Una inquietante ragazzina condiziona la visita di Claire (Emily Wiseman) al suocero Saul (Allan Corduner), apparendole in modo misterioso dietro una tenda che lascia intravedere solo le sue gambe o, all’improvviso, dietro lei stessa, provocando in lei e nello spettatore un sano spavento. La prima parte di The Offering, diretto da Oliver Park al suo debutto nel lungometraggio, gioca tutta sull’imprevedibilità delle apparizioni di questa giovane ragazzina, che, poi, nella seconda parte del film, si rivela come la manifestazione di un demone potente e feroce a caccia di bambini con i quali blasfemamente nutrirsi.
Insomma, dunque, la storia non è banale, anzi è dura e spaventosa, proprio perché intrattiene o, meglio, impaurisce a secondo delle due parti in cui è divisa: suspense nella prima, shock visivo nella seconda, ovvero, ragazzina maligna e creatura infernale. E tutto all’interno di una casa obitorio che appartiene a Saul, anziano amato e rispettato da una comunità di ebrei ortodossi, che i due sposi Claire e Arthur (Nick Blood), in attesa di un figlio, visitano per riconciliarsi con la famiglia e forse con la propria tradizione religiosa. L’interesse maggiore che suscita la pellicola, oltre i veri e molti colpi di apprensione e paura che provoca, sta proprio nel fatto che la riconciliazione non ci sarà, anzi, il demone, dal nome “Ladra di bambini”, non avrà pietà di nessuno e di nessuna benevola intenzione, nemmeno dell’attesa di Claire, la cui situazione ricorda quella di Mia Farrow nel capolavoro di Roman Polanski Rosemary’s Baby – Nastro rosso a New York (1968).
Il male è stato evocato e non si torna indietro, sembra questa l’idea di partenza e finale degli sceneggiatori e del giovane regista, che dimostra talento nel realizzarla, facendosi ispirare dall’horror più classico e da quello più autoriale come quello già citato, o come quello più unico che raro di Shining (1980) di Stanley Kubrick: voci, sospiri, scricchiolii, tende svolazzanti, porte socchiuse che suggeriscono agguati, specchi che riportano dimensioni diverse da quelle reali, ma anche immagini diaboliche che annunciano escalation che, se in Kubrick lasciavano terrorizzati attraverso la follia omicida e soprannaturale di Jack Nicholson, qui lasciano colpiti attraverso la ferocia di un demone freddo e creativo che inganna le sue vittime nell’anima e nella mente.
Lo spirito della “Ladra di bambini” è stato evocato dall’innocente desiderio di un vecchio della comunità ebraica di riportare in vita la moglie scomparsa: delle conseguenze abbiamo detto, della volontà di controllo sulla vita, presente in ogni uomo e in ogni donna, si può dire che è un topos dell’umanità e delle sue manifestazioni, come l’arte stessa e il cinema. Uno dei personaggi più iconici del cinema mondiale, Anakin Skywalker, protagonista di Star Wars, si danna e diviene Darth Vader perché vuole avere il controllo sulla vita, sulle sue prove, sulle sue difficoltà, sulla morte. Non vuole più soffrire, vuole eludere il mistero della morte e si condanna così a una vita illusoria, in cui ha il potere di vita e di morte solo sugli altri, vittime della sua forza, ma non su di sé e i suoi cari. Darth Vader, come il vecchio ebreo di The Offering, siamo tutti noi. Ma il buon horror di Oliver Park lascia poca speranza, se non quella di rivedere presto un suo film. Perché ci ha divertito, impaurito, e anche insegnato nuovi modi per spaventare alla vecchia maniera.
In sala dal 23 febbraio 2023
The Offering – Regia: Oliver Park; sceneggiatura: Hank Hoffman; fotografia: Lorenzo Senatore; montaggio: Michael J. Duthie, Simon Pearce; effetti speciali: Mihail Ahchiev; musica: Christopher Young; interpreti: Emily Wiseman, Nick Blood, Allan Corduner; produzione: Boaz Davidson; origine: USA 2023; durata: 93’; distribuzione: Vertice 360.