Bisogna dire che, a considerarlo a priori, sulla carta, l’ultimo lavoro del regista, sceneggiatore ed esperto di effetti speciali inglese Gareth Edwards, – un autore che da sempre è sempre stato a suo agio nel genere della fantasy/horror – sembrerebbe piuttosto interessante. Nato con in testa sin da bambino il cinema di George Lucas – “Guerre stellari è sicuramente la ragione per cui sono voluto diventare un regista”, ha dichiarato – a lui si doveva ad esempio la direzione nel 2016 del notevole Rogue One: A Star Wars Story. Era quindi con una certa aspettativa che si doveva e poteva attendere questo The Creator con cui Edwards ritornava dietro la macchina presa dopo una lunga preparazione iniziata a partire nel 2019 che poi si è concretizzata nel 2022 quando il film è stato effettivamente girato. Ed esce oggi, con un tempismo perfetto ma involontario, nel pieno del dibattito e del violento scontro che ha portato al lungo sciopero degli sceneggiatori e attori americani, sull’uso o il mal uso prospettico della Intelligenza Artificiale (IA).
Ma veniamo al film: ambientato in un futuro non molto lontano, il 2065-70, ci troviamo nel pieno di una guerra all’ultimo sangue in cui la razza umana (quella occidentale solo americana sia ben chiaro noi europei non c’entriamo niente) si oppone a una forma evoluta di Intelligenza Artificiale che hanno conquistato e colonizzato l’Asia convivendo con la popolazione locale. In parole povere potremmo dire che abbiamo a che fare, mutatis mutandis, con una bizzarra riedizione della guerra nel Vietnam, un trauma storico che l’America non ha mai veramente digerito: soldati yankee contro i viet comunisti. Con in più l’interrogativo: chi sono i buoni e chi i cattivi – anche se si presenta subito o quasi il consueto e sospetto Super-generale (ovviamente anche leggermente scemo ma soprattutto autarchico e privo di qualunque controllo) in combutta con la Colonnello di ferro Jean Howell (Allison Janney), un duetto che non lascia prevedere nulla di buono.

Nel mezzo di questa bufera senza esclusione di colpi, descritto in una manciata di minuti dal film, compresa una evocata distruzione totale di Los Angeles, seguiamo le vicende e i conflitti di coscienza del protagonista Joshua (John David Washington), un ex agente delle forze speciali, che ha perso la sua compagna orientale (Gemma Chan) dopo una missione andata male e in cui è stato gravemente ferito. L’uomo viene convinto, cinque anni dopo, a partecipare ad una ulteriore azione di guerra tanto fondamentale quanto rischiosissima: individuare ed eliminare Creator, l’inafferrabile architetto dell’avanzata dell’armata nemica dei robot dell’IA & alleati dagli occhi a mandorla. Nelle sue mani potrebbe celarsi il destino finale del mondo, perché avrebbe sviluppato una misteriosa arma, con cui si potrebbe mettere fine alla guerra, ma anche all’umanità stessa. Joshua e la sua squadra d’élite riescono a entrare nel fortilizio nemico nel territorio asiatico sotto il controllo dall’IA, ma una volta dentro l’enorme laboratorio sotterraneo l’uomo si troverà a fare una scoperta abbastanza sorprendente: Creator, l’arma letale a doppio taglio ha l’aspetto di una bambina aliena ma che forse gli evoca qualcosa…
Ed allora seguono più di un’ora abbondante di eventi convulsi, di azioni e reazioni di umani e ribelli, con la fuga della strana coppia inseguita da tutti (amici e/o nemici) che ovviamente non narriamo e dove si inanellano una serie fantastica di assurdità, alcune prevedibili altre meno, in cui la musica di Hans Zimmer rintrona, come di pragmatica, le povere orecchie dello spettatore. E poi, last but not least, a minacciare di distruggere ogni cosa, la morte nera di lucasiana memoria.
Realizzato intelligentemente a un (relativo) basso costo rispetto, per esempio, alle superproduzioni Marvel e quindi con un ottimo “production value” per quanto riesce a mettere in scena, The Creator è, a nostro avviso, la classica occasione perduta che ti manda in bestia all’ennesima potenza. Ci sono sì tantissimi film banali e non riusciti ma qui siamo in presenza di qualcosa di diverso. L’idea abbastanza geniale, infatti, di ri-narrare il trauma par excellence della recente storia USA, quella, come accennato, della guerra del Vietnam riproposta in chiave futuribile e di lotta tra americani e viet comunisti in versione IA, è buttata nel fosso e avrebbe meritato un film molto meno sgangherato e a tratti ridicolo. Così dentro un impianto visivo per niente disprezzabile tra Avatar 2, Apocalypse Now e Guerre stellari, Gareth Edwards infila in un fumante calderone di tutto e di più, dall’action movie più tradizionale alle numerose strizzate d’occhio cinefile (oltre all’amatissimo Lucas, un pizzico di Blade Runner e tanti altri titoli), dal romanticismo amoroso all’affetto filiale, dalla guerra imperialista alla resistenza eroica e al rispetto per la diversità, in un mix abbastanza mal assortito per non dire indigesto (soprattutto nell’intera seconda parte).
Personalmente siamo usciti dalla visione di The Creator rafforzati nell’idea che noi umani siamo sì dei cattivoni ma i peggio – almeno in questo caso – sono proprio i due sceneggiatori del film. Ovvio parere molto personale.
In sala dal 28 settembre
The Creator – Regia: Gareth Edwards; sceneggiatura: Gareth Edwards, Chris Weitz; fotografia: Greig Fraser, Oren Soffer; montaggio: Hank Corwin, Scott Morris, Joe Walker; musica: Hans Zimmer; scenografia: James Clyne; effetti speciali: Neil Corbould, Jonathan Bullock; interpreti: John David Washington, Gemma Chan, Ken Watanabe, Sturgill Simpson, Allison Janney, Ralph Ineson, Marc Menchaca, Veronica Ngo, Robbie Tann, Michael Esper, Ian Verdun, Mackenzie Lansing, Leanna Chea, Madeleine Yuna Voyles, Amer Chadha-Patel; produzione: Gareth Edwards, Kiri Hart, Jim Spencer, Arnon Milchan per 20th Century Studios, New Regency Productions, Entertainment One; origine: Usa, 2023; durata: 133 minuti; distribuzione: The Walt Disney Company Italia.