità, la monotonia, e trovare una via di fuga da una vita misera.
Wi Ding Ho è riuscito, dunque, a intrecciare sapientemente i fili di una narrazione complessa, creando un film interessante che funziona su tanti elementi e su più livelli, dando, così. allo spettatore la bella sensazione di assistere ad un’opera totalizzante e ricca di una stratificazione profonda di significati e di emozioni.
Terrorizers – Regia: Wi Ding Ho; sceneggiatura: Wi Ding Ho, Natasha Kang-Hsin Sung; fotografia: Jean-Louis Vialard; montaggio: Wi Ding Ho, Huey Lee; interpreti: Po-Hung Lin, Moon Lee, J.C. Lin, Annie Chen, Ning Ding, Ai-Ning Yao, Honduras, Celia Chang, Jie-Fei Huang, Chin-Liang Liao; produzione: Changhe Films; origine: Taiwan, 2021; durata: 127’.